XVII -Tutti al pub!

39 11 6
                                    

Trieste, 21 marzo 1998

I ragazzi erano entrati al pub "La Riva Grumula", era aperto da meno di un anno, si trovava in via Lazzaretto vecchio, vicino alla farmacia, in un bellissimo palazzo con delle colonne e degli archi ad incorniciare le vetrine del primo piano. Forse, un tempo la facciata era stata chiara, ma ora aveva assunto il colore del cuoio, probabilmente a causa dei fumi delle auto. Questo aspetto un pochino cupo, conferiva un certo fascino gotico al palazzo e al piccolo locale, che pur essendo situato non lontano dalla riva, da cui prendeva il nome, e dalle vie del centro, si trovava comunque in un angolo appartato.

Anche l'interno era piccolo, prendeva lo spazio di due vetrine sul retro della farmacia e di un solo piano, ma i soffitti alti avevano permesso di soppalcarne una parte.

Si entrava in una prima saletta, dominata da un massiccio bancone in legno a forma di elle, che partiva, con il lato corto, dalla sinistra della porta e finiva difronte alla stessa prima del sottoscala. Le scale, di legno scuro come il bancone, portavano al soppalco diviso in due ambienti, la terrazza si affacciava sull'ingresso.

Il gruppo di Pietro si trovava già seduto nella parte vicino alla balaustra sul soppalco, mentre alcuni amici della ragazza erano ancora davanti al bar. Laura non era arrivata.

Gli amici di Giulia e compagnia erano, ugualmente di sopra, anche loro visibili dall'entrata, così dopo aver lasciato Sara i quattro amici si diressero dal resto del loro gruppo, che con l'arrivo di Giulia aumentò gli schiamazzi.

Sara sorrise e salutò le sue amiche poi le invitò a seguirla e a raggiungere il tavolo dove le avrebbe presentate al suo ragazzo. Quando le chiesero quale fosse, arrossì, soprattutto dopo aver sentito i commenti di apprezzamento delle compagne.

Sara raggiunse Pietro e i suoi amici, vennero fatte le presentazioni tra quanti ancora non si conoscevano e poi prese posto vicino al suo ragazzo.

Non era mai stata così felice, era la loro prima uscita ufficiale come coppia. Anche Pietro era felice, aveva passato tutta la giornata a chiedersi se avesse fatto la scelta giusta, legandosi in quel modo. Il suo amico Riccardo aveva espresso la propria disapprovazione, mentre gli aveva ridato fiducia una telefonata in Sardegna fatta al cugino Giovanni, che nonostante la distanza era il suo reale confidente. Ora mentre la vedeva salire le scale, con un meraviglioso sorriso solo per lui, era più che convinto, non ascoltava più Riccardo che gli diceva che non si sarebbe più divertito portando avanti un rapporto serio, era sicurissimo del fatto che l'amico fosse in errore.

Il gruppetto di amiche si sedette con loro, lui prese Sara in braccio, era così minuta che non ebbe difficoltà, dopo averla salutata con un bacio, lei sorrise e gli indicò l'altro lato del locale, scuotendo il capo con bonaria disapprovazione. Gli occhi di Pietro, si soffermarono su quel punto, dove un gruppo di una quindicina di ragazzini del liceo, piuttosto rumorosi, cercava di ordinare da bere. Notò in mezzo al gruppo la sorella di Sara, aveva avuto modo di parlarci brevemente, così la riconobbe come una di quelle che facevano più confusione, per la gioia degli amici e un po' meno per quella dei camerieri e della sorella. A Pietro sembrava impossibile che fossero sorelle, i lineamenti del volto a ben guardarle erano simili, anche se Sara era più graziosa, anche Giulia, nel complesso, era una delle ragazze più belle che avesse mai visto, infatti, il suo amico seguì il suo sguardo e sgranò gli occhi quando vide chi guardava.

Riccardo era sicuro che Pietro non fosse cambiato, nonostante lui professasse il contrario. Sara era effettivamente una bella bambolina, e capiva che il suo compagno di studi volesse divertirsi un po'. A suo parere, infatti, la storia che fosse diversa e lui si stesse innamorando, non reggeva, ne era riprova il fatto che, in quel momento, il suo sguardo fosse puntato su una ragazza molto attraente, alta circa un metro e settantacinque, slanciata, ma con le curve nei punti giusti, con una massa di onde color caramello fuso, che andava ad incorniciare un viso illuminato da occhi di un intrigante forma felina, azzurri con un cerchio scuro attorno all'iride. Riccardo rimase imbambolato a fissarla, si vedeva che era una ragazzina, ma la sua bellezza e la sua vitalità non passavano inosservate.

