Lei
Non appena chiudo la porta di casa la sensazione di essermi svegliata da un sogno mi travolge. Mi sembra di essere appena tornata da un mondo in cui non esistevano le mie incertezze, dove potevo essere la persona che ho sempre voluto essere.
Mi accarezzo le labbra, che mi sembrano così morbide adesso, come per assicurarmi di aver davvero –ma davvero?- baciato Victor Davis.
Mi chiedo se è così che dovrei sentirmi o se sto sbagliando ancora tutto, e questi stupidi dubbi mi fanno capire che mi sono appena svegliata e che il bel sogno è ormai finito.
Farlo, baciarlo intendo, è stato il gesto più naturale che abbia mai fatto, anche se io stessa continuo a chiedermi dov'è che ho trovato tutta quella spavalderia o se, ahimè, l'ho sempre tenuta nascosta senza neanche rendermi conto di esserne dotata.
Quello che è successo tra me e Victor, stasera, è stato il bacio che ho sempre aspettato e che avevo avuto sempre paura di non ricevere. Perché mi ha permesso di sentirmi diversa non appena le sue labbra si sono fatte strada tra le mie. Mi sono sentita migliore e bellissima come se, finalmente, riuscissi a vedermi con i suoi occhi e non più con i miei.
Dei passi in corridoio mi distraggono per un attimo e la luce del televisore è ancora accesa nella mia stanza, perciò vado e inizio a sfilarmi il primo stivale. Lolly dorme, mentre Gioia è intenta a lottare contro il sonno e a sforzarsi di guardare un programma.
< Stellina sei tornata. > La voce impastata dal sonno, gli occhi adorabili.
< Ciao Giogiò, sei ancora sveglia? >
< Si, ti aspettavo. Com'è andata? >
< Bene, domani ti racconto. > Certa che, anche al buio, riesca a leggermi nel pensiero non dico nient'altro.
Mi sento osservata insistentemente per cui mi volto in direzione della porta per trovarci mio padre, in pigiama e con le pantofole ai piedi, lì impalato a osservarmi.
< Che fai lì impalato? > tento di usare il mio solito tono di sarcasmo ma con scarsi risultati che, davanti al suo sguardo truce e indagatore, mi sento sprofondare ancora di più. Abbasso subito lo sguardo come per paura di svelare tutto pur non volendolo.
< Vai a dormire, è tardi. >
La spavalderia l'ho di nuovo persa e torno a infilarmi i vestiti da Bambina.
A questo punto della giornata credo davvero che allenarsi con addosso il primo giorno di ciclo per delle gare internazionali di Kick boxing sia davvero una sfacchinata, mi chiedo chi me l'ha fatto fare. Non potevo scegliere qualcosa di più adatto a una ragazza minuta come me? Qualcosa come la danza o, che so io, la ginnastica artistica dove ti basta far svolazzare una nastro lungo e colorato per apparire graziosa e femminile.
Ma in fondo ho sempre saputo che io senza complicarmi la vita non so proprio starci, chissà per quale assurdo e insano e autolesionistico motivo un giorno, di alcuni anni fa, l'idea di farmi prendere a pugni in faccia da un branco di animali assetati di sangue mi sia parsa così allettante, forse un giorno lo capirò. Adesso, ad ogni modo, è tardi per avere dei ripensamenti perché il mio occhio sinistro si già gonfiando il che vuol dire che, se domani mattina riuscirò ad aprirlo, potrò ritenermi davvero fortunata. Credo che trovarmi nello spogliatoio dopo tre ore di allenamento, con pantaloncini sportivi, la tendinite, i muscoli che bruciano, un proteggi seno che mi da del tutto l'aria di Xena l'incredibile guerriera e i capelli che non mi offrono un briciolo di femminilità mi faccia sentire –particolarmente- uno straccio stasera. Fantastico, proprio quello di cui ho bisogno.
Allo specchio osservo i miei polpacci dalla curva ben definita e dal muscolo così pompato e sviluppato che fanno dubitare a me stessa se abbia delle gambe da ragazza o, più semplicemente, le abbia prese in prestito da un calciatore.
So che non dovrei sentirmi così, dovrei essere fiera di quello che sono riuscita a conquistarmi grazie al mio sudore e alle mie fatiche. Duke mi ha riferito che, nonostante le mie prime e continue perdite nella prima parte dell'anno, la mia tecnica pulita e il mio punteggio hanno fatto in modo che conquistassi il primo – e assoluto- posto nella mia categoria cadetti. Il che vuol dire che, tradotto per comuni mortali, la Nazionale mi reputa talmente all'altezza che è disposta a pagare per me affinché io la rappresenti.
Giuro che, dentro di me, il mio egocentrismo sta facendo i salti di gioia. Solo che non riesco a credere come possano avermi davvero reputata all'altezza della situazione, sono stata davvero così brava? Così tecnicamente corretta e pulita da essermi, già in parte, conquistata una vittoria? Se è davvero così, perché allora non me ne sono resa subito conto?
Per la prima volta capisco cosa Gioia mi ha sempre voluto dire. Sono così concentrata sui miei difetti e le mie stesse mancanze, che non riesco a godermi le mie vittorie che –solo con le mie forze- sono riuscita ad ottenere.
Al diavolo, sono una combattente e dovrei proprio smetterla di frignare ed essere fiera del mio occhio nero perché è la prova che continuo a combattere nonostante le difficoltà.
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Qualcosa di più
RomanceMia ha diciassette anni ed è già stanca di tutto: del posto in cui vive, delle persone che la circondano e di essere considerata la ragazza di Derek Collins, nonostante siano passati anni. Non fa altro che correre, per un infinità di motivi: per ca...