Capitolo 53: Chissà come, chissà quando

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                                                                                                 Lei 


 < Devo salutarvi, ragazze. > Dico alzandomi dal muretto mentre mi sistemo i jeans sulle ginocchia.

Sono ancora le sette e mezzo, è ancora presto per andare, ma voglio avere tutto il tempo per prepararmi come piace a me. Voglio truccarmi e acconciarmi i capelli con cura. L'occasione di uscire fuori da queste quattro mura claustrofobiche non mi si presenta spesso come vorrei, perciò voglio essere in tiro quando esco fuori da qui. Perché stasera non me ne starò rinchiusa in casa a domandarmi quando arriverà il momento epico che riuscirà a cambiare tutto, staserà mi godrò un po' di aria fresca e pulita, rigenerante.

< Dove vai? > Il tono della voce di Noel la dice lunga, è più un accusa che una domanda innocua.

< Devo andare a casa, devo preparami. Stasera esco. >

In pochi secondi vedo migliaia di pensieri attraversare i volti di Zoe e Noel. Sanno bene che io, per uscire, non intendo fare quattro passi e starmene seduta in queste scalinate aspettando che arrivi l'ora di cena. Io, per uscire, intendo altro. Intendo indossare i jeans più carini che ho e scendere al centro città, sedermi in un qualsiasi pub e starmene a chiacchierare di cose tranquille mentre visi che non conosco mi passano accanto. Ecco cosa intendo io per uscire. Non credo di pretendere molto, piuttosto penso di meritare molto più di questo squallore.

Anche loro vorrebbero poter intendere questo -più per postare le foto sui social che per l'aria nuova e tutto il resto- ma per ragioni diverse, come l'età, gli orari ristretti e la voglia di starsene rintanate qui a cercare di attirare l'attenzione di questi quattro idioti, sono "costrette" a starsene rinchiuse in questo posto di merda. Non che a loro dispiaccia, comunque. A loro dispiace soltanto il fatto che io non voglia far parte di tutto questo schifo, lo sanno che non aspetto altro che andarmene via e il fatto che io possa farlo davvero, senza di loro, le fa innervosire in un modo sconcertante. Sarò pure una snob del cazzo ma, quando esco con Gioia e le sue amiche, è un momento mio e non voglio che nulli mi rovini la serata. E loro farebbero lo stesso con me, mi lascerebbero fuori.

< Con chi? > chiede Zoe.

< Con il tuo nuovo amico? > Aggiunge Noel.

Quante volte deve voler imitare il mio tono acido-sarcastico? E quante volte deve voler fallire in questo?

Infinite.

< Con Gioia e un amica. >

I loro volti tendono ad essere quanto più indifferenti possibili e, nel farlo, si irrigidiscono. Prima o poi, se continuano così, verrà ad entrambe un infarto o qualcosa del genere.

Mentre mi allontano dalle scalinate della chiesa, dalle ragazze e dalla presenza irritante di Derek Collins, riesco già a sentire il sollievo penetrare nei miei polmoni, come se fosse aria da poter respirare e sentire dentro davvero.

Ho fretta di andarmene ma, la consapevolezza di poterlo fare davvero, mi mette una certa calma che tornare a casa stasera non vuol dire infilarmi nel mio nascondiglio preferito, ma una passeggiata.

Non sono ancora abbastanza distante dalle ragazze, quando sento sussurrare da Zoe: < questa non la dimentico. >

< Secondo me ci sarà anche la sua Jade stasera, ma non ha voluto dircelo. > Velocizzo il passo in modo automatico.

Ecco cosa esce fuori non appena le do le spalle, ecco perché non capiscono niente di me. Sono così accecate e chiuse dal loro egocentrismo e dalla voglia costante che hanno di mettersi in mostra che, quando notano che so divertirmi e che non sono un'asociale del cazzo senza di loro e che ho davvero voglia di andare via da qui, schiattano di un invida che le imbruttisce dentro.

Jackson è a vedere una trasferta della sua squadra di football preferita e Benny – il ragazzo di Addison- è con lui e insieme al resto della truppa, ecco perché stasera mi trovo in un qualsiasi pub del centro con in mano un drink del tutto innocuo, mentre le ragazze tracannano birra dai loro bicchieri enormi. A me, semplicemente l'odore, fa' venire il mal di testa.

Gioia e Addison stanno spettegolando di affari e di persone che io non conosco ma, ad ogni modo, mi piace stare ad ascoltarle e ridere di aneddoti divertenti. Mi piace il fatto di trovarmi semplicemente qui, a godermi un piccolo pezzo di quello che è la mia giovane età.

Mi mette un po' di nostalgia rendermi conto di quanta gente vive la sera tardi -sono appena passate le undici e il continuo chiacchiericcio non fa altro che aumentare- mentre io sarei già stata raggomitolata sotto le coperte ad attendere l'inizio delle vecchie repliche dei Robinson che non mi stancherei mai di vedere. Mentre mi guardo attorno, assaporando tutte queste consapevolezze dolci e amare, mi chiedo quando sarà il mio momento epico che riuscirà a cambiare tutto. Mi chiedo se dovrò aspettare ancora molto.

E' l'una e mezzo e siamo appena rientrare, abbiamo appena finito di lavarci i denti e il viso e mi sto infilando sotto le coperte gelate. In tv non c'è niente da vedere, l'ultima replica dei Robinson è già finita da un pezzo.

< Ti sei divertita? > mi chiede Gioia, mentre si infila gli scalda muscoli e infila il pigiama dentro. A casa nostra in inverno sembra di essere al polo nord, in estate è un vero e proprio forno.

< Sono stata bene > le rispondo mostrandole un sorriso dolce e assonnato.

So che ha intuito che c'è qualcosa che mi turba, ma non mi chiede nulla perché ha anche capito che non saprei cosa dirle. Ho solo bisogno del bacio della buona notte.

Lei mi guarda e si si avvicina con passi piccoli e leggeri e mi circonda il collo con le sue braccia esili ma forti.

< Dormi adesso, non pensare troppo. > Mi raccomanda con un tono di voce leggero e preoccupato.

< Grazie > dico con un groppo in gola < per tutto quello che fai per me. >

Mi stringe più forte. < Non dirmi grazie, tu sei la mia vita. Vorrei poter far di più per te. >

Gioia non si rende conto di quanto mi da. E' un brutto vizio di famiglia essere esigenti.                   

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