LXX -Non sono più una bambina!

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Trieste, 27 agosto 2000

«Buon giorno!»

Anna sbadigliò e si lasciò cadere sulla sedia della cucina, mentre sua madre le sorrise, smettendo per un attimo di riordinare i piatti sul lavello per salutare l figlia e chiederle cosa volesse per colazione. Dopo un altro sbadiglio la ragazzina rispose, chiedendo la solita colazione che consumava da anni, in realtà, non sapeva nemmeno perché sua madre continuasse a chiederlo, ad un certo punto stava quasi per domandaglielo, ma Maria Adriana la precedette e, mentre le posava davanti il vasetto di marmellata alle fragole, le chiese:

«Come mai sveglia alle otto di domenica mattina? Ieri sei uscita, anche se non era tardissimo, in genere devo buttarti giù dal letto con la frusta.»

«Lo so, l'unica mattiniera è Sara, non dirmelo.» Rispose la ragazzina, evitando in questo modo la domanda materna. Anna era una maestra nello sviare i discorsi, ma sua madre la conosceva come le sue tasche e non avrebbe abboccato al diversivo, così insistette ignorando il commento.

«Allora cosa ti ha svegliata?»

Anna sorrise, spalmò un po' di burro e poi un abbondante strato di marmellata sulla fetta biscottata, controllò che il suo tè fosse sufficientemente nero, il tutto evitando lo sguardo materno. La donna si era poggiata al lavello e osservava i gesti abituali della figlia, aspettando che parlasse, ormai era solo questione di pazienza. Anna era sempre stata la più tranquilla e la più riservata tra le sue ragazze e, fino a quel momento, anche quella che aveva creato meno problemi. Maria Adriana amava tutte e quattro le sue bambine allo stesso modo, ma aveva sempre la sensazione di dedicare meno affetto alla sua terza figlia, le sorelle erano più impegnative, così Anna, alla fine, rimaneva sempre un pochino in disparte. Maria Adriana e Antonio avevano cercato di rimediare passando del tempo con lei, proponendole delle attività che non coinvolgessero le altre, ma quasi sempre, era stata la stessa Anna a pregare perché andassero tutti, continuando a restare nel suo angolo. Nonostante i genitori si sentissero in difetto, la ragazza considerava ottimo il rapporto con la madre, non si sentiva trascurata o meno amata, era il suo carattere quello di non mettersi troppo in mostra, ma sapeva di poter contare sulla famiglia, semplicemente, non aveva bisogno di molto. A differenza delle sorelle, non aveva amiche intime e non ne sentiva la mancanza, i suoi familiari e il microcosmo che li circondava, le avevano sempre dato tutto ciò che serviva. Questo non voleva dire che non avesse amici o non fosse socievole, anzi, era inserita benissimo trai suoi coetanei, ma li considerava solo persone con cui passare il tempo e non arrivavano al suo cuore.

La ragazza, dopo aver tolto il filtro del tè, lanciò uno sguardo alla madre, che ancora la guardava e si decise a rispondere. Nessuna delle sorelle avrebbe interrotto il momento, quindi tanto valeva parlare, sorrise e sospirò, non sapeva come chiederlo e decise per l'approccio indiretto:

«Ok, in realtà volevo chiederti una cosa, da sole. Forse questo è un buon momento, Sara è ancora in Sardegna, Giulia dorme da Edo ed Emma non si sveglierà per un po', quindi...»

«Vuoi girarci intorno per molto? Lo so dove sono le tue sorelle. Cosa ti preoccupa? È per la scuola?»

«No, sono contenuta di andare al liceo, e vi ringrazio di avermi lasciato fare il linguistico.»

Anna sorrise e morsicò la sua fetta biscottata, poi con calma assaggiò l'infuso caldo, e ascoltò la madre, l'aveva distratta per un po', poteva pensare come arrivare al dunque. Maria Adriana, intanto, stava dicendo:

«Sei portata per le lingue, mi sembra giusto e, comunque, vedo da Veronica, che è un buon corso, per quest'anno mi fa piacere il fatto che possiate andare insieme. Lei è alla fine, ma mi rende felice sapere che avrai qualcuno vicino. Mi pare che Veronica ti piaccia, no?»

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