Capitolo 73: Attimi pieni di battiti

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                                                                                                 Lei  


   Tre mesi. Mi basta pensare a tre mesi fa per sentirmi confusa, per chiedermi –ancora una volta- se tutto questo sta accadendo davvero. Forse la mia vita claustrofobica ha deciso di concedermi una pausa, una pausa da tutto quello che vorrei cambiare con tutta me stessa.

Ma sto cercando di godermi questa sensazione di libertà assoluta: sono qui, seduta a un Pub, davanti a Victor Davis e la sensazione della meraviglia, stasera, del fatto che sia tutto molto vicino al "perfetto", non ha fatto altro che sfiorarmi il viso ogni volta che Victor mi ha sorriso in quel suo modo speciale.

< Che tipo è tuo padre? > mi decido a chiedere. Lui non ne parla mai, ma stasera ha nominato più volte il nome di suo padre e, forse, senza neanche rendersene conto.

Abbassa lo sguardo sul tavolo e i suoi occhi si poggiano sulle nostre dita intrecciate, con cui Victor ha preso l'abitudine di giocare. Con l'indice gli sfioro il grosso anello a fascia larga e mi chiedo che significato abbia, visto che lo indossa ogni giorno.

< Lo porto insieme ad Oscar, se te lo stai chiedendo. >

La sua voce mi sorprende e alzo gli occhi di scatto su di lui. Non sopporto quando fa così, quando riesce ad anticipare ogni mio pensiero semplicemente guardandomi, è una cosa che solo Gioia è in grado di fare e, il fatto che adesso sa farlo anche lui, mi intimidisce parecchio.

< Davvero? > rispondo, riscuotendomi dai miei pensieri < non credevo. >

Ma, adesso che penso alla figura di Oscar, mi rendo conto che anche lui porta un anello proprio uguale al suo.

< E' una cosa... piacevolmente strana. Non ho mai visto due ragazzi uniti come voi due. >

Sorride < mi rendo conto che, agli occhi degli altri, potrebbe davvero apparire come una cosa piuttosto... bizzarra. Ma non per noi, siamo come fratelli. Punto, è così e basta. Non c'è molto altro da spiegare. >

< Beh, allora potresti spiegarmi com'è che –ogni volta- in cui non ti va di parlare di qualcosa, riesci sempre a distrarmi. >

Solleva le sopracciglia tentando di nascondere l'aria colpevole in modo simpatico.

< Non cercare di fare lo gnorri con me, Victor. > Dico sprezzante e lui -colto in fallo- si passa una mano sotto la barba perdendosi, per un momento, nei suoi pensieri.

< Non è facile da spiegare, Mia. Perché nemmeno io so che tipo è mio padre. >

Resto in silenzio, perché non voglio interromperlo in alcun modo.

< Sono stato a cena con lui, qualche sera fa. E credo di aver visto e capito tante cose di mio padre che, fino a pochissimo tempo fa, ignoravo totalmente. >

Poggia le spalle allo schienale e mi fa un sorriso < sai che mi ha portato dei vestiti? Perché quando esco con lui, anche se rare volte, non so mai cosa indossare. Infatti, quando gli ho aperto la porta, ero ancora con la tovaglia arrotolata nei fianchi. >

Cerco di non arrossire e di mantenere l'espressione più pacata possibile. Poggio il mento sulla mano sinistra e mi perdo in lui, nei suoi occhi, nei suoi racconti, in quello che si porta dentro.

< Non sempre abbiamo avuto questo tipo di rapporto, così formale e... distaccato. Il fatto è che sono cambiate tante cose e tutte così all'improvviso che ci ha scombussolati, ci ha resi dei dispersi. > Torna a guardarsi le mani e poi si gratta il sopracciglio < avrei tanto voluto che tu conoscessi una persona... > confessa con un improvviso sussurro, capace di arrivarmi dritto al cuore. Non appena capisco quello che vuole dirmi, mi porto la mano sul petto e con l'altra –un gesto totalmente puro e istintivo- stringo forte le sue mani.

Non so chi sia questa persona, potrebbe davvero essere chiunque. E, il semplice fatto di provare questa consapevolezza, mi fa stare malissimo.

"Avrei voluto essere con lui fin da quel momento."

< Non voglio farti piangere, Mia. Volevo solo farti capire delle cose. Adesso conosci tutto di me. >

Gli sorrido, mentre cerco di nascondere –in modo un po' buffo- le mie lacrime.

< Grazie, Victor. Davvero. >

< Grazie a te, Bambina, per essere quella che sei. >                                                              

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