Trieste, 25 dicembre 1999
Come ogni Natale, Edoardo si svegliò alle sette del mattino, non sapeva il perché di questa sua abitudine, da piccolo forse era la curiosità di vedere i regali, ma ora non ne aveva idea. Quella mattina apri gli occhi e vide sua madre, Gisella, che sorrideva. Era stata lei a svegliarlo, la cosa era strana, perché quel giorno la donna avrebbe dovuto essere di turno in ospedale, invece, inaspettatamente, era lì davanti a lui. Edo la guardo, emise un piccolo sbadiglio, si strofinò gli occhi con i pugni come faceva da bambino. La madre sorrise a quella vista, era sempre tenero suo figlio.
Il ragazzo, dopo un primo momento di smarrimento, si rese conto che era il giorno di Natale, ma soprattutto che sua madre era lì con lui, sorrise e per un attimo si senti felice.Poi, come sempre negli ultimi cinque mesi, ricordò che era solo. Ormai quegli affetti, che per tutta la vita erano stati indispensabili per lui e che spesso gli erano mancati anche durante le feste, per primi i suoi genitori, che non sempre erano stati presenti quando li avrebbe voluti vicini, adesso non erano più abbastanza. Fino all'anno prima, avrebbe fatto qualsiasi cosa per svegliarsi la mattina di Natale e vedere il sorriso di sua madre come prima cosa, oggi, l'unico sorriso che voleva vedere, era quello che sapeva non avrebbe visto, quello di Eric.
Non riusciva a smettere di pensare al suo ragazzo e di chiedersi cosa stesse facendo, se lui stesse passando un Natale felice. Sapeva che era con i suoi genitori e, in realtà, dalle sue e-mail aveva capito che era triste come lo era lui.
Guardare però il sorriso di Gisella, gli dava comunque, un senso di pace. Sua madre riusciva a trasmettergli una serenità d'animo che poche altre cose riuscivano a dargli, così le chiese semplicemente:
«Come mai sei a casa, che succede?»
Gisella sorrise gli chiese di alzarsi, di sbrigarsi a scendere perché doveva aprire i regali, ma Edoardo non riusciva a capire cosa stesse succedendo, i genitori non dovevano essere in casa quel giorno, ne era sicuro, non aveva sbagliato. Il ragazzo soffriva l'assenza dei genitori e così sapeva sempre quando avrebbe passato le feste da solo, invece, la madre era lì, come se fosse la cosa più naturale del mondo, in realtà per molti lo era, ma non per lui. Nonostante la stranezza ne fu, felice, non era esattamente quello che voleva, ma era meglio che passare la giornata da solo, anche se aveva in programma di andare da Giulia e poi da Francesco, per scambiare i regali con i suoi amici, lo faceva ogni anno, non ne aveva una gran voglia ma se avesse trascorso la giornata da solo i suoi amici lo avrebbero perseguitato a vita. Nemmeno il fatto di essersi fidanzati gli impediva di tenere un occhio su di lui. la cosa in realtà gli faceva piacere, aveva degli amici fantastici, ma d'altro canto vederli felici coi loro compagni mentre il suo era lontano, lo intristiva ancora di più. Comunque, decise di accantonare ogni pensiero e cercare di godersi l'inaspettata presenza dei genitori. Sorrise alla madre e disse:
«Certo mi alzo subito. Ma tu non dovevi essere al lavoro? E papà dov'è?»
«Tuo padre ti aspetta giù vicino all'albero di Natale per aprire i regali tutti insieme, abbiamo cambiato il turno, volevamo farti una sorpresa non sei contento?»
Edoardo sorrise e sarebbe stato veramente contento se non avessi avuto il dubbio che, i suoi genitori, fossero rimasti a casa, soltanto, perché lo vedevano un po' troppo depresso. Ultimamente, sapeva di aver dato motivo di preoccuparsi, ma non riusciva a essere felice; però questa sorpresa lo colse positivamente e risollevò il suo umore. Sorrise a sua madre e si alzò, le disse di le disse che lo avrebbe raggiunto immediatamente, il tempo di fare una doccia e sarebbe sceso. La donna andò via lasciando solo dopo avergli dato un bacio e avergli assicurato che lo avrebbe aspettato di sotto insieme al padre.
Edoardo si alzò e andò in bagno, si preparò in cinque minuti e scese le scale di legno verso il piano terra e il salone, dove faceva bella mostra di sé il grande abete che, insieme ai suoi genitori, aveva addobbato qualche giorno prima. Quando aprì la porta non vide immediatamente suo padre, guadò in giro ma c'era solo la madre seduta sul tappeto davanti all'albero, la guardò senza capire dove fosse finito il genitore mancante. Gisella gli fece segno di raggiungerlo e lui lo fece, si sedette di fronte a lei e davanti a un mucchio di pacchetti e pacchettini, alcuni dei quali aveva messo lui stesso la sera prima, per i suoi genitori e i suoi amici.
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I Ragazzi della città del vento
ChickLitIl romanzo è una sorta di family dramma e di teen story, ambientato a Trieste a partire dal 1998. Si ricollega al mio primo romanzo "E l'inverno finirà" (in vendita in tutti gli store on-line). È un romanzo corale, in cui si narrano le vicende delle...