XXVIII - Ma Giacomo, è indifferente?

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Trieste, 09 giugno 1998

A Francesco, non era sfuggito nulla della reazione di Giacomo al passaggio di Edoardo e Vittorio. Era rimasto con le ragazze che aveva appena conosciuto, ad analizzare la reazione. Tutte avevano concordato, che non era stato per niente felice, Francesco si sentiva soddisfatto.

Lasciò il gruppo e si diresse verso casa, quando passò vicino alla coppia, Giacomo lo chiamò. Francesco prese un respiro profondo e si impose di non schiacciarlo come il verme che era.

«Cazzo vuoi?» Rispose guardandolo storto.

«Sempre, fine tu? Eh...»

«No, sono un cazzo di scaricatore di porto, ma non sono una merda egoista, infetti ognuno ha i suoi difetti giusto?»

«Ti credi migliore di me?» Gli disse Giacomo sollevando un sopracciglio.

«Non ci vuole molto... Ma comunque, ripeto: Cosa. Cazzo. Vuoi! Meglio così?»

«Simpatico... Quel tizzo che era con Edo, non l'ho mai visto, niente male, la puttanella ha rimorchiato?»

Francesco mandò al diavolo tutti i buoni propositi, Giacomo come un animale ferito aveva sentito l'istinto di attaccare, e se non era riuscito a ferire direttamente Edoardo, sperava di farlo indirettamente, tuttavia attaccare Francesco era una pessima idea, soprattutto denigrando il suo migliore amico.

Con il cervello completamente disconnesso a causa della rabbia, caricò il braccio e fece partire un pugno che si abbatté sul setto nasale dell'altro.

«Dimenticatelo, cazzo! Non lo nominare mai più. Perché se vengo a sapere da qualcuno, che hai anche solo fatto il suo nome per dire che lo conosci, ti faccio saltare tutti i denti, mi hai capito?»

«Ehi, lascialo, gli hai rotto il naso, tu sei pazzo!» Disse il ragazzino che era con lui, accorrendo a soccorrerlo.

Giacomo, invece, non disse nulla, rimase fermo a guardare il rivale che si volse verso il ragazzo che aveva parlato.

«Tu sei Roberto, fai il linguistico giusto?»

«Sì.» Disse il ragazzino, mentre aiutava Giacomo con il sangue.

«Sei il suo ragazzo?»

«Sì!» Rispose, il più piccolo orgoglioso.

«Beh, se vuoi un consiglio non andarci a letto, fa tutto il gentile prima... » Francesco pose l'accento su questa parola e continuò:

« ...poi ti butta come uno straccio... E magari trova anche qualche buona parola!»

«Non dargli retta...» Disse allora Giacomo, per la prima volta veramente preoccupato.

Si era appena accorto che Roberto gli piaceva.

Era iniziata come sempre, un po' per caso, un po' per la ricerca di una nuova sfida, come un ragazzo carino con poca esperienza.

Ma più passava il tempo e più gli piaceva.

Si era accorto, che non gli importava nulla, di chi stesse con Edoardo o viceversa. Adesso era consapevole, che l'unica cosa che lo aveva davvero infastidito, era che sembrava che non gli importasse più di lui. Giacomo odiava sentirsi escluso, Edoardo per molto tempo lo aveva fatto sentire importante.

Il solo sapere che per quel ragazzino era degno di ammirazione, gli dava la forza di affrontare la vita di ogni giorno. Da quando era morta sua madre e suo padre si era risposato, nessuno lo ammirava più, nessuno lo riteneva se non prefetto, almeno giusto.

Era Allora che aveva notato gli occhi adoranti di quel ragazzino del primo anno, lui non era interessato, ma aveva nutrito il suo ego e la sua solitudine per due anni. Poi Edoardo era cresciuto, diventando uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto, si era detto: perché no?

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