VI -Dieci, maledetti minuti di ritardo...

67 25 12
                                    

Trieste, 24 maggio 1989 - Trieste, 15 febbraio 1998

Quelli della sezione A, l'avevano pestato in quattro, sua madre quel giorno, come spesso accadeva a causa dei turni in ospedale, era in leggero ritardo e lui, come d'accordo in questi casi, l'aspettava, tranquillo, in una panchina davanti scuola.

Edo non aveva amici, lui era minuto e sembrava più piccolo anche di età, il fatto che fosse nato a dicembre non aiutava, a quell'età quasi un anno di differenza è un sacco di tempo. A scuola lo prendevano in giro e lo bullizavano verbalmente dalla prima. Fisicamente non sapeva difendersi, vestiva bene, perché i suoi se lo potevano permettere e l'avevano sempre trattato come un principino, in più era timido e bravo a scuola, insomma un bersaglio perfetto. Quando l'avevano visto da solo, l'avevano circondato e deriso, poi dagli insulti erano passati alle minacce e alle percosse.

Lo lasciarono e scapparono quando videro arrivare un'auto, era Gisella, la mamma di Edo, lo riconobbe da lontano solo perché sapeva che l'avrebbe aspetta vicino alla panca e dopo aver notato lo zaino a terra.

Quando si avvicinò era un ammasso sanguinante, privo di sensi. La donna aveva urlato stringendosi il corpo ferito del suo bambino, quel piccolo, così dolce, che non si lamentava mai, che ogni giorno la salutava con un bacio. Quel piccolo, che era la sua vita e per il suo benessere lavorava più ore di quante potesse pensare.

L'unica cosa che Gisella riusciva a vedere era il suo bellissimo bambino immobile, aveva visto gli altri allontanarsi e lasciarlo a terra, il suo angioletto, che non aveva avuto nessuna possibilità di difendersi.

Non seppe mai, Gisella, come riuscì a chiamare il marito e l'ambulanza. Non ricordava come giunsero in ospedale, ma ricordava le ore d'angoscia, il suo Edoardo che non si svegliava. Ricordava le braccia del marito che la stringevano, e il senso di colpa per essere arrivata in ritardo. Un paziente l'aveva fermata prima di uscire, e non era riuscita a sganciarsi in tempo, era tranquilla, conosceva il suo bambino, sapeva che non si sarebbe mosso dal luogo d'incontro, altre volte era arrivata anche con mezz'ora di ritardo, quel giorno erano bastati dieci, terribili, minuti.

Aveva pianto Gisella, e aveva promesso a Dio e a chiunque la potesse aiutare di essere una madre migliore, ma voleva che il suo piccolo si svegliasse.
I suoi colleghi non avevano permesso né a lei né al marito di entrare, e per la prima volta nella vita avevano capito come si sentivano i parenti dall'altra parte di quelle porte bianche.

L'operazione era durata ore, ma alla fine il bambino era riuscito a farcela. I medici le dissero che qualche altro colpo così e non sarebbe sopravvissuto. Gli asportarono la milza, ma era vivo!
La degenza fu lunga, e la donna si prese le ferie più lunghe della sua vita, non lasciò suo figlio un minuto, volle sapere perché non aveva mai detto di avere problemi a scuola, riuscì a farsi promettere che non avrebbero più avuto segreti e qualsiasi cosa fosse accaduta poteva parlarne con lei.

Gisella sapeva di non essere una madre fisicamente molto presente, quando non era a scuola, il figlio, era impegnato in molte attività, e se quando era più piccolo passava il tempo con la nonna, ultimamente, era affidato spesso a tate e baby-sitter. Questo non voleva dire che non amasse il suo bambino. Gisella veniva da una famiglia povera, aveva fatto enormi sacrifici per raggiungere la stabilità economica, e aveva giurato che a suo figlio non sarebbe mancato mai nulla, che avrebbe avuto sempre la possibilità di realizzare i suoi sogni e desideri. L'unico modo che conosceva per farlo era il lavoro.

Il terribile episodio avvicinò moltissimo madre e figlio, che da allora ebbero un rapporto più aperto.

Naturalmente quando il bimbo si riprese la vita lavorativa della famiglia riacquistò i consueti ritmi, ma Edoardo trovava sempre qualcuno ad aspettarlo all'uscita di scuola, non necessariamente un genitore, ma non dovette più attendere sulla panca.

