Capitolo 88: Giù la maschera

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Lui


  Non ci credo che sta accadendo davvero. Dopo un attesa al limite dell'irraggiungibile adesso posso finalmente dire tutto a Mia e gettare via tutto quello che non serve e che non servirà mai più; questa maschera che – con Mia- mi è sempre andata stretta.

< Ricorderò io per te, Bambina. > Le ripeto e la bacio sulle labbra, sulla fronte. Dappertutto. Con tutta la libertà e l'energia che ho sempre tenuta stretta a me.

< Ero lì quella sera e mi ricordo bene dei tuoi capelli lunghi... > le faccio una carezza sulla nuca e lei continua a non capire, sembra quasi intimorita da quello che sto per dirle.

< Ti ho sempre trovata splendida, Bambina. Anche nel tuo dolore, adesso lo sai.

Avevo diciassette anni e stavo tornando da un corso di fotografia, faceva freddo e non c'era nessuno nei paraggi e, le bambine come te, avrebbero dovuto essere già da un pezzo al caldo e al sicuro. Ma invece tu eri lì, ad aspettare la persona sbagliata. >

Non so cosa stia accadendo nella mente di Mia, se finalmente intuisce il vero inizio, ma lente e calde lacrime iniziano a scorrere sulle sue guance pallide.

< Non devi piangere, Bambina. >

< Non ci posso credere... non riesco a capire > la sento sussurrare.

< E' così > dico < ero io quella sera. Sono sempre stato io. Non avevo mai visto una ragazzina così. Ecco perché non ti ho dimenticato nonostante tutto questo tempo e non solo perché eri piena e sovrastata dal dolore. Credo che siano stati i tuoi occhi > sorrido < e quel tuo mezzo sorrisino che mi ha sempre reso fragile con te. >

Mia sembra assente, l'unica certezza che mi fa rendere conto che sta davvero ascoltando quello che le dico è il suo continuo "non ci posso credere."

< Una volta mi hai chiesto se avessi mai provato o se avessi mai sentito il bisogno di qualcosa che dice di più. Adesso posso finalmente risponderti, perché sei tu quel qualcosa Mia e niente potrebbe mai tenere il confronto con te. Non so se tu abbia idea di quante mani ho sfiorato nella mia vita e di quante labbra abbia baciato e di quante ragazze siano state pronte a inginocchiarsi a me, a mettere tutto in gioco per me. Sono state tante, Mia. Il motivo per cui ti dico questo è perché nessuna di queste ne è mai valsa la pena. Perché nessuna è mai stata in grado di cacciare via i tuoi occhi da me, mai. La cosa più preziosa per me è sempre stato il ricordo dei tuoi occhi e della promessa che ci siamo scambiati quella sera, la promessa che sarei stato sempre pronto ad aiutarti e ad esserci per te. Capisci bene, adesso, come mi sono sentito quando sei piombata nel mio studio? Non hai fatto un cenno a quella sera, niente che potesse farmi capire che tu ti ricordassi di me. Avevi dimenticato tutto: la nostra promessa, le mie parole, ma io no. Per me la tua presenza quella sera aveva un significato diverso, tutto si era messo nuovamente in moto o forse niente si era mai fermato per noi. Ecco perché ti ho chiesto il numero di cellulare, non è mai esistito nessun problema alla stampate, dovevo solo trovare un pretesto per cercarti ancora, perché non ero disposto a lasciarti andare ancora una volta. Stavolta dovevi essere Mia, in tutti i sensi.

Una persona a me cara, un po' di tempo fa, mi ha detto che tu saresti stata "La mia luce." Non chiedermi in che modo ma, in cuor mio, ho sempre sentito che mio nonno avesse ragione.

Tu sei quella che aspettavo, quello che avevo paura tardasse ad arrivare, ma che ho continuato ad attendere. Ho sempre lasciato lo spiraglio aperto solo per te.

Sei quel qualcosa che mi è sempre mancato, Mia. Sei la mia Luce e tu non vai più da nessuna parte. >                                                                                       

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