Trieste, 20 maggio 2000
«Laura sbrigati, faremo tardi.»
Disse Cristina mentre si dirigevano in facoltà, avevano l'esame di storia moderna e come sempre Laura era in ritardo.
«Sono qui, se aspetti un attimo ti raggiungo. Corri troppo!»
Cristina le sorrise e iniziò a rallentare per aspettare l'amica, che si mise al suo fianco e camminarono allo stesso passo.
«Cos'hai? Ti vedo nervosa, in genere a questo punto sei ancora tranquilla, ti innervosisci sempre solo pochi minuti prima di entrare, non come me che sono nervosa dal giorno prima!»
«Hai ragione sono piuttosto nervosa, e l'esame non c'entra niente.»
«Devo tirarti fuori tutto con le pinze? Che succede?»
«Indovina? Ok lascia perdere te lo dico! Si tratta di Olga, come sempre.»
«Cosa ha fatto questa volta?»«Non è venuta a prendere i bambini e come sempre la stavano aspettando, anche se non vogliono andarci.»
«Non riesco ancora a capacitarmi fatto che abbiano potuto restituirli a una donna del genere.»
«Nemmeno io, Cristì, riesco a credere che il giudice possa aver fatto un errore simile, ma a quanto pare, la valutazione dell'assistenza sociale vale più di tutte le altre testimonianze messe insieme!»
«La cosa che più mi stupisce, però, è che, nonostante gli abbiano ridato la patria potestà, i bambini siano, comunque, sempre da voi. Non riesco a capire questo fatto.»
«Non c'è molto da capire in realtà. I bambini sono sempre da noi perché lei non li vuole e, detta fra noi, nemmeno loro vogliono lei.»
«Sì, però, se è così, perché glieli hanno restituiti?»
«Cristì te l'ho detto tante volte, l'hanno fatto perché l'assistente sociale crede che i miei vogliono rubare i figli alla legittima madre, che per quella donna, chiamiamola assistente sociale se ci tieni... è solo una povera vittima. È riuscita a giocare la carta della principessina indifesa. La dottoressa Sale è materna, ma un po' sciocca, crede a tutto quello che lei dice!»
«Questo l'ho capito, però, non riesco a spiegarmi perché Olga voglia la custodia dei bambini, se poi non li tiene mai.»
«È piuttosto semplice in realtà, in questo modo ha ottenuto la casa, la pensione e tutti i sussidi e gli aiuti che spettano a una mamma in difficoltà. Allo stesso tempo li lascia da noi e non ce li ha fra i piedi. È la soluzione perfetta, ha i benefici materiali ma senza il fastidio di dover allevare i figli.»
«Deve essere una situazione davvero difficile! Non riesco a immaginare cosa stiate passando! Però va avanti già da qualche mese ormai, non capisco perché oggi sei più nervosa del solito?»
«Tu sai che in teoria devono rimanere a dormire da noi due volte la settimana e il resto del tempo dovrebbero passarlo con la madre, invece, succede il contrario. Oggi doveva prenderli, nell'ultimo mese non lo aveva più fatto, anche se continuava a dire che veniva e ad innervosirli, poi, fortunatamente, se ne restava a casa sua. Stamattina, invece, ha telefonato di portarli noi da lei. Ignazio e Rubina, non ci volevano andare, hanno pianto molto tutti e due, ma Rubina ha avuto una vera e propria crisi isterica. Ho avuto paura che potesse sentirsi male! Cristì, è così straziante quando succede e noi non possiamo fare niente, rimaniamo lì a guardarli urlare, piangere e chiedere aiuto senza poter intervenire. Alla fine, papà sì e stufato, le ha telefonato e le ha detto che non avrebbe più fatto la parte del carnefice. Se voleva venirli a prendere lo facesse di persona, lui non li costringerà più. In fin dei conti adesso la patria genitoriale ce l'ha lei, la faccia lei la cattiva, perché tocca sempre a noi?»
STAI LEGGENDO
I Ragazzi della città del vento
Romanzi rosa / ChickLitIl romanzo è una sorta di family dramma e di teen story, ambientato a Trieste a partire dal 1998. Si ricollega al mio primo romanzo "E l'inverno finirà" (in vendita in tutti gli store on-line). È un romanzo corale, in cui si narrano le vicende delle...