Anche se il rapporto con i familiari era migliorato, nei limiti di una mentalità che vedeva nel lavoro e nella potenza economica da essa derivata, l'unico modo di comunicare amore, le insicurezze di Edoardo erano solo aumentate.

Francesco e Giulia avevano fatto di tutto per aiutarlo a superarle, e non sopportavano il pensiero che in un colpo solo, il suo ex, avesse azzerato il lavoro di anni, infatti, non solo si era preso gioco di lui, visto che Edo era cotto perso, ma la cosa peggiore era stata l'umiliazione.

Ci erano voluti tempo e pazienza per convincerlo a spogliarsi almeno davanti a loro, a causa delle cicatrici che ancora aveva addosso.

Giacomo in un solo colpo aveva spazzato via tutti i progressi fatti. Edoardo, infatti, gli credeva e in qualche modo lo giustificava. Per lui era comprensibile che, non solo non lo amasse, ma anche che trovasse il suo corpo martoriato, orribile.
Gli aveva detto che con i vestiti addosso non era così brutto, senza, con quelle cicatrici, gli era sembrato di scopare Frenkestein.
Si vergognava così tanto, e si sentiva così sbagliato...
Se pensava al suo corpo gli veniva da vomitare, la cicatrice al fianco era molto marcata, l'aveva sempre odiata, le altre erano meno evidenti, ma ora le notava eccome: ne aveva una sulla spalla destra e un paio sulla schiena e una circolare fatta con qualcosa di duro sopra i reni. Era orrendo, Giacomo aveva ragione, dopo la prima volta, tra l'altro, niente affatto memorabile, se no per le parole offensive del suo amante, l'avevano fatto solo vestiti. Erano rimasti insieme per altri quattro giorni prima che lo lasciasse definitivamente. Tutte le paure, le fragilità erano sempre state lì, ma il tempo e l'affetto lo avevano aiutato a combatterle, ora erano di nuovo protagoniste.

I suoi amici, non sapevano esattamente cosa fosse successo tra i due amanti, ma quello che avevano saputo, li preoccupava. Erano decisi, avrebbero ricominciato daccapo se necessario, ma avrebbero fatto in modo che tornasse a credere in sé.

Certamente, con la sua ritrosia, anche prima del colpo inferto da Giacomo, non era la persona adatta a presentare la nuova fiamma al suo amico, nonostante la conoscesse, si vergognava a rivolgerle la parola.

Certamente, con la sua ritrosia, anche prima del colpo inferto da Giacomo, non era la persona adatta a presentare la nuova fiamma al suo amico, nonostante la conoscesse, si vergognava a rivolgerle la parola

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Spazio Autrice

Ciao a tutti, non ci sentiamo da qualche capitolo, se avete qualcosa da dirmi mandate dei messaggi e dei commenti, potete seguirmi anche su Facebook alla pagina @libridiaura, ovviamente mi fa piacere anche se siete dei lettori silenziosi, ma vi prego se il capitolo vi piace lasciatemi una stellina... Io cercherò di rispondere ai vostri messaggi!

Venendo alla storia, cosa ne pensate fin qui?

Questo è un capitolo importante, abbiamo fatto un passo indietro nel passato e abbiamo scoperto cosa è successo ad Edoardo. Il bullismo è una bruttissima piaga della società e ci affligge già da piccoli. Io da insegnante ho avuto modo di constatare la cosa, ma si può combattere stando vicini ai nostri figli, i bulli in genere sono fragili e riversano le loro insicurezza su chi gli appare ancora più debole ed è un modo per sentirsi forti. Anche fare branco aiuta a sentirsi sicuri, ma questo crea dolore e sofferenza in altri, quindi dobbiamo interrompere questo circolo vizioso e distruttivo, insegnando ai ragazzi che le diversità sono parte della vita e che l'insicurezza non si combatte aggredendo gli altri, ma accettandosi e accogliendo le nostre insicurezze e quelle di chi ci circonda.

Avete vissuto episodi di bullismo o ne avete visto? Raccontatemi la vostra esperienza!

La storia sta iniziando a entrare nel vivo, scoprirete pian piano cosa accade ai nostri ragazzi. Che ne pensate del loro rapporto?

Ci sentiamo presto

Un Bacio!!!

P. S. anche questo banner è di @Alenth! Bello vero?

I Ragazzi della città del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora