XI - Vuoi cenare con me?

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Trieste, 20 febbraio 1998

Dopo il primo imbarazzo Sara facce strada, mostrando gli uffici la sala riunioni e gli studi degli architetti e dei geometri che lavoravano con il padre.

I due ragazzi iniziarono a parlare dell'università e dei reciproci studi, Sara chiese a che anno fosse:

«al terzo.»
Le rispose con un sorriso da mozzare il fiato, lei lo guardò un po' intimidita, si sentiva a disagio come mai prima d'allora, non capiva cosa le stesse succedendo.

Non si era mai sentita così nervosa e per la rima volta avrebbe voluto essere alta come Giulia, e magari bella come lei!

Dopo un attimo di silenzio ricominciò coi convenevoli:

«quanto tempo durerà lo stage?»

«Un mese ora, e se va bene, tornerò il prossimo anno per collaborare alla tesi».

Dopo un primo momento di tensione reciproca, si ritrovarono a parlare e ridere, entrando in confidenza e trovando ben presto una sintonia che li mise a loro agio.

Sara si sentiva attratta da lui come non le era capitato, nemmeno con il suo ex ragazzo durante tutto il periodo della loro relazione, neppure quando era ancora convinta di esserne innamorata.

Oltre dalla sua bellezza, rimase colpita dal suo spirito di osservazione, dall'intelligenza delle sue domande, ma soprattutto dal suo senso dell'umorismo, non fecero altro che ridere per l'ora e mezza successiva.

Pietro raccontò che si stava laureando a Venezia, ma faceva lo stage a Trieste, perché era triestino e preferiva tornare a casa quando ne aveva occasione.

Anche Pietro si era sentito attratto da lei fin da subito, lo aveva colpito il suo sguardo pieno di calore, e curiosità. Ma nonostante l'attrazione che provava fosse più forte di qualsiasi cosa avesse mai sentito per chiunque, pensava che si sarebbe annoiato presto.

Gli accadeva sempre, era sicuro che dopo aver assaggiato le labbra morbide e magari scoperto le sue curve nascoste dai jeans e da un pullover a collo alto, che le copriva la gola, un crimine a suo parere, se la sarebbe tolta dalla testa piuttosto in fretta.

Non era preoccupato, sapeva come agire, avrebbe passato uno stage divertente, e poi sarebbe passato oltre.

Pietro non aveva nulla contro l'amore o l'idea di innamorarsi, semplicemente non gli era mai accaduto, aveva conosciuto tante ragazze, e tra i quindici e i ventitré anni ne aveva frequentate parecchie. Non aveva un tipo preferito, ma tutte almeno all'inizio gli erano piaciute, alcune lo avevano colpito per la loro bellezza, qualche altra per la simpatia, non era mai stato un fan dell'intelligenza ma all'università molte avevano anche questa dote.

Quelle con cui sono era stato più a lungo?

Le più divertenti, quelle con cui poteva ridere e scherzare, ma nonostante tutto, non aveva mai avuto una storia "seria". Per quanto stesse bene con una ragazza, nessuna gli aveva fatto venir voglia di conoscerla meglio, e quasi tutte lo irritavano in fretta.

Non aveva motivo di pensare che questa volta sarebbe stato diverso, anche se lo intrigava in modo nuovo.

Un'altra cosa che lo stupì fu proprio l'intelligenza di Sara, non che amasse parlare con le stupide, ma in genere preferiva ragazze dirette, divertenti un pochino scanzonate e forse anche un po'sciocche, lo facevano sorridere, e Pietro amava ridere.

Si rendeva conto che la donna giusta sarebbe stata una con cui ridere e non una di cui ridere, era una differenza semanticamente semplice, ma diversissima nella sostanza, ma fino a quel momento non si era mai soffermato a notarla.

Quando Sara rideva alle sue battute, e ne faceva di affini, quando i suoi occhi luccicavano di intelligenza, per la prima volta si sentì intrigato da questo aspetto, voleva sapere cosa stesse pensando, voleva piacerle. Così alla fine del giro, si ritrovò ad invitarla a cena senza neanche averci riflettuto sopra:

«sono sicuro che il tuo ragazzo l'avrà già fatto, oggi è venerdì sera, ma mi piacerebbe conoscerti meglio, mi piaci».
Le fece l'occhiolino, Sara non capiva se fosse serio o meno, era sicura che non sarebbe stato facile capirlo.

Pietro continuò senza lasciarle dire nulla:

«se non hai impegni, vieni a cena con me, se li hai, facciamo domani, farsi amica la figlia del capo è un'ottima idea!» Altro occhiolino.

Sara Rise e rispose di non avere impegni.

«Il tuo ragazzo non mi uccide se ti porto fuori a cena, anche se è solo una cosa fra amici, per ora...» Altro sguardo malizioso,

«... Io non sarai felice se tu fossi la mia ragazza, sei troppo carina per lasciarti uscire con il primo tipaccio che capita!»

Le si bloccò il cuore in gola, aveva detto che era carina!

Fece due respiri profondi e si calmò prima di rispondere con finta noncuranza, si sentiva un'idiota, ovviamente stava scherzando.

«Sei gentile, ma se sei un tipaccio forse farei meglio a dirti di no. In ogni caso non ho nessun ragazzo a cui rendere conto.»

Probabilmente non si era accorta di aver fatto una smorfia, ma a lui non era sfuggito. In realtà, era molto più interessato e attento alle razioni della ragazza, di quanto non volesse ammettere, perfino con sé stesso, era evidente che l'accenno ad un fidanzato, l'avesse turbata.

Le sorrise comprensivo, voleva saperne di più, ma perse l'attimo quando lei gli ritorse la domanda informandosi sulla sua di eventuale fidanzata. Pietro ammise senza problemi di non averne mai avute.

«Almeno non per più di una settimana di fila.»
Le rispose tornado ad ammiccare.

«E tra una storia impegnativa e l'altra quanto tempo lasci scorrere? Sono curiosa!»
Volle sapere Sara, ridacchiando,anche se, in realtà, era più spaventata che incuriosita da questa nuova scoperta.

«Beh, dipende... La mia pausa più lunga è stata, vediamo... Sì appendicite, terza liceo scientifico.Tra una cosa e l'altra sono stato a casa un mese intero!»
Esclamò con fare inorridito.

«Poverino chissà che tragedia!»
Rise la ragazza, facendogli il verso.

«Certo che lo è stata! Sei una ragazza, non puoi capire gli straordinari della mia mano destra, avevo diciassette anni!»
Le fece l'occhiolino, ma mantenne un tono solenne e fintamente indignato.

«Mi immagino! Quindi cambi spesso.» Disse Sara, fingendo che non le importasse.

«Un paio al mese di media.»
Rispose, indifferente, Pietro. In realtà, per la prima volta, si sentiva a disagio. Guardava il sorriso finto della ragazza e si trovò a desiderare di vederla sorridere sul serio. Voleva passare del tempo con lei, così tornò sull'argomento cena, sperando che accettasse, nonostante il suo curriculum sentimentale in quel momento non lo mettesse in buona luce e vergognandosene un po'.

Sara sapeva che non avrebbe dovuto permettersi di pensare a qualcosa tra loro, era da masochista sperare di ottenere l'attenzione di quel ragazzo per più di qualche giorno, doveva rinunciare.

«Mi passi a prendere per le otto, abito nella Riva Grumula, vicino alla vecchia Stazione Rogers, hai presente?»
Si ritrovò a rispondere, con il sorriso che timidamente si riaffacciava sul viso.

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