LXV -Mi ami ancora?

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Trieste, 25 dicembre 1999

I due innamorati si chiusero la porta della stanza in fondo al corridoio alle spalle. Eric si guardò intorno, aveva dormito lì tante volte, ma adesso quella sarebbe stata la sua camera, per il prossimo mese, forse per i prossimi nove. Si sentiva felice come non gli capitava da tanto, anche se il periodo lontano da Edoardo era stato difficile e lo aveva turbato moltissimo, ma ora erano insieme e lui voleva rimanerci!

Senza nemmeno pensare, appena il biondo poggiò la borsa e i regali su una sedia Eric, gli si lanciò addosso, mettendogli le braccia al collo e legandogli le gambe intorno al busto. Edoardo lo prese al volo sostenendolo sotto le natiche e stringendolo a sé. Era ancora più leggero di come lo ricordava, stringerlo era strano: familiare, eppure diverso. Il profumo e il sapore delle labbra, che si erano avventate sulle sue, avevano una sensazione di meravigliosa familiarità. Mentre, il peso leggero, le ossa molto più sporgenti e il fisico fragile, glielo facevano sentire diverso. Avvertiva un forte senso di protezione e si sentiva in colpa, lui aveva sofferto la mancanza di Eric e si era lasciato andare un po' troppo, ma i suoi amici e la sua famiglia non avevano permesso che la cosa lo travolgesse del tutto. Eric, invece, aveva affrontato da solo la mancanza del suo ragazzo,  la lontananza dai suoi amici e persino dai suoi genitori, essendo al primo anno di università, si era lasciato tutto alle spalle e non era riuscito a crearsi un nuovo ambiente e ad inserirsi con i nuovi compagni. Il risultato era quel corpicino magro e affamato d'affetto.

Edoardo si ritrovò a prendere il controllo delle sue emozioni e della situazione come se non si fossero mai lasciati. Le insicurezze di Edoardo sparivano di colpo quando si trovava davanti Eric, era una cosa che non capiva nemmeno lui, conoscendoli caratterialmente nessuno avrebbe detto che tra i due fosse Edoardo il più forte. Il biondo appariva timido, silenzioso e poco socievole, mentre Eric era l'esatto opposto. Eppure, nelle dinamiche del loro rapporto, appena l'italiano si era sentito accettato e apprezzato, aveva tirato fuori la vera natura del suo carattere, con quel nocciolo d'acciaio che gli aveva permesso di superare la violenza e il bullismo. Certo, gli avevano lasciato strascichi pesanti, ma infondo gli avevano anche forgiato lo spirito, così come  avevano contribuito lo sport e l'affetto dei suoi amici.

Eric invece aveva un carattere solare e più autostima, ma la sua vita era molto più solitaria,  l'ostilità silente della sua famiglia e dei suoi amici, con cui non riusciva ad avere un rapporto completamente aperto, gli lasciavano una paura di fondo, che Edoardo non aveva, quella di essere abbandonato, di perdere gli affetti e, in particolare il più importante per lui, Edoardo.

Il biondo lo strinse e lo adagiò sul letto continuando a baciarlo, ma rallentando il ritmo frenetico dell'inglese. Strinse con delicatezza il labbro fra i denti e lo tirò piano, poi riprese il bacio, accarezzando il corpo magro del castano e infilando le mani sotto il maglioncino di lana grigia che indossava. Il bacio divenne calmo, profondo, Edo, fece scivolare la lingua su quella dell'amante, assaporandolo per riappropriarsi delle sensazioni che gli erano mancate. Eric lo assecondò, gli sfilò la felpa toccandolo e incoraggiandolo con mugugni e sospiri. Edoardo si sollevò un attimo per aiutarlo a sfilarsi la felpa, ma il movimento lo portò a staccarsi e osservò meglio Eric, che sotto di lui lo guardava con gli occhi verdi illuminati. Edo sorrise, ma poi notò il petto e le braccia nude del compagno e la sua magrezza lo colpì ancora di più, sul fianco si intravedevano i profili delle costole.

«Piccolo, da quanto non mangi, non sembri tu...»

Edo gli diede un bacio, ma gli occhi di Eric si riempirono di lacrime, si raggomitolò di lato, dandogli le spalle. Edo si sentì un verme, non voleva certo criticarlo, per lui era comunque stupendo, ma era obbiettivamente preoccupato, sapeva quanto quella situazione avesse provato lui, ma il suo ragazzo era molto peggio. Lo abbracciò, accarezzando delicatamente le ossa della colonna vertebrale, che si avvertivano sotto la pelle chiara. Si avvolse attorno al corpo di Eric e si mise a cullarlo e a consolarlo, gli sussurrò parole d'incoraggiamento, d'apprezzamento e d'amore. Pian piano il castano smise, si voltò, stringendosi al corpo dell'italiano. Sospirò, mentre l'altro gli accarezzava i capelli continuando a scusarsi.

I Ragazzi della città del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora