XLVII -Sii felice anche per loro...

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Milano, 19 novembre 1998

Angela e Veronica avevano raggiunto Milano la sera precedente, una compagna di scuola della donna le aveva ospitate per la notte, così la mattina del giovedì si alzarono di buon'ora e si recarono alla clinica presso cui la ragazza si doveva sottoporre all'esame del Liquor.

Veronica era agitata, il dottor Frangipane, il suo neurologo, con la sua tipica delicatezza le aveva spiegato in cosa consisteva l'esame.

Si trattava di una puntura che avrebbe prelevato un pochino di liquido cerebrospinale dalla zona lombare della colonna vertebrale. Il medico le aveva detto che non era doloroso e che avrebbe potuto farlo ambulatorialmente.

L'esame era utile per escludere in via definitiva l'ipotesi di sclerosi multipla propriamente detta. Secondo il dottore, Veronica era affetta da una forma neuro-degenerativa periferica, che quindi avrebbe interessato solo i nervi lunghi, e non cervello e midollo spinale.

La ragazza ammirava il fatto che il neurologo fosse schietto e non le nascondesse nulla, non la trattava come un'idiota, le diceva esattamente come stavano le cose, ma non era certo uno che ti dava illusioni se credeva non ce ne fossero, anzi a volte era brutalmente onesto.

Aveva detto che voleva escludere la sclerosi multipla, malattia di cui Veronica non aveva mai sentito parlare. Angela, purtroppo, la conosceva fin troppo bene, perciò si era sentita sollevata alla notizia. Con il suo solito modo depressivo, il dottore, aveva detto che ipotizzava una patologia ancora più rara, sempre neuro-degenerativa, ma che colpiva solo il sistema nervoso periferico. Aveva spiegato che, i due disturbi, pur diversi nella sostanza, erano molo simili negli effetti e nel decorso, quindi di fatto non cambiava molto e le speranze della donna erano nuovamente precipitate, anche se si era tenuta le sue paure per sé.

Angela conosceva la sclerosi perché una sua compagna di scuola, una delle ragazze più carine e intelligenti della loro classe, Maddalena, si era ammalata durante l'università. Nel giro di pochi anni era diventata completamente inabile. Non aveva fatto cure perché non capivano cosa l'avesse colpita.

Per ora Veronica era una sedicenne normale, se si escludevano ovviamente, qualche dolore, la rigidità dei movimenti, il fatto che fosse spesso stanca anche senza grandi motivi e il leggero tremore alle mani. Faceva le cose tipiche di una ragazza della sua età dallo studio, all'uscire con gli amici, la televisione e la musica a tutto volume. La cosa che più amava e che le veniva bene era disegnare, se scrivere le dava fastidio con la matita era bravissima.

Era disponibile e voleva sempre aiutare in casa, quasi a sdebitarsi dell'accoglienza, anche se Angela non avrebbe voluto. Poi però, si era accorta, che i suoi rifiuti di aiuto venivano interpretati come un modo gentile per farle notare che non poteva riuscirci. Angela desidera che si sentisse sempre apprezzata, così si lasciava aiutare nelle cose che alla ragazzina piacevano di più. Stirare e cucire erano le sue attività domestiche preferite; da quando viveva con loro rifilare gli orli era diventato un compito che Veronica amava svolgere personalmente, anche se per infilare l'ago aveva strategie tutte sue.

Angela temeva che il peggioramento fosse dietro l'angolo e non voleva che oltre alle scarpe carine, Veronica, dovesse rinunciare ad altro, com'era successo alla sua amica.

La malattia di Maddalena era progredita così tanto da impedirle, non solo di camminare, ma anche di muovere le mani, inoltre, faticava a parlare e a respirare.

Ripensare alle condizioni di Maddalena la deprimeva e le faceva tremare il cuore di paura, in dieci anni era diventata irriconoscibile.

L'unica cosa che aveva la faceva sperare, era il fatto che, nell'ultimo anno da quando stava facendo una cura a base di cortisone, la malattia si era fermata. Angela sapeva che era così grave perché non avevano capito prima di cosa si trattava, per questo era alla ricerca di una diagnosi veloce, voleva che la sua piccola iniziasse le terapie appropriate al più presto.

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