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Canzoni per il capitolo:

Little Mix- DNA.

John Newman- Love Me Again.

"A volte guardo mia figlia, mi specchio in lei.

Prego Dio o chi per lui che non sia un anima inquieta come me."

Molti anni prima...

"Dov'è mia figlia? Cosa diavolo è successo?" urlò l'uomo, piombando nella sala silente.

"Tecnicamente non è tua figlia..." sorrise beffardo il suo amico.

"Per favore, evita di fare il coglione. Piuttosto, cosa è successo?"

Il cuore gli batteva forte nel petto; non appena venuto a conoscenza dell'accaduto, era corso in ospedale, lasciando moglie e figlio a casa.

"Ero ubriaco...e non ho visto la macchina..." sussurrò il suo migliore amico, scoppiando a piangere.

"Tu? Cosa?" domandò con rabbia.

Sentiva il sangue scorrere velocemente nelle sue vene, il suo battito cardiaco accelerare e il senso d'impotenza di fronte all'attuale situazione sembrava ucciderlo.

"Lei ha trovato le lettere..."

"Oh porca puttana!" disse l'uomo.

I suoi occhi azzurri, solitamente calmi, erano pieni di terrore, pieni di paura che la verità venisse fuori. E la verità non poteva venire fuori, non in quel momento, almeno. Tutto doveva essere sepolto, sepolto sotto metri e metri di segreti e misteri irrisolti.

"Prima l'aborto, poi le lettere e questo... Non potremo camuffare le nostre cazzate in eterno. I nostri soldi non ci salveranno sempre il culo!"

"Sta calmo, risolveremo tutto." sorrise il suo compagno d'avventure.

Le ferite gli erano state medicate poco prima e per fortuna, se l'era cavata solo con un braccio rotto.

"Per te è facile... Tu non hai problemi con tua moglie né con la donna che hai casualmente messo incinta da ubriaco." rispose con tono acido, fulminando con lo sguardo.

Ultimamente sembrava che niente nella loro vita andasse bene...

"Pensa positivo! Con quest'incidente ti sei tolto un problema..." ridacchiò quel coglione.

Si conoscevano dai tempi del High School, di guai ne avevano combinati molti, ma insieme avevano sempre risolto tutto.

Uno la parte razionale, uno la parte istintiva, uno serio, l'altro no, uno sensibile, uno freddo,diversi ed uguali, simili ed opposti.... due migliori amici che insieme avevano combattuto contro le insidie della vita.

"Che cazzo significa?" domandò non riuscendo a capire.

Erano le quattro del mattino e ancora per lui niente era chiaro.

Un solo messaggio con tre parole: "Ho fatto un casino".

Solo quello sapeva, sapeva soltanto che il suo migliore amico aveva combinato un guaio diverso dal solito.

"Nell'incidente sono morte tre persone. Lei, suo marito e il figlio." spiegò l'amico.

L'uomo non riusciva più a capire. Era confuso e preoccupato.

Avrebbe voluto scappare, fuggire con suo figlio e sua moglie, ma non poteva.

Di mezzo c'erano altre due vite.

"Dove hanno portato la bambina?" chiese senza riflettere.

Aveva bisogno di vederla, aveva l'assoluta necessità di sapere che lei stesse bene.

Nonostante tutto era pur sempre sua figlia, sangue del suo sangue...

"Reparto pediatria. Non è gravemente ferita." non finì di parlare che già il suo amico era lontano, al piano superiore.

Non appena arrivò nella sala d'aspetto, notò subito che l'unica persona presente nella stanza era una bambina.

Se ne stava rannicchiata su una delle scomode sedie blu, i capelli biondi le ricadevano sul volto, gli occhi blu erano rossi dal pianto e le sue labbra strette in una linea sottile, intente a non fare rumore.

"Come mai sei qui tutta sola?" le domandò l'uomo.

"Stanno operando mia sorella. Abbiamo avuto un incidente e non so più dov'è la mia famiglia. Ricordo solo la luce di una macchina e il rumore delle ambulanze." cercò di rispondere fra un gemito e l'altro.

"Come ti chiami?"

L'uomo sapeva che quello non era il momento adatto per fare le domande, ma si trattava pur sempre di una bambina, una bambina rimasta completamente sola.

In parte anche a causa sua.

"Alison."

"E quanti anni hai, Alison?" chiese ancora, cercando di sorridere.

"Sette."

"Può chiedere come sta mia sorella Bethany?" domandò la piccola dopo qualche minuto.

"Ho paura che le sia successo qualcosa..." aggiunse.

"Certo."

Si alzò dalla poltrona e con la testa piena di pensieri, si avviò alla ricerca di un medico che gli sapesse spiegare in che condizioni fosse sua figlia.

"Come sta?" chiese non appena vide l'uomo dal camice bianco.


"Sta bene, ha solo qualche ferita, ma niente di grave!" lo rassicurò.

"E i suoi genitori?"

"Non c'è nulla da fare, mi dispiace..."

Un moto di rabbia scosse l'uomo. Era perso e non sapeva che fare.

Da una parte la sua testa malediceva quella notte lontana, ma dall'altra, il cuore gli urlava di prendere quella bambina e amarla.

Era assorto nei suoi pensieri quando l'ultima persona che desiderasse vedere, comparì.

"Cosa ci fai qui?" scattò subito.

La donna sorrise, ravviandosi una ciocca castana.

"Sono venuta qui per prendere ciò che mi spetta."

Preoccupato, l'uomo rivolse lo sguardo verso quella bambina dai capelli biondi e gli occhi azzurri.

Non meritava assolutamente la fine che le sarebbe toccata, ed egli ne era consapevole.

"Cosa vuoi?"

"Non devo dare spiegazioni a te. Tu non c'entri niente." rispose bruscamente.

"Alison, andiamo... coraggio!" chiamò la ragazza.

"E Bethany?" ribatté timorosa.

"Di chiunque si tratti, non importa. Adesso andiamo." disse scoccando un'occhiata vittoriosa all'uomo.

Dopo pochi minuti tornò dal suo amico e quando si sedette sulla sedia, tirò un sospiro di sollievo.

"Hanno preso sua sorella, ma sono riuscita a salvarla." annunciò.

"Sai, vero, che abbiamo un problema?" domandò il suo migliore amico.

"Lo so. D'ora in poi di Bethany si dovranno perdere le tracce."

"E come vuoi fare? Non la puoi far sparire nel nulla!"

"La adotterò io...." esclamò di getto.

"E' mia figlia, la devo proteggere." aggiunse

"Hai ragione ma attento, mai abbassare la guardia."

"Loro sono ovunque..." concluse così il discorso.

Il suo migliore amico aveva ragione, ma la vera domanda era: Loro chi?


Remember or Forget?-Ricordi Dimenticati. #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora