XCII- Attimi rubati.

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Oxford, 13 aprile 2001

«Honey...»
Gemette Eric, stravolto dall'intensità del momento, mentre Edoardo lo baciava sul collo, premendolo contro la scrivania della loro stanza.
Era l'ultimo giorno prima delle vacanze di Pasqua, il nuovo inquilino era partito mezz'ora prima, ed erano finalmente soli.

Da quando i rapporti con Andrea si erano guastati e il compagno si era trasferito, gli avevano assegnato un nuovo inquilino.
Mark era un ragazzo senza pregiudizi e di buona compagnia, ma pettegolo come pochi.
La necessità di non far sapere ai genitori di Eric del loro rapporto era ancora forte, così si comportavano da migliori amici e limitavano le effusioni ai momenti di assoluta solitudine. Quindi, trovarsi uno tra le braccia dell'altro, anche per pochi baci, era davvero difficile e ne avevano sempre più bisogno.

Edoardo non aveva nascosto la sua omosessualità ai potenziali coinquilini, non volevano un omofobo fra i piedi, invece avevano taciuto su quella di Eric. Mark non aveva problemi a dividere la stanza con lui, era convinto che entrambi fossero singol ed era stato divertente vederlo provare a trovare l'anima gemella ad entrambi. Cercare di fargli capire che non erano interessati, senza offenderlo e insospettirlo era, a volte, un'impresa.
Quando era andato via, Edoardo si era sentito libero per la prima volta in tre mesi.
Finalmente poteva baciare il suo ragazzo senza la paura che Mark raccontasse di loro a tutta Oxford.

Eric era rientrato dalle lezioni prima di lui, lo aveva trovato seduto alla scrivania a studiare. Era davvero sexy con gli occhiali, che usava per leggere, gli davano un aria da intellettuale. Si era infilato una matita dietro l'orecchio e con la mano sinistra si strattonava il ciuffo di capelli che gli cadeva sugli occhi. Era una visione.
Edo rimase quasi un minuto a contemplarlo in silenzio, appoggiato allo stipite della porta, senza che Eric lo notasse.
Dopo un tempo infinito, in cui era rimasto ad osservare indisturbato ogni dettaglio, il castano si era voltato.
Eric aveva sentito un rumore e aveva visto il suo fidanzato che lo guardava con un sorrisino pieno di sottintesi, avvertendo un brivido di piacere e di felicità.
Non poteva credere che, quel maestoso felino, languidamente appoggiato al muro, stesse davvero mangiando con gli occhi proprio lui.
Sapeva di non essere brutto, lo aveva sempre saputo, anche con un pizzico di vanità, da quando era solo un bambino. Ma Edo era splendido, lo aveva pensato dalla prima volta che lo aveva visto al campeggio a Miramare.

Quel giorno lo ricordava bene, c'erano davvero tanti ragazzi pieni di fascino e muscoli, aveva avuto un attimo di soggezione e anche di ansia, all'idea che notassero i suoi sguardi e non gradissero.

Edo fra tutti spiccava come un una rosa bianca in un cespuglio di magnifiche rose scure.
Non aveva solo un viso perfetto e un fisico che, seppur coperto, prometteva altrettanta perfezione, aveva anche gli occhi chiari e luminosi e i capelli, quasi bianchi, schiariti ulteriormente dal sole estivo, gli donavano un aspetto magico. Ma sopratutto, aveva il sorriso più incredibile che avesse mai visto, anche se all'epoca era raro e, in genere, coinvolgeva anche gli occhi solo quando era rivolto a pochi membri del gruppo.
Adesso sorrideva molto più spesso e, soprattutto, lo faceva a lui.

In quel momento aveva il suo sorriso preferito, quello che prometteva un ora davvero intensa, e ad essere onesti, Eric non desiderava altro. Gli era mancato, anche se vivevano insieme. Osservarlo senza farsi notare era l'unica cosa che poteva fare per la maggior parte del tempo, ed era diventato frustrante. Tante volte si erano trovati a rimpiangere Andrea, ma il rapporto con il suo ex fratello di scambio non era migliorato.
Anzi, ogni volta che avevano provato a ricucire, per il bene della loro amicizia, ma anche per Andrea stesso e Giulia, che stavano soffrendo, le cose erano peggiorate. Finiva sempre con una litigata e si dicevano cose pesanti che, probabilmente, nessuno pensava, ma ormai erano diventate impossibili da cancellare.

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