Probabilmente il suo amico aveva cambiato obbiettivo e non si sentiva di dargli torto. Dopo essersi perso a guardare la ragazza che teneva banco nella sala di fronte, si voltò verso Pietro pronto a fargli qualche battuta, ma il suo amico non guardava più verso il tavolo dei ragazzini, era concentrato su Sara che gli stava raccontando qualcosa in merito a dei bambini.

Riccardo ascoltò per un secondo e non trovando il discorso interessante cercò di riportare l'amico sulla ragazza, che aveva notato proprio grazie a lui. Sapeva che la mora non avrebbe gradito, ma voleva irritarla, non capiva nemmeno lui il motivo, ma preferiva il suo amico libero da impegni e pronto a divertirsi, questa versione, era noiosa.

«Ehi, non fare il santarellino! Sara, sai che fissava quella bambola dai capelli mossi al tavolo di fronte?»

«Quale? La bionda?» Chiese Sara, senza scomporsi guardandolo con occhi stranamente familiari, e per nulla intimiditi, gli era proprio antipatica.

«Bionda?» Riccardo non aveva notato nessuna bionda in particolare, aveva visto un paio di morette, ed un paio con i capelli chiari ma nulla di notevole, riguardò per capire e si rese conto che probabilmente si riferiva ad una ragazza graziosa con capelli simili all'altra, lunghi e ondulati, ma molto più chiari e il viso zeppo di lentiggini, era carina anche se lui odiava le efelidi, e poi era uno scricciolo, tra l'altro, era seduta in braccio al ragazzo più grosso del gruppo, assolutamente fuori portata anche se fosse stata il suo tipo.

«No, non la bionda, anche se è carina. Quella castana con gli occhi blu, credo che il tuo ragazzo l'abbia puntata, fossi in te mi preoccuperei!» Disse soddisfatto. Sara rispose ridendo, cosa che lo infastidì parecchio, e anche Pietro sorrise e disse:

«però, che occhio! L'ho guardata sul serio! Per circa tre secondi quando Sara me l'ha indicata. Ma come hai fatto a beccarmi?»

«Come sarebbe che te l'ha indicata lei, certo che di scuse patetiche ne ho sentite, dimmi Sara te la bevi?»

«Sì, perché gli ho detto, Piè, guarda quella cretina di Giulia il casino che fa, dovremmo rinchiuderla! E lui ha riso e si è voltato a guardarla, e poi basta.» Rispose Sara alzando un sopracciglio, e mettendo in evidenza i suoi di occhi felini, erano così particolari...

«Aspetta, la conosci?» Chiese il ragazzo, non sapeva se essere speranzoso o deluso.

«A quel tavolo li conosco tutti, da destra a sinistra...» Iniziò Sara contando sulle dita:

«Filippo, Cristina, Francesco, Veronica, Marisa, Claudia, Giovanni, Giulia, Edoardo, Andrea...»

«Ho capito, non mi interessano i nomi di tutti gli avventori!»

«Hai chiesto tu.»

«No, io ti ho chiesto solo della ragazza con gli occhi blu, Giulia?»

«Giulia, sì, e la conosco anche troppo...» Non fece in tempo a continuare che un urlo disumano dall'altro tavolo l'interruppe.

«Sara! È entrata Laura!» Urlò la delicata fanciulla in questione dall'altra parte del locale. Sara si voltò e vide l'amica che li cercava tra la folla,

«Non ci trova» disse, senza urlare, a Giulia che si era avvicinata.

«La chiamo io, certo che come sorella maggiore sei inutile... Lauraaa» Urlò ancora, sporgendosi dalla balaustra, il resto dei moschettieri l'aveva seguita con Veronica, novella D'Artagnan al seguito. Laura li vide, salutò con la mano e si apprestò a raggiungerli.

Pietro rideva, e Sara nascose il viso nel suo collo per la vergogna.

Riccardo, mentre la bella ragazza mora che aveva conosciuto con Sara qualche giorno prima e su cui, a dirla tutta, aveva fantasticato, saliva le scale, disse alla bella urlatrice:

«Siete sorelle?»

«Sì, a parte che lei è un puffo, dicono che siamo uguali...» Disse Giulia e poi sorrise allungò la mano,

«...Piacere Giulia Radin» si presentò.

«Riccardo Rizzi... Non avrei detto che siete sorelle...» Il ragazzo, era in imbarazzo, ma avrebbe continuato a parlare con la nuova conoscenza, ma la moretta, Laura, era arrivata al tavolo e l'attenzione di Giulia si spostò veloce come era arrivata.

«Laura! Siediti qui e racconta!» Le porse una sedia, mentre gli altri le si mettevano intorno.

I Ragazzi della città del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora