LXVII -Ladra!

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Trieste, 20 maggio 2000

Quando arrivarono davanti al dipartimento di storia, Laura e Cristina, si trovarono davanti, forse non un centinaio, ma sicuramente almeno una cinquantina di persone. Aspettarono circa un quarto d'ora, poi da una porta laterale uscì una donna minuta con dei grandi occhiali che le coprivano mezzo volto,  aveva un sorriso gentile e dei fogli in mano e disse:

«Buongiorno a tutti. Sono la professoressa Vieri. Oggi, visto che siete tanti, aiuterò il professor Porcu per l'esame. Procederemo così: metà di voi inizieranno con me e concluderanno con lui, l'altra metà farò il contrario. Il voto finale sarà dato dalla media di quelli che avete ricevuto nelle due parti, lo stabilirà alla fine della mattinata il professore. Ognuno di voi, però, saprà già subito se è promosso oppure no.»

Continuò spiegando alcuni aspetti tecnici sulla registrazione dei voti, cose che le ragazze sapevano già, poi iniziò a chiamare dalla metà della lista.
La professoressa Vieri aveva iniziato a interrogare il primo candidato, quando dalla porta di fronte uscì un assistente del professore che iniziò a chiamare dalla prima parte del foglio. Cristina e Laura si accomodarono, loro erano abbastanza in fondo, probabilmente, avrebbero iniziato con la professoressa di Vieri. Così si disposero ad aspettare, l'interrogazione durava circa venti minuti. Cristina e Laura si sedettero in fondo all'aula per ascoltare le domande, notarono che interrogava tutto il corso di base, mentre il professor Porcu, nell'altra stanza, stava chiedendo la parte monografica. In pratica il 90% dell'esame si sosteneva con la professoressa Vieri e soltanto due, dei sei libri presenti, erano oggetto dell'interesse del professore. Il corso monografico era composto da una bellissima biografia su Filippo II di Spagna e un libro sui rapporti della Spagna con le colonie in Italia nel '500, che era stato scritto dal professore stesso. L'argomento era interessante e a Laura erano piaciuti entrambi i testi, soprattutto quello su Filippo II, che era diventato uno dei suoi personaggi storici preferiti.

Mentre Laura ripensava agli argomenti dell'esame, cercando di non rimuginare troppo sull'episodio increscioso della mattina, le compagne continuavano ad ascoltare le domande e a chiedersi a vicenda chi sapesse rispondere a questo a quell'altro quesito. Questo atteggiamento non faceva altro che aumentare il nervosismo della ragazza mora, che alla fine si sedette fuori. Dovete aspettare quasi due ore prima che toccasse a lei, finalmente l'assistente della professoressa Vieri si affacciò alla porta e disse:

«Zorzin, Zorzin Laura, c'è?»

Laura si alzò e fece segno di essere lei. La ragazza le indicò la sedia di fronte alla professoressa,  si sedette scambiando uno sguardo con Cristina, che le sorrise per darle fiducia.
L'insegnante le chiese libretto, a cui diede uno sguardo veloce, notando che si trattava di una studentessa di filosofia al secondo anno e che aveva già dato, con buoni risultati, tutti gli esami del primo. Teoricamente queste considerazioni non avrebbero dovuto influenzare l'esame, ma sicuramente predisposero la docente ad un atteggiamento rilassato. Sorrise alla ragazza e iniziò l'esame, come prima cosa le chiese di rispondere alla domanda che la collega precedente non aveva saputo:
«Signorina, mi parli Lei, della Repubblica coronata di Polonia.»

Laura respirò a fondo, l'agitazione, in genere, si faceva sentire fortissima nel momento in cui si sedeva di fronte all'insegnante e fino a quando non sentiva la prima domanda, a questo punto tirò un sospiro di sollievo e si calmò di colpo. Aveva studiato l'argomento e nonostante si trattasse soltanto di un piccolo paragrafo, lo ricordava perfettamente, così rispose correttamente.

La docente sorrideva soddisfatta e annuiva mentre Laura parlava, quando finì, scrisse qualcosa su un foglietto e pose la seconda domanda:

«Molto bene signorina, mi vuole parlare della defenestrazione di Praga? Voglio sapere la data e in che contesto si sviluppa questo episodio, ovviamente in cosa consiste e quale conseguenza ebbe. Insomma, me ne parli.»

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