Capitolo 83: Mancanze

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                                                                                            Lei 


   Ho una forza di volontà davvero fuori dalla norma, perché quanto mi sono mancate le sue labbra me ne rendo conto solo adesso. Mi chiedo come ho fatto a resistere e se sarò in grado di farcela quando tutto questo sparirà.

Il suo bacio mi ha colto del tutto alla sprovvista, io avrei tanto voluto rifarlo ma –sbagliata me- sono una piccola carogna e non mi rendo conto di quante sensazioni lascio andare.

Mi scosto un po' e apro gli occhi, giusto un secondo per fingere di vivere in un mondo parallelo dove Victor Davis è il mio ragazzo e fuori da quella porta ci attende un mondo perfetto.

< Mi sei mancata. >

Stringo forte gli occhi, come per trattenere l'emozione, e continuo a nascondere il viso tra la sua spalla e il suo collo < anche tu. >

Ride e mi bacia gli occhi, la fronte. < Mi sei mancata, hai capito che ho detto? Perché continui a nasconderti? > con le sue mani forti e grandi mi cattura il viso e si prende la libertà di stamparmi un grosso bacio sulle labbra, che lui fa sporgere più del previsto perché non fa altro che farmi pressione su entrambe le guance.

Lo spingo e torno a farlo sedere, penso sia meglio per entrambi. Soprattutto per il mio cuore, considerando che ogni volta che Victor mi sfiora mi manca un battito.

< E così... >

< E così... Bambina? >

< Sei il fotografo più richiesto, eh? >

Poggia la schiena alla spalliera e torna a sorridermi, con quegli occhi che mi dicono tutto.

"Ecco, lo sapevo. Ho bisogno di lui più di quanto pensassi."

< Così piace dire alla gente. >

< Non darti troppe arie con me. Comunque > continuo con finta non calanche < si dia il caso che mia cugina si sposerà tra qualche mese e che una certa ragazza > mi indico con entrambi gli indici < ovvero me, se te lo stavi chiedendo, sarà una delle due damigelle d'Onore. >

Vengo bruscamente interrotta da Victor che poggia le mani sul bancone di legno e mi dice < Steven Hamilton è tuo cugino? Come ho fatto a non pensarci prima? >

Faccio spallucce < a quanto pare tra qualche mese conoscerai tutta la mia famiglia italiana e, molto probabilmente, mi vedrai cadere da qualche parte. >

Gli ci vuole un secondo per fare il giro del bancone, strapparmi via dalla sedia e farmi attorcigliare le gambe alla sua vita. Gli circondo il collo con le braccia e gli poggio un bacio sulla fronte sorridendo.

< Sembra che tutto il mondo ci vuole insieme, Bambina. >

< Sembra proprio così, Vic. >

< Tuo padre sa che sei con me? >

Fine della spensieratezza.

< Perché me lo chiedi? >

< Non so, non vorrei trasformarti in una ragazzaccia. >

< Ma io sono già una cattiva ragazza, Victor. >

Scoppia ridere.

< Che c'è? > sbotto < anche tu credi che sono un innocentina perfetta? >

< Di nuovo con questa storia, Mia? Cosa c'è di male nell'essere un innocentina perfetta? Se non lo fossi, probabilmente non saresti qui a parlare con me. >

< Attento a quello che dici, Victor. Il mio ego è abbastanza vulnerabile su questo argomento. E comunque non credo che, se non fossi stata un innocentina, non avresti parlato con me. Anzi, avrei acquistato più punteggio. >

< Secondo te perché passo molto tempo con te? >

< Non lo so. Sto ancora cercando di capirlo sinceramente. >

< Davvero non capisci, Mia. Non sei nelle condizioni di poterlo fare. >

< E invece eccome se capisco, Victor. Tu credi che io non ti conosca, ma io credo di conoscere te –concedimi almeno una parte- molto bene. E' come se ti vedessi con i miei stessi occhi filtrare con le ragazze così tanto diverse da me. Vi ho davanti agli occhi: tu sei il solito figo, entri e rubi la scena a tutti perché tutte aspettavano il tuo arrivo. Non hai neanche bisogno di guardarti attorno, perché sai che il gioco si metterà in moto molto velocemente. Alché prendi il tuo drink e ti siedi, con quell'aria da eterno dannato che tutte non vedono l'ora di recuperare, convinte di poterti mettere in salvo per il semplice motivo che si concedono così facilmente a te. E invece da ogni singola scopata –scusa il mio linguaggio scurrile, come vedi non sempre sono uno zuccherino- non fate altro –sia tu, che la tua vittima- che uscirne più sconfitti di prima, anche se il tuo ego continua a gonfiarsi. E le ragazze come quelle povere, piccole e graziose innocentine -come ti piace tanto definire me- se ne stanno imbacuccate sotto la coperta perché sanno che faticaccia sarebbe provare a salvare quelli come voi, rischieremo di finire a gambe all'aria anche noi. E chi ce lo fa fare, se tanto, voi lo schifo ce l'avete dentro? > lo guardo con aria di sfida < ecco, Victor. Non dirmi più che non capisco certe cose perché, credimi, ti sbagli su questo. >

Mi guarda con la fronte aggrottata e le labbra socchiuse, come se vedesse una parte di me per la prima volta.

< Perché stai con me se non hai nessuna intenzione di salvarmi? >

< Chi ti ha detto che stavo parlando di te? Era semplicemente una costatazione. >

< Sei un po' frustrata? Forse hai pensato cose che non dovevi pensare, oggi. Almeno non adesso che sei qui con me, Mia. >

La mia sicurezza oscilla un po' e lui lo sa.

< Mia, dimmi una cosa: tu vuoi essere salvata o no? Perché io ci sto provando a salvarti e se non è così –se non vuoi essere salvata, intendo- devi dirmelo. Perché, altrimenti, quello che finirebbe a gambe all'aria, tra noi due, sarei io. >


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