LXXXVI - Primi confronti e decisioni.

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Trieste, 7 gennaio 2001

Anna era nervosa come mai era stata in vita sua. Si era conclusa la settimana più stressante della sua vita e quella domenica sarebbe stato l'atto finale. Il giorno dopo sarebbe dovuta rientrare a scuola, ma la sua testa era lontana anni luce dai compiti per le vacanze che non aveva finito.

Si accarezzò la pancia ancora quasi piatta, anche se un piccolo rigonfiamento stava iniziando a notarsi. Forse era solo una sua idea, ma da quando sapeva, che aveva una vita dentro di sé, le sembrava che il ventre le crescesse ogni giorno. Non aveva ancora deciso nulla, ma sentiva di voler bene al fagiolino dentro di lei. Quando le madre le aveva detto che ancora non era più grande di quella verdura, aveva iniziato a chiamarlo così nella sua testa. Da sempre parlava poco, non era mai stata molto chiacchierona, ma adesso passava la maggior parte del tempo in silenzio, a fissare lo scorcio di mare che si vedeva dalla finestra vicino al letto della sorella.
Teneva un libro in mano, facendo finta di studiare, ma appena le altre uscivano dalla stanza, lo dimenticava sulle gambe e riprendeva a fissare fuori e con una mano, sempre più spesso, si toccava il ventre.
Avrebbe compiuto quindici anni fra pochi giorni, ma era davvero giovane, era in prima liceo, che madre avrebbe potuto essere, se ancora voleva essere solo una figlia?
Una lacrima le scivolò sul viso, perché tanta gente che voleva disperatamente dei figli e avrebbe potuto dargli tutto, non poteva averne e invece, una come lei, che aveva fatto sesso una sola volta e non aveva, né un  compagno, né l'età per avercelo, sarebbe stata madre. Sarebbe stata un pessimo genitore, proprio come Olga, la madre naturale dei gemellini che vivevano da Laura.
Certo, almeno non era una tossica, le ultime cose che l'amica le aveva raccontato l'avevano fatta indignare, si era chiesta perché certa gente mettesse al mondo figli se non era in grado di badare a loro. Quando aveva fatto queste riflessioni, non sapeva di essere già incinta, che ironia la vita...
Poggiò la testa al muro e chiuse gli occhi, forse avrebbe dovuto prendere in considerazione l'aborto, tutto questo era davvero troppo per lei.
Si accorse di avere nuovamente la mano sulla pancia, a proteggere il suo piccolo fagiolino, era come se il suo corpo le dicesse, che non era la soluzione giusta. Sorrise e disse in un sussurro:

«Non preoccuparti, Fagiolino, nessuno ti farà del male, anche se non so come farti del bene. Sei sfortunato amore mio, io non sono una brava mamma, ma ti voglio bene e mi prenderò cura di te, almeno per un po', poi vedremo, magari staresti meglio con un'altra mamma? La vorresti?»

Una lacrima le scese sulla mano, si accorse che stava piangendo solo quando vide le gocce che ticchettavano.

«Lo sapevo che non avresti abortito.»

Anna si voltò di scatto verso la porta, asciugando velocemente gli occhi, Edo era appoggiato allo stipite e le sorrideva piano.

«Non ti avevo sentito...»

«Sì, mi sono accorto. Fagiolino, eh! Mi pace!»

Il ragazzo si sedette sul letto, dopo averle lasciato un bacio sulla testa.

«Hai sentito tutto?»

«Sì... Ma non sono d'accordo. Sarai una madre fantastica, anche se sei giovane. Non credo abbia bisogno di un'altra madre, qui avrai tutto l'aiuto logistico che ti serve, ti aiuteranno i tuoi e anche noi ci siamo.»

«Io non so nulla di bambini, sono quasi una bambina anch'io. Volevo essere adulta e credere di essere abbastanza grande da stare con un ragazzo, ma non lo sono. Cosa gli posso dare?»

«Amore! Il resto glielo possono dare tutti, ma quello lo puoi fare solo tu a parte, forse, suo padre. Sempre se capisce il tesoro che gli stai dando, ma nessun' altro.»

«Una famiglia adottiva gli darebbe l'amore, ma anche la stabilità, avrebbe una famiglia normale. Guarda Ignazio e Rubina, i genitori se li sono tenuti, il signor Mori li amava, ma il resto era un disastro e sicuramente stanno meglio con Paola e Mario che con Olga! Lo sai che l'ultima volta che li ha presi ha guidato ubriaca ed è andata a sbattere? Poteva ammazzarli!»

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