Epilogo: Fino all'ultima goccia

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                                                                                                 Lei


Il cancello grande e scuro è chiuso ma, tra una fessura e l'altra, posso chiaramente vedere ciò che tenta di nascondere: le luci sono accese, le tende arancioni -proprio come le ricordo- lasciano vedere uno spiraglio della cucina, la TV appesa al muro trasmette il telegiornale della sera. La sua auto è qui, lui è a casa sano e salvo. Senza nemmeno un graffio.

La presenza di Gioia accanto a me mi da il coraggio e la forza che mi serve per continuare a respirare ancora. Eppure mi sento così calma e padrona di me, che la cosa mi mette paura. Quando crollerò –perché so che crollerò- sarà dura rialzarsi. Ma non è ancora il momento di pensarci.

Tiro un profondo respiro e faccio scattare l'apertura dello sportello, Gioia mi afferra per un polso.

< Sei sicura di volerlo fare? >

< Devo. >

< Non devi farlo per forza adesso, puoi prenderti tutto il tempo che ti serve. >

< Non ho bisogno di altro tempo, Giogiò. Ho bisogno di metterci un punto e devo farlo adesso. >

Mi da un bacio sulla mano e io le accarezzo il viso.

< Mi raccomando > le dico < aspettami qui, non scendere dall'auto per nessuna ragione. >

Controvoglia annuisce < okay, stai attenta. >

Solo cinque passi e mi ritrovo di fronte il grande cancello, sento il cuore scoppiarmi nel petto. Non avrei mai pensato di essere capace di fare una cosa del genere, perché non sapevo di avere tanto coraggio.

Ma una bellissima persona innocente è su un letto d'ospedale con la testa fasciata e, se davvero la colpa di tutto questo è mia, io devo fare qualcosa. Fosse anche l'ultima cosa che faccio.

Tre pugnetti rapidi e decisi sul ferro freddo e l'adrenalina –proprio come prima dell'esito di una gara- inizia già a scorrermi nelle vene.

Un cane in lontananza abbaia, un camion attraversa rumorosamente la strada, ma io sento di aver già perso i contatti con il resto del mondo.

Voglio solo parlare con lui occhi negli occhi.

Sento dei passi avvicinarsi e qualcuno, che non riesco ancora a vedere, trascina il cancello e –in un solo secondo- mi ritrovo davanti Derek Collins.

"Così vicino da poterlo toccare, così estraneo da non volerlo fare."

Sia io, che lui, ci prendiamo qualche secondo per osservarci. E' la prima volta, dopo tanti anni, che ci ritroviamo a una distanza così minima.

Io sono cambiata più di lui, questa è la prima risposta che gli leggo negli occhi. Sta cercando qualcosa nel mio sguardo, sta frugando nella mia testa nella disperata ricerca del suo posto nel mio mondo.

Non sta facendo altro che domandarsi se, dentro me, è rimasto quell'amore sconfinato che gli avevo promesso per il resto della mia vita.

La delusione che prova non appena si accorge che non ho più spazio per lui, che non so più dove metterlo, è evidente.

Dentro Derek si è appena rotto qualcosa. In tutto questo tempo, in tutti questi anni di distanza, non ha fatto altro che tenermi dentro se stesso con in mano un vaso di cristallo, contenente il mio amore per lui.

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