Capitolo 42: Effetti collaterali

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                                                                                              Lui


< Perché sorridi di nascosto, adesso? > mi accusa Oscar con tono petulante, mentre mi lancia una nocciolina. Mi cade sulla t-shirt, la afferro e me la infilo in bocca sotto lo sguardo schifato di Oscar; che mi ha beccato mentre stavo pensando all'espressione di Mia quando mi ha visto, ma non mi ero reso conto che non riesco più a nascondere nulla.

< Nah, non dire idiozie. Qui nessuno ride di nascosto. >

< Oh Victor, smettila di dire stronzate. Dimmi la verità. >

Lo guardo di sottecchi < mi prenderai in giro? >

Lui stacca le labbra dalla sua birra e mi mostra un sorriso ebete, < non avere dubbi su questo. >

< Okay > sbotto < allora non te lo dico. >

< Indovino? >

Mi da giusto il tempo di alzare gli occhi al cielo che inizia ad imitarmi con una voce che non assomiglia affatto alla mia, ma a quella di una tredicenne < pensavo a Mia, a quanto belli fossero i suoi occhi. Non credi assomigliano a delle stelle? Io credo di si. Aspetta un momento, devo subito scrivere una poesia su questo... >

Stringo gli occhi a fessura e, mentre lui continua a sbellicarsi tanto, lo spingo con un calcio cercando di farlo cadere dal divano.

< Che razza di idiota > lo insulto continuando a spingerlo e dandogli il colpo di grazia, < giù le chiappe dal mio divano. >

Rimane a ridere sul tappeto, tutto piegato e rosso in viso, mentre io gli poggio i piedi sulla schiena e spingo. E' come se stessi spingendo contro una roccia. Dannato personal trainer.

< Continua così e stanotte dormi sul tappeto, vedrai... > Borbotto, mentre afferro la mia seconda birra sul tavolino, ma la mano gigantesca di Oscar mi blocca il polso < cosa fai? >

< Mi bevo una birra... > rispondo, confuso dal suo atteggiamento improvvisamente serio.

Adesso stringe le labbra < no Victor, non puoi. >

Aggrotto la fronte, lanciando una veloce occhiata alla bottiglia di vetro, mi accorgo che siamo rimasti nella stessa posizione: lui sdraiato a pancia in giù sul tappeto ed io con il busto verso il tavolino.

< Si che posso. >

< No, non puoi Victor. >

< Perché no? >

< Perché la birra è piena di carboidrati, ti si gonfierà lo stomaco. >

Alzo gli occhi al cielo e mi scanso dalla sua presa < chi è la femminuccia, adesso? > Afferro l'accendino e stappo la bottiglia, Oscar allarga le braccia.

< Okay Vic, fa' un po' come ti pare. Bevi quella dannata birra, così la pianterai di sembrare una ragazza con le sue cose addosso a causa dei tuoi stupidissimi sbalzi d'umore. >

Mi chiedo come mai abbia mollato così in fretta, la cosa mi sembra un po' strana, ma non ci faccio molto caso e bevo soddisfatto il primo sorso -della mia seconda birra- della serata. Lancio un occhiata di sottecchi ad Oscar, che mi sta fissando con l'aria di chi la sa lunga.

< E adesso che c'è? >

< Stavo pensando... >

< Si? >

< Che, almeno, i tuoi sbalzi emotivi saranno dovuti a delle ragioni più significative. Dato che, un altro sorso ancora, e sarai incito amico. >

Non faccio in tempo a lanciargli dietro un cuscino e cercare di non strozzarmi, che quella carogna del mio migliore amico è già scappato via. Ridendo, naturalmente.

Mi alzo e getto via la birra nel lavello. Oscar ha ragione, non voglio ritrovarmi con il pancione.

Gli sbalzi emotivi sono più che sufficienti.

"Ah Mia... cosa mi combini?"

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