XXXIX -Ritrovarsi...

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Trieste, 5 ottobre 1998

Giulia vide Edoardo sedersi e piangere, e sentì di aver esagerato. Erano stati duri, ma quando aveva capito quello che il suo amico pensava di Eric, era rimasta di sasso e in più vedere il ragazzo piangere sulla spalla di Andrea, perché quel cretino del suo amico lo aveva insultato nel modo peggiore, le aveva fatto vedere rosso.

Anche lei aveva notato, come tutti, che i due non si parlavano, ma Edoardo non aveva dato reali spiegazioni. Poi la sera prima, a casa del suo ragazzo, aveva scoperto com'erano finite le cose. Eric voleva chiarire le cose tra loro, soprattutto voleva capire perché, dopo essersi salutati con un lungo bacio alla fine del campeggio, Edo non lo aveva più cercato e quando si erano rivisti in classe lo aveva evitato. Gli ci era voluta una settimana di insistenza per ottenere una risposta e quando era arrivata, lo aveva distrutto.

Giulia capiva che, probabilmente, c'era stata un'incomprensione, l'italiano di Eric era buono, ma non perfetto e i ragionamenti contorti di Edoardo complicati per chiunque. Se gli aveva fatto tutti quei discorsi sui diritti e la storia del movimento LGBT, probabilmente l'inglese non aveva capito nulla. In più le idee di Edoardo erano piene di luoghi comuni e sciocchezze, cercava di non vivere seguendoli, ma non riusciva a staccarsene del tutto, forse era impossibile.

Poteva anche essere vero che non aveva dimenticato del tutto il suo ex, ma stava iniziando a credere, che sua cotta per Giacomo fosse una protezione per non innamorarsi di qualcuno di ben più pericoloso. Giulia era quasi sicura, che il suo amico avesse paura. Forse Eric gli piaceva più di quanto volesse ammettere, aveva paura di innamorarsi e di soffrire, sia che Eric ricambiasse il sentimento e poi dovesse ripartire, sia che l'altro volesse solo un'avventura; Edo non era il tipo che faceva qual cosa senza metterci il cuore.

Giulia abbracciò l'amico e sospirò:

«Ti piace vero?» Gli disse sottovoce, Edo annuì tra le lacrime.

In quel momento la Moretti entrò, dicendo a tutti di sedersi e di tirare fuori il libro di letteratura greca.

«Forza a posto, oggi leggeremo l'Apologia di Socrate di Platone, prendete il libro» disse l'insegnante, mentre tutti si sedevano ai loro posti prendendo i testi.

I ragazzi diedero una pacca sulle spalle a Edo e si allontanarono, Andrea e Giulia si sistemarono nel banco davanti a quello dove Edo si era accasciato e che occupava con Francesco, che si sedete di fianco all'amico. Eric, lo guardava dall'altra parte dell'aula sedendosi con Paolo che gli sorrise quando arrivò al posto.

Il ragazzo inglese guardò il compagno di banco, lo aveva visto parlare con Edo poco prima che si accasciasse sul banco, la professoressa continuava a parlare, Eric non riusciva a concentrarsi sulla lezione, vedeva Edoardo con la testa sul banco, si voltò verso Paolo e in basso chiese:

«Che succede? Si sente male?»

«No, è giù per quello che è successo con te, dovete chiarirvi.»

«Tu come sai che è successo qualcosa?» Chiese arrossendo.

«Ci ha raccontato lui, e i suoi amici ed Andrea erano piuttosto arrabbiati per come ti aveva trattato. Sinceramente mi dispiace Eric, è stato uno stronzo, ma credo che non volesse offenderti ma solo proteggersi, Edo non è mai stato cattivo. Lo so che le mie parole non ti serviranno, ma davvero dovreste parlare.» Disse Paolo, appoggiando una mano sul braccio del compagno e sorridendogli incoraggiante. Eric trasse un profondo respiro:

«Non ho mai pensato che fosse cattivo, e forse ha ragione, sono solo una persona superficiale; e poi andrò via, e lui può avere di meglio...» Una lacrima silenziosa si affacciò agli occhi del ragazzo inglese, ma Paolo la vide,

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