XLII -Una serata fra amici.

19 7 2
                                    

Trieste, 10 ottobre 1998

Alle otto e dieci il campanello di Edoardo suonò, il ragazzo si era preparato e poi visto che gli amici avevano deciso di venire da lui si era ritrovato pronto con più di mezz'ora di anticipo, e per evitare di cambiarsi altre tre volte si era rifugiato nella mansarda. Era era la sua stanza preferita, totalmente rivestita in legno di rovere dal pavimento al soffitto, con piccoli abbaini e angoletti intimi, arredata con un salottino in pelle, color testa di moro, circondato da librerie. L'angolo preferito di Edo, però, era quello in cui si trovava il pianoforte, che lo aiutava a rilassarsi come nient'altro.

Al suono del citofono fece un balzo sulla panchetta, l'ora era passata senza che se ne rendesse conto. Si affacciò all'abbaino dalla parte anteriore verso il cancello, vide la cinquecento rossa di Pietro. Giulia era scesa ed era arretrata per farsi notare, immaginandolo appollaiato all'ultimo piano. La salutò e le fece cenno di aspettare.

Volò giù nulle scale, scivolando due volte sul parquet che copriva il pavimento della villa. Arrivò con il fiatone e due lividi, aprì il cancello e fece parcheggiare la macchina nel posto auto in giardino.

Dalla macchinina scesero anche Veronica Sara e Francesco.

«Come avete fatto a stare in cinque lì dentro?»Volle sapere Edoardo, aiutando Veronica, incastrata in braccio a Francesco. L'amico scese per ultimo stiracchiando i muscoli.

«Non lo so, quella scatoletta è incredibile ci sta più gente di quello che sembra, ma ho gli arti anchilosati. Faccio due passi fino alla spiaggia. Vè mi accompagni così ci sgranchiamo le gambe?» Fece Francesco, circondando le spalle della sua ragazza e rispondendo a Edo. La biondina acconsentì e i due si di incamminarono verso il retro, dove un sentiero portava ad un cancelletto che dava accesso alla spiaggia.

«La spiaggia è qui dietro?» Chiese Pietro, che era a casa Bernardi per la prima volta e non riusciva a credere ai suoi occhi. Sapeva che il quartiere di Edo, Barcola, non era certamente come il suo, che era un quartiere tranquillo ma non con la vista sulla spiaggia, ma sulla ferriera di Servola. Lui vi era comunque affezionato, dava lavoro a suo padre da tanti anni, ma le case erano un po' diverse.

Questa, in particolare, era una graziosa villa d'epoca costruita nel '900, immersa totalmente nel verde, con un ampio parco confinante sul retro con la spiaggia. Il giardino era circondato da una recinzione in muratura sovrastata da una cancellata in ferro battuto.

La cosa che colpiva di più era, però, la facciata color crema con cornicioni e profili panna. Il tetto scuro, forse di ardesia, era forma di trapezio sulla parte centrale con un grazioso abbaino rotondo. Aveva un corpo centrale sporgente con due grandi porta-finestre arrotondate che davano su un terrazzino. Al lato destro vi era un ampio terrazzo delimitato da delle colonnine, mentre a sinistra si aprivano due grandi finestre quadrate. Al pianoterra, vi erano finestre su tutti e tre le ali della casa, in quella centrale l'ingresso dava su un poggiolo con le scale sui due lati.

«Complimenti, ma ci vivete solo voi? È enorme» disse il ragazzo di Servola ammirato.

«Beh, sì, io e i miei. È grande, infatti, quando sono solo non mi piace dormici, se rimanete tutti c'è spazio in abbondanza.» Disse Edo, invitando l'amico ad entrare.

Pietro seguì le sorelle Radin ed il padrone di casa all'interno e ammirò lo scalone e il salone con il camino che si apriva sulla sinistra del corridoio. Si accomodarono e Giulia si mise a frugare in un cassetto alla ricerca dei menù delle pizzerie come se fosse a casa propria. Aveva appena stabilito di ordinare in una pizzeria della zona quando suonarono nuovamente al citofono. Era Laura, che parcheggiò la sua panda verde vicino alla macchina di Pietro. La ragazza era passata a prendere anche Andrea ed Eric; i tre abitavano poco lontani l'uno dall'altra, verso Cologna, così erano arrivati insieme.

I Ragazzi della città del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora