LXXXIII- Strane reazioni...

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Trieste, 1° gennaio 2001

I ragazzi avevano passato la notte di San Silvestro a casa di Edoardo per festeggiare l'anno nuovo, come avevano previsto era stata una festa bellissima, le incomprensioni per una sera erano state accantonate e i canti e il divertimento erano stati gli unici protagonisti. A differenza dell'anno precedente non avevano potuto dormire tutti lì, perché i genitori del padrone di casa, dopo aver cenato dai Radin, erano tornati a dormire. Così si erano fermati solo Veronica e Francesco, perché la ragazza aveva bisogno di riposo e la stanza al piano terra era sempre a loro disposizione e, ovviamente, Eric e Edo, che avevano dormito nella loro camera.

Le ragazze Radin e Laura erano rientrare, Pietro aveva accompagnato la fidanzata e le cognate, mentre Andrea aveva riportato l'amica, visto che abitavano nella stessa zona. Questa divisione non aveva permesso a Giulia di chiarire con Andrea, ma aveva l'intenzione di non rimandare a lungo.

Si erano coricate solo alle quattro di mattina e tutte e tre si erano mosse in silenzio per non svegliare Emma, che dormiva solo da un paio d'ore. La mattina seguente Maria Adriana si alzò veramente tardi per i suoi standard, era andata a dormire alle quattro dopo aver sentito le ragazze rientrare. Le aveva ascoltate trafficare in bagno, cercando di non svegliare l'intero palazzo e quando, finalmente, aveva sentito silenzio, si era alzata ed era andata in sala da pranzo. Sapeva che in teoria sarebbero dovute tornare tutte, ma non era sicura, non che se una di loro fosse rimasta a casa dei Bernardi sarebbe stato un problema, ma preferiva che l'avvertissero prima. Così, in silenzio, guardò le poltrone del salotto e sorrise. Su quella che si rivolgeva all'ingresso, in modo che le notasse senza nemmeno entrare, erano allineate tre borse, quella piccola di Sara, quella di stoffa colorata di Giulia e uno zainetto di pelle nero di Anna. Le sue figlie la conoscevano e sapevano che, se si fosse svegliata e non avesse trovato il segno del loro rientro, si sarebbe preoccupata, ma per non disturbarle, non sarebbe entrata in stanza durante la notte. Questo piccolo gesto la tranquillizzava.
Prese da bere e tornò a letto, si accoccolò vicino ad Antonio, che la abbracciò e mezzo addormentato sorrise. Sapeva cosa avesse fatto, ma evitò di farle notare quanto fosse apprensiva, in fondo lo era anche lui ed ora entrambi dormirono molto più sereni, le loro quattro bambine erano al sicuro nei loro letti.

La mattina seguente alle otto, decisamente tardi per le sue abitudini, la donna era in cucina a preparare il pranzo. Il marito la raggiunse alle nove, le diede un bacio e uscì per una passeggiata mattutina e un caffè con Flavio. Dopo aver salutato il marito, iniziò a guardare l'orologio, era tardi, certo erano andate a letto da poco, ma così non avrebbero concluso nulla, meglio dormire un ora nel pomeriggio, che sprecare la mattina.
Alle dieci, non ne poteva più di aspettare, si affacciò nella camera con i due letti a castello sfalsati e guardò le sue ragazze chiuse in piccoli bozzoli, da cui usciva giusto qualche ciocca chiara o scura, a seconda dell'occupante. Dopo averle osservate con un sorriso, le chiamò una per una, avvicinandosi dolcemente. Iniziarono muggini, brontolii e tentativi di nascondersi sotto le coperte. Maria Adriana, però, era una persona decisa e ormai aveva iniziato, non avrebbe smesso finché non le avesse viste tutte e quattro allineate al tavolo d cucina. Le ragazze lo sapevano, così, con un:

«Giù, vai prima tu, in bagno, io non ho urgenza!»

Biascicato da Sara, che cercò di seppellire la testa sotto il cuscino e la risposta di Giulia:

«Tocca Emma, è andata a letto prima...»

Risposta che le costò una cuscinata dal letto inferiore da parte della più piccola, che era abbastanza sveglia e tanto per chiudere il cerchio disse:

«Io sono piccola, ho bisogno di dormire, va Anna!»

La mora sbadigliò e protestò, Sara in genere finiva sempre con l'alzarsi per prima, dopo quel sipario che si consumava ogni volta che dormivano tutte insieme, con la madre che cercava di convincerle, aprendo le persiane e facendo tutto il rumore possibile. Anche quel giorno la maggiore fece dondolare le gambe per alzarsi, quando dal letto inferiore, Anna si sollevò di scatto e corse via dicendo qualcosa di incomprensibile, che fu interpretato, come:

I Ragazzi della città del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora