Capitolo 36: Luce

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                                                                                           Lei


Mentre mi accomodo nella sala accogliente e calda – un ambiente che ormai reputo un po' mio- faccio fatica ad alzare lo sguardo per osservare Victor. Anche se vorrei farlo con tutta me stessa.

Mi sento le guance in fiamme, le mani che tremano e il cuore palpitante.

E questo non va'.

Forse questo ragazzo, che io lo voglia o meno, sta entrando a far parte della mia vita. Non importa in che modo: amico o no, sento che sto iniziando a volergli bene. Un bene sincero, d'altri tempi.

E questo non va'.

Per diversi ragioni, quando tutto questo arriverà alla fine, sento che mi spezzerà il cuore.

Il discorso è che ormai ci sono dentro e quando sono con lui riesco ad essere me stessa più di quanto avessi immaginato all'inizio di questa avventura.

Victor non è affatto quello che credevo, lui è un ragazzo d'altri tempi. E' educato, intelligente, brillante e non mi ha mai mancato di rispetto. Nemmeno per un secondo ho avuto timore di restare da sola con lui, è sempre stato attento ai miei turbamenti e ha sempre provato di scacciarli via, facendo in modo che io non me ne accorgessi.

E giusto cinque minuti fa' l'ho visto davvero: Victor ha un luce bellissima e pura che lo circonda.

E vorrei che fosse a conoscenza di questo o, quanto meno, che la sfruttasse nel migliore dei modi. Ma del resto io che ne so'?

Victor si siede silenzioso di fronte a me e mi guarda come se stesse aspettando qualcosa. E quella luce -tanto preziosa- torna a farsi viva nei suoi occhi ma, prima che io possa avere il tempo di coglierla per bene, lui abbassa lo sguardo. Non lo conosco da molto tempo ma, se c'è una cosa che ho capito bene, è che Victor Davis non abbassa mai lo sguardo di fronte a una ragazza. Ed io non rappresento nessuna eccezione, per cui c'è davvero qualcosa che lo turba. Forse molto più forte di quanto io sia in grado di capire.

Aggrotto la fronte, cercando di lottare contro la voglia di prenderlo tra le mie braccia e cullarlo, ci riesco e mi concentro su i miei appunti di trigonometria.

< Sono pronta. > Dico una volta alzato lo sguardo su di lui. Il mio coraggio vacilla un po' non appena mi accorgo che Victor era intento a fissarmi con una concentrazione quasi inquietante, < qualcosa non va'? > borbotto con finta nonchalance.

Non mi risponde ed evita di guardarmi in faccia, continua a tamburellare con le mani sul grosso tavolo di legno. Gonfia le sue guance d'aria e sospira accasciando le spalle, solleva le sopracciglia e torna a fissarmi.

E' arrossito? Porca miseria.

< Victor... > borbotto confusa.

< Sto bene, davvero. >

< Non mi sembri molto convinto. >

Mi allunga la mano verso il foglio, segno che vuole cambiare argomento e continuare a fingere che sta andando tutto bene. Ma non ho nessuna intenzione di lasciarmi abbindolare dal suo bel faccino delizioso.

In modo testardo e –l'ho ammetto- forse anche un po' infantile afferro il quaderno sul tavolo prima di lui e lo poggio sulle mie gambe, infine incrocio le braccia sul petto e scuoto la testa con fare sicuro < non ho alcuna intenzione di iniziare a prestare attenzione ai miei stupidissimi appunti, quando in ballo c'è qualcosa di più importante. >

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