Capitolo 49 - La Fuga

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Kat aveva bisogno di trovare una scusa per andare da Rick, e quella più plausibile era la caccia di provviste.

<Negan?> lo chiamò.

<Sono qua> rispose l'uomo.

<Devo andare a cacciare qualcosa perché le provviste sono scarse... E potrei stare via un po'. È un problema?>

Era l'occasione giusta.

<No, non c'è problema, posso cavarmela da solo Kat> le sue parole suonavano più taglienti di quanto avesse voluto e Kat lo aveva notato. Era strano ultimamente.

<Va bene. Allora mi preparo e poi vado> lo informò.

Kat aveva preso tutto il necessario e poi era andata dalla porta, si era girata e aveva gridato a Negan che stava uscendo, e lui le aveva risposto che si sarebbero visti presto.

Salutami Rick, stronza.

L'aveva pensato, avrebbe voluto sputarglielo in faccia, ma si era morso la lingua.

Negan aspettò una ventina di minuti che Kat fosse abbastanza lontana, poi si preparò per tornare al Santuario. Si era rimesso i suoi vestiti, aveva preso delle provviste ed immancabilmente la sua Lucille.

Si mise in cammino e ben presto sentì dolori sparsi per tutto il corpo, ma dopo essersi ricordato i motivi per cui lo stava facendo, era come se fosse rinato: la rabbia scorreva nelle sue vene come un fiume in piena, le vene gli pulsavano e la mano con cui si sorreggeva alla sua amata Lucille era completamente bianca.

La pagheranno cara, tutti quanti.

Era pieno di risentimento verso tutti: era stato tradito dai suoi "amici", dai suoi uomini e anche da quella che considerava la sua ragazza.
Lo avevano fatto a pezzi sperando che non si potesse riprendere da una cosa simile, ma si sbagliavano: Negan era forte, più di tutti loro messi insieme probabilmente. Non si sarebbe dato per vinto e si sarebbe vendicato.

Una volta arrivato al Santuario, sfinito, aveva sbattuto violentemente Lucille contro il cancello chiuso, facendo risuonare il metallo freddo sotto il suo tocco poco delicato e facendo agitare gli zombie legati alla recinzione.

Un uomo era uscito di corsa sentendo il rumore e quando riconobbe Negan per poco non gli venne un infarto.

Era tornato.

Si fermò a guardarlo da lontano come si guardano gli animali feroci oltre la gabbia.

Poi Negan, spazientito, gli gridò di aprirgli immediatamente e quello si fiondó ad eseguire l'ordine.

Non appena ebbe aperto il cancello si era buttato in ginocchio per terra alzando la polvere, tenendo la testa bassa in silenzio, sperando che Negan non gli facesse niente.

Negan non disse niente e passò oltre, posando Lucille sulla propria spalla. Entrò nel Santuario con l'uomo di seguito e, dopo averlo afferrato per il collo, gli aveva ordinato di radunare immediatamente tutti nel salone centrale, senza dirgli che fosse tornato, e poi sarebbe dovuto tornare a chiamarlo.

L'uomo eseguì gli ordini terrorizzato e non ci mise molto a mettere tutti in allarme. Aveva detto a Simon che gli uomini si erano radunati per protestare, mentre agli uomini aveva detto che Simon doveva fare un discorso.

Quando furono tutti radunati, l'uomo si dileguò a chiamare Negan, lasciando che gli altri si guardassero perplessi nell'attesa che qualcuno parlasse.

Dai corridoi bui e silenziosi emerse un fischio, tetro, inconfondibile. I passi si facevano sempre più pesanti e vicini: i piccoli pezzi di cemento caduti dalle pareti si frantumavano sotto il suo peso. Il filo spinato di Lucille scorreva lento contro il cemento spoglio del muro provocando delle piccole scintille. L'ombra scura e sottile dell'uomo si faceva strada tra le luci timide del Santuario.

Quando la gente cominciò a capire, si misero tutti in ginocchio, terrorizzati ancora prima di essere in presenza dell'uomo. Tutti tranne Simon, lui rimase in piedi pronto a guardare Negan negli occhi.

Quando comparì davanti a tutti con il suo solito sorriso beffardo il tempo sembrò congelarsi: nonostante fosse visivamente dimagrito molto, non faceva meno paura di prima, anzi.

Gli uomini ancora in ginocchio lo guardavano di sfuggita per evitare di incrociare il suo sguardo, tranne Simon, che ben visibile davanti alla folla lo stava aspettando.

<Sorpresa> esclamò Negan come una minaccia guardando Simon.

<Com'é che dicono? Ah sì, chi non muore si rivede, vero Simon?> aggiunse camminando verso l'uomo.

<Negan> si limitò a rispondere l'altro ringhiando.

<Mi sono giunte voci di quello che cazzo stavi combinando qui durante la mia assenza, e non ti sorprenderà sapere che non sono affatto contento di come tu abbia gestito le cose...> Negan cominciò a camminare pericolosamente intorno a Simon, accarezzando Lucille come se volesse scusarsi per quello che stava per accadere.

<Le persone sono delle risorse, non dei burattini del cazzo! Questo posto sta andando a puttane perché tu ti possa divertire un po', ma la cosa finisce qua. Ora.
Comandare significa prendersi le responsabilità che nessuno vuole e fare sacrifici che gli altri non possono nemmeno immaginare, ci vuole fegato per una cosa del genere.
Ma visto che insisti così tanto nel voler avere il comando... allora te lo lascerò> le parole di Negan aveva lasciato tutti increduli.

Simon non sapeva bene cosa dire e si limitò a fissarlo con aria di sfida.

<Forza Simon, è quello che volevi no? Fai almeno finta di essere felice!> gli urlò Negan in faccia deridendolo.

<Daró nuova vita a questo posto> ringhió Simon.

<Ma se non riesci nemmeno a farlo sopravvivere questo posto! Tu non darai nuova vita proprio ad un cazzo Simon, non riuscirai nemmeno a tenerti la tua di vita...figuriamoci quella degli altri!> gli sussurrò nell'orecchio prima di tornargli davanti e passare Lucille ad uno dei suoi uomini.

<E adesso forza, vieni a prendere ciò che desideri tanto> urlò Negan aprendo le braccia.

Negan || Ita || The Walking DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora