Capitolo 47: Nessuno prima di te

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                                                                                              Lei


< Eccoti! > sbotta Zoe, stranamente felice di vedermi. Mi aspettavo un broncio, proprio tipico di lei, visto che domenica ho deciso di non uscire.

< Ciao ragazze > sorrido prima di sedermi sullo scalino di cemento della chiesa.

< Allora > attacca Noel, dopo aver dato una fugace occhiata al cellulare e aver mandato a quel paese chi le ha scritto, < devi raccontarci tutto. >

Sollevo le sopracciglia < di che? > non capisco cos'ho da raccontarle, non sanno già che le ho vinte le gare?

< Oh, vero. Ho vinto, ragazze. I miei sforzi sono stati ricompensati! > Con un sorriso sbarazzino piego il gomito, come per mostrare un enorme muscolo.

< Brava, complimenti Mia. > Si congratula Zoe, sinceramente.

< Si, brava > ci interrompe Noel < adesso parliamo di cose un po' più serie. >

Come se vincere le gare interregionali fosse una cosa da niente.

< Ovvero? > chiedo, curiosa di capire.

< Victor, il fotografo. Stai con quello lì, senza dirci niente? >

Mi si raggela il sangue e il viso mi si irrigidisce. Victor non è un argomento a caso e non posso parlare di lui così, come se niente fosse, come se non avessimo nulla su cui spettegolare e allora parliamo di lui, no. Un discorso è parlarne con mia sorella, un discorso è parlarne qui, ora, cambierebbe tutto. Se ne parlassi adesso, soltanto per offrire qualcosa su cui sputare giudizi immaturi, inopportuni e, francamente, indesiderati, svaluterei totalmente quel che lui sta diventando per me. Quindi no, non parlerò di lui. Che se ne facciano una ragione.

< Ti ho già detto che non ho molto da dire su questo discorso, Noel. Mettiti l'anima in pace e torna a vivere serena. >

Infastidita dalla mia rispostaccia Noel storce le labbra, in cerca di qualcosa di altrettanto pungente da dire, Zoe lo fa per lei.

< Non è quello che dicono tutti, Mia. >

< E chi se ne frega di quello che dicono tutti, Zoe? Tu? Te ne freghi tu? Perché a me non importa. >

< E non t'importa nemmeno di quello che pensiamo noi? > mi chiede Noel.

Sono costretta ad ammetterlo < mi dispiace ma, ad un certo punto, inizia a non importarmi se anche voi vi fate fottere il cervello da quello che si dice in paese. >

< Perché passate così tanto tempo insieme? >

"Perché mi piace passare il mio tempo con lui."

< Si è proposto di aiutarmi con la trigonometria, è in gamba anche in questo. >

< Avrei potuto aiutarti anch'io, Mia. > Si offre Zoe, ormai troppo tardi.

Faccio spallucce < non preoccuparti. >

< Guarda chi c'è. > Mi fa notare Noel e, prima che possa ragionarci su troppo, l'abitudine mi frega e mi volto a guardare. Dopo la solita fitta al petto, di non so quale emozione, le rispondo < e chi se ne frega. >

< Si sta avvicinando > sussurra.

Derek lo fa – si avvicina davvero- e non è mica la prima volta, si siede qualche metro di distanza da me e parla al cellulare, ed io non faccio altro che dargli le spalle.

Non sono mai riuscita a capire bene perché si comporti così. Io lo conosco, lo conosco bene, ma adesso credo che, gli anni di silenzio e di distanza, hanno fatto in modo che qualcosa nel suo atteggiamento iniziasse a sfuggirmi.

Vuole che io mi ponga delle domande? Vuole che io lo noti? Lo fa perché vuole continuare ad essere il mio punto fermo, anche se io non sono più il suo? Lo avrebbe fatto anche se io non ci fossi stata? Oppure, lo fa per Zoe?

Derek chiude la telefonata e se ne ritorna da dove è venuto, non si volta. Lascia solo che io, insieme alle mie stupidissime domande, continui a fissare la sua figura slanciata che – passo dopo passo- si allontana da me.

Forse vuole solo ricordarmi che lui continua ad esserci.

Adesso l'ho capito: lui non vuole me, a lui non gliene frega un accidenti di riprendermi. Vuole semplicemente ritrovarmi dove mi ha lasciata, con lo stesso sguardo nostalgico e quella voglia disumana di riaverlo con me. Lui non vuole ricordarmi che c'è ancora, vuole ricordare a se stesso che io sono ancora lì, che sarò sempre ad aspettarlo, perché lo sa che io le promesse le mantengo. Vuole, semplicemente, che io non dimentichi che il mio preferito è sempre stato lui, nonostante tutto.

E ha ragione, anche adesso. Perché io non ho mai conosciuto nessuno che riuscisse a reggere il confronto con lui, perché io ho sentito il mio cuore battere all'impazzata soltanto al suono della sua risata, nessun paio di occhi neri mi hanno fatta arrossire, mai nessuno mi ha incuriosita tanto quanto lui e non ho mai provato, per nessun'altro, quella forza inarrestabile che mi ha sempre spinta verso Derek Collins. Non ho mai desiderato essere stretta da un paio di braccia, se non dalle sue e non ho mai immaginato –nemmeno lontanamente desiderato- essere amata da qualcun altro se non da lui, il solo pensiero mi ha sempre fatta stare male.

Ma... non conoscevo ancora Victor Davis.

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