Capitolo 25: Un passo avanti e uno indietro

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                                                                                             Lei


< Che si fa sabato sera, ragazze? > Chiedo a Noel e Zoe.

Sono appena scesa dall'autobus e, con passo frenetico, mi dirigo verso la strada di casa. Zoe e Noel sono dall'altro lato del cellulare e alla mia solita domanda rispondono con la loro solita risposta < che vuoi fare? Questo weekend staremo qui a Jacksonville. >

< Ma dai? > sbotto con sarcasmo < oddio, è davvero fantastico! > Molto, molto sarcasmo.

< Non lamentarti, Mia > mi riprende Noel < siamo state a ballare giusto la settimana scorsa e devi ancora raccontarci perché ti sei incazzata con quel... merda, è spettacolare quel ragazzo. >

Alzo gli occhi al cielo e ignoro la seconda e fastidiosa frase, < me lo ricordo Noel. Così come mi ricordo che passiamo tutti i weekend in questo posto di merda. >

< Non è poi così male. > Sbotta, risentita.

< Stai scherzando. > Ribatto asciutta.

< Lasciala perdere, Mia. Non è nelle condizioni adatte per poter ragionare. > Scherza Zoe.

< Avevo intuito. > Decido di cambiare discorso, dato che l'idea di passare un altro schifosissimo sabato qui mi deprime mortalmente, < avete fatto pace con i vostri tizi, vero? > c'è un leggero silenzio e poi mi chiedono entrambe: < ma come l'hai capito? >

Non possono più sfuggirmi certe cose. Le ragazze al contrario di me – come al solito- non sono così giù all'idea di non superare i confini di questo posto miserabile. Anzi, sono sicura, che dispiacerebbe ad entrambe uscire fuori di qui.

< Nah, anni di esperienza. > Rispondo scherzando, mentre tiro fuori dalla borsa le chiavi < sono appena arrivata a casa, ci sentiamo più tardi. >

< Ehi! Non ci hai ancora detto perché la scorsa settimana te la sei presa così tanto quel... >

< Si, con quello spettacolo di ragazzo e bla bla. > Interrompo Zoe.

< Si, infatti. > Rimbecca Noel.

< Ve lo racconto domani, ragazze. >

< E' una settimana che eviti l'argomento, Mia. > Mi fa notare Noel.

< Non sei con noi più tardi? >

< Mi dispiace Zoe, ho gli allenamenti. >

< Di nuovo. >

< Tutti i giorni. >

< Che palle! > Sbotta Noel.

"Una meraviglia."

< A più tardi ragazze. > Con un sospiro chiudo la telefonata, mentre rifletto sul fatto che non gli ho ancora accennato che –quello splendore di ragazzo- mi da ripetizioni di trigonometria. Non me la sento e non lo so perché.

Apro in fretta la porta e mi precipito dentro, scrollandomi da dosso la pioggia e sistemandomi le ciocche bagnate e arruffate con le dita gelate.

< Giusto in tempo > mi saluta Victor con il suo solito sorriso sbarazzino.

Ha una camicia bordeaux arrotolata sui gomiti e un paio di jeans chiari dall'aria comoda, i capelli ramati e arruffati, gli zigomi scolpiti, gli occhi nocciola vivaci, le labbra piene e quel –meraviglioso- neo sotto lo zigomo.

E' inevitabilmente splendido. E – al tempo stesso- irritabile, come fa ad essere sempre così perfetto?

< Stavo aspettando te > continua mentre prende posto dietro al bancone. Spero davvero che non si sia accorto che sono rimasta a fissarlo come un idiota.

< Sono troppo in anticipo? > Chiedo, senza guardarlo in faccia, mentre mi accomodo di fronte a lui.

Mi sorride, < sei in perfetto orario. >

Annuisco < bene > mi strofino le mani l'una contro l'altra.

< Dai Mia, fammi vedere i tuoi progressi. >

Glieli passo in silenzio, mentre soffoco la sensazione di dirgli "Di quali progressi parli? Del fatto che adesso non cammino più strisciando sui gomiti? O dei miei progressi in trigonometria?"

Fissa i miei appunti stringendo le labbra, mentre passa la mano su quella leggera barbetta deliziosa, ed io rimango a studiare il suo viso perfetto.

< Stiamo migliorando. > Mormora.

< Mm? > Mormoro perplessa, poi studio la sua espressione < stai mentendo > lo accuso infine.

< Beh, diciamo che ci sono dei progressi niente male. >

< Dei progressi "niente male"? stai forse cercando un modo gentile per dirmi che sono una schiappa? Perché non c'è un modo gentile per dirmi che sono una schiappa, Victor. Non c'è. >

Scoppia a ridere e, sorprendentemente, lo faccio anch'io.

< Tu ti stai impegnando? >

Annuisco, frenetica < si, te lo giuro. >

< Ti stai impegnando abbastanza? >

< Perché devi farmi venire i dubbi anche in questo? Ho detto si. >

Mi studia, non convinto delle mie parole. < I progressi ci sono > attacca < ma sono sciuro che potresti fare di meglio. Impegnati, un po' di più. Al resto penso io, d'accordo? > suona come un promessa e la cosa mi fa sorridere.

< Davvero? > chiedo imbarazzata.

< Si Mia, fidati. >

< Non ti prometto niente, Victor. > Lo avviso.

< Promettimi soltanto che ci proverai. > Mi offre il pugno chiuso con un sorriso speranzoso, alzo il mio pugno e lo sbatto contro il suo, < ci proverò. >

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