XCVII- Marali

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Trieste, 6 giugno 2001

Hanri rispose dopo pochi squilli, riconobbe il numero del legale di Anna e rispose con un filo di apprensione, aveva sentito l'uomo solo la prima volta, da allora parlava con Anna quasi ogni sera, mentre gli avvocati avevano comunicato fra loro per mettere a posto le questioni legali, adesso questa chiamata lo allarmava sottilmente.
Mancava meno di un mese al parto e la paura che fosse capitato qualcosa alla madre o al figlio lo assalì, seguito da quella che la ragazza avesse deciso di escluderlo, Anna era sempre sembrata risoluta nella decisione che avevano preso, ma sapeva che non piaceva a  tutti i suoi familiari e aveva subito diverse pressioni. Finora non sembrava che avessero avuto influenza, ma non dimenticava che era ancora poco più di una bambina lei stessa.
Non poteva credere che sarebbe potuto finire in una situazione simile, la cosa più strana era che gli sarebbe potuta piacere sul serio, ma si sentiva abbastanza sporco senza fare ulteriori progressi con lei, così fingeva che non fosse accaduto e che il piccolo fosse un dono inaspettato.

La sua famiglia, quando lo aveva saputo non gli aveva rivolto la parola per un mese, la madre aveva ricominciato a parlargli solo per sapere del bambino, nonostante tutto l'idea di un nipote la rendeva felice, ma non era affatto contenta che il suo ragazzo avesse insidiato una ragazzina, l'idea le faceva venire il voltastomaco. Inoltre non riusciva ad avere una grande opinione della ragazza e della sua famiglia, che le avevano dato l'opportunità di uscire da sola. Poi aveva capito che le cose non erano così semplici, adesso si era abituata all'idea di un nipotino e passata la paura che quello sciocco di suo figlio finisse nei guai, era felice per lui. Il suo ragazzo sembrava elettrizzato all'idea di diventare padre e non lo spaventava neppure la prospettiva di crescerlo quasi da solo, stava cercando di trasferirsi in una squadra in Italia per essere più vicino alla madre, in modo che fosse più coinvolta, ma da settembre il bambino si sarebbe trasferito con lui.

Quando ricevette la chiamata era arrivato da poco a casa della madre e la donna vide la sua espressione ansiosa e si preoccupò anche lei quando sentì che era l'avvocato. Ma presto si accorse di essersi sbagliata e vide il ragazzo agitarsi e parlare in italiano, l'interlocutore era una ragazza, ma non riusciva a capire cosa dicesse. Presto la telefonata finì e lo vide sedersi con il viso fra le mani. Si avvicinò e vide piccole lacrime al bordo degli occhi. Preoccupata chiese cosa fosse successo e lui disse:

<< Sarò padre, Anna è in ospedale, sta nascendo ora, non potrò essere lì...Io...>>

<< Perché non puoi andare? Il campionato è finito.>>

<<Domani devo girare lo spot della Renault, volevo andare sabato, ma sarà già grande!>>

<<Non sarà grande, ma hai ragione, devi andare ora, chiama il tuo agente, Amina prenota il primo volo per tuo fratello e una camera, Jasmine aiutalo a preparare la valigia, su veloci!>>

Henri sorrise alla madre e alle sorelle che erano già corse a seguire gli ordini materni per aiutarlo, prese il telefono e con nuova determinazione chiamò il suo agente, poi si fece accompagnare all'aeroporto da suo fratello Jusef e quando stava per uscire vide sua madre con la sua valigia che si accomodava in auto, la guardò interrogativamente e la donna rispose:

<< Credi che mi perderò la nascita del mio primo nipote? Vengo con te, Amina ha prenotato per entrambi, andiamo o faremo tardi.>>

Il giovane calciatore non poté fare a meno di sorridere, la madre era una donna fantastica ed era felice di averla con lui, le diede un bacio e si affrettò a prendere posto. Tre ore dopo scendevano alla stazione di Trieste e presero un taxi direttamente per l'ospedale. Quando arrivarono al reparto maternità videro una numerosa folla assiepata, formata da adulti e ragazzi, non c'erano bambini che, come scoprirono in seguito, erano stati portati via da Angela e Veronica. La sala d'aspetto era piena e entrambi capirono che stavano aspettando Anna.

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