Trieste, 20 novembre 1999
Era un bel sabato d'autunno, il freddo gelido non era arrivato, ma il caldo dei giorni estivi era passato. I colori, dal blu della cornice del mare, a quella del Carso fatta del grigio della pietra e del rosso del sommacco, rendevano magica la città.
La sera, un leggero vento spirava tra le vie, le luci dei lampioni a lanterna illuminavano le strade e le piazze, i grandi palazzi di pietra bianca riflettevano l'arancio delle luci. Era stata una giornata limpida e così era la sera, in via del Lazzaretto il piccolo pub, vicino alla farmacia, era aperto e alcuni avventori si trovavano già dentro a parlare e a ridere.
I ragazzi del Petrarca quell'anno avevano cambiato bar, ne avevano trovato uno più centrale, ma non tutti. Il gruppo di Francesco e Giulia, ormai, si era definitivamente staccato da quella chiassosa massa di studenti, che, negli ultimi tre anni, era diventata sempre più numerosa. Il gruppo era diventato troppo frammentato, i nuovi fidanzamenti o la rottura di vecchi, avevano creato fratture e divisioni, quell'anno anche in classe l'armonia era leggermente spezzata dall'arrivo di tre ripetenti e dalla partenza di Eric. Così mentre una parte si erano spostati unendosi a compagnie diverse, loro erano rimasti.
Il gruppo ridotto si era definitivamente unito con quello di Pietro e quello di Sara, o meglio, con i superstiti di questi due gruppi, che avevano avuto un'evoluzione simile. Ora nella saletta interna, dove prima si ritrovavano i più giovani, si davano appuntamento dei nuovi avventori che, con loro non avevano a che fare. Mentre, i ragazzini si sedevano nel tavolo vicino alla balaustra che, da sempre, era il preferito di Sara, in pratica ormai le due sorelle uscivano insieme.
Oltre loro e i rispettivi fidanzati, nel gruppo c'erano Francesco e Veronica, Edoardo, Laura, Alessandro, Cristina, e dei compagni di classe dei ragazzi: Paolo e Giuseppe, le ragazze, invece, avevano seguito i nuovi arrivati. Anche alcuni amici storici si erano allontanati con il tempo, Riccardo e Pietro, erano stati amici per anni e non avevano litigato, ma il primo preferiva ambienti più vari e una vita più leggera, quando aveva capito che Pietro non si trovava in una condizione passeggera si era defilato. Al gruppo, invece, si aggiungevano, sempre più spesso, Luisa e Franco, che dopo la nascita di Valentina non uscivano come prima e stavano perdendo i contatti con i vecchi amici, che non avevano la pazienza di passare del tempo con loro, perché adesso erano concentrati su altre priorità.
Quel sabato si incontrarono al pub come altre volte. Le sorelle Radin con Francesco e Veronica, abitavano più vicini ed erano arrivati per primi, stavano discutendo serenamente della scuola, e del nuovo esame che Sara stava preparando. Veronica era serena, l'autunno le giovava e si sentiva bene, era di buon umore. Giulia continuava a guardare l'orologio attendendo l'arrivo di Andrea, ma furono Pietro e Edoardo ad arrivare, insieme ad Alessandro. I tre si erano incontrati all'ingresso ed erano arrivati insieme. I due ragazzi più grandi ridevano e parlavano tra loro, mentre Edoardo li seguiva, due passi indietro, silenzioso come, ormai, era sempre da quasi quattro lunghi mesi.Forse, stava persino peggiorando.
Dopo la partenza di Eric, si era chiuso in casa per una settimana, senza voler vedere nessuno. Gli amici avevano provato a contattarlo, ma non c'era stato verso. Alla fine, Giulia e Francesco si erano recati a casa sua e Gisella aveva detto che, non usciva dalla camera, sembrava svegliarsi solo al momento di scrivere ad Eric o di ricevere una sua mail, per il resto sembrava un guscio vuoto. Lei e Luigi, tra l'altro, avevano finito le ferie e aveva paura di lasciarlo solo.
I due ragazzi avevano fatto irruzione, era ridotto una larva, lo avevano costretto ad alzarsi, lavarsi, e ad uscire. Lo facevano tutti i giorni, dopo che i genitori ripresero il lavoro, lui passava il tempo con i suoi amici che gli impedirono di isolarsi ancora. Fisicamente funzionò, era dimagrito, ma riuscivano a farlo mangiare. Francesco lo trascinò al mare e a correre, facevano un allenamento di judo di mantenimento con la scusa che Francesco ne aveva bisogno, Edo lo aiutava e si teneva in forma senza quasi esserne consapevole.
Da un punto di vista dell'umore, invece, non poteva essere più giù di così, non lo avevano visto così depresso nemmeno quando da bambini lo avevano conosciuto. Da piccolo era più traumatizzato e intimidito che depresso, ora sembrava semplicemente l'ombra di sé. Persino il suo rendimento scolastico era calato e all'ultimo anno non era una cosa da poco, certo alla maturità c'era ancora tempo, ma doveva riprendersi.
Giulia e Francesco, quando lo videro arrivare con la testa fra le nuvole e gli occhi spenti, si scambiarono uno sguardo preoccupato, davvero non sapevano più cosa inventarsi.Era inevitabile guardandolo così ripensare al primo incontro, Edoardo era così carino e impaurito, sua madre gli aveva parlato di ciò che era accaduto al nuovo bambino, ma vederlo in piedi piccolo e tremante vicino alla maestra, le aveva scatenato un'istinto di protezione immenso. Lei e Francesco si erano guardati e avevano capito entrambi, che avrebbero aiutato quel bimbo e non perchè le loro madri glielo avevano chiesto, ma perchè si erano sentiti inteneriti, Giulia gli aveva voluto bene al primo sguardo ed era ancora così. Erano immensamente preoccupati, allora c'era voluta solo un po' di faccia tosta da parte di Giulia e la protezione fisica di Francesco per portarlo ad aprirsi e a fidarsi di loro, ma adesso era una situazione diversa.
A peggiorare le cose c'era la mail di Eric che Francesco aveva ricevuto il giorno prima, aveva notato che il tono allegro della lettera era stranamente forzato, soprattutto, la parte in cui rispondeva, alle osservazioni dell'amico, sull'umore di Edoardo. Eric non sembrava stupito e si intuiva che il suo non fosse migliore. Questa consapevolezza aveva agitato il ragazzo. Aveva insistito per sapere se si fosse fatto nuovi amici ad Oxford, ma aveva scoperto che non frequentava quasi nessuno, seguiva le lezioni e usciva poco, anche lui era piuttosto giù. Dovevano sicuramente trovare una soluzione, ma non avevano idea di cosa fare.
Nel fra tempo, i ragazzi si erano accomodati, Pietro aveva preso in braccio Sara, Alessandro si era seduto al contrario di una sedia mettendosi a cavallo, mentre Edo si era buttato in un angolo di una panca, dopo un frettoloso saluto, rimettendosi a fissare il vuoto. Giulia stava per dirgli qualcosa quando arrivò una telefonata a Sara, era Laura e tutti capirono subito che era successo qualcosa di brutto.
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I Ragazzi della città del vento
ChickLitIl romanzo è una sorta di family dramma e di teen story, ambientato a Trieste a partire dal 1998. Si ricollega al mio primo romanzo "E l'inverno finirà" (in vendita in tutti gli store on-line). È un romanzo corale, in cui si narrano le vicende delle...