Capitolo 17: Lui non mi fa paura

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                                                                                             Lui



Mi siedo super irritato sullo sgabello e per alcuni secondi torno al mio lavoro cercando, invano, di non pensare e di non dar retta a tutto il caos che mi frulla in testa.

Non mi era mai capitato, nemmeno una volta, di non capire l'atteggiamento di una ragazza.

Non mi era mai capitato che una ragazza fosse così scostante nei miei confronti. E' sempre stato tutto così facile, dannazione!

Non mi sono mai dovuto sforzare molto per ottenere l'attenzione, e non solo, di una tizia. Mi è sempre bastato sorridere e, ancora prima di iniziare a capire molte cose sul mondo, ho imparato a slacciare i reggiseni delle ragazze con una mano sola.

Ma lei... lei è così diversa.

Mia non è come tutte le altre.

Lei è preziosa per me fin dalla prima volta che i suoi occhi verdi, e in fondo insicuri, hanno scontrato quelli miei da ragazzo stupido e solo.

Lei accende in me sensazioni che non sapevo nemmeno che mi appartenessero e, cosa ancora più grave, non si rende conto dell'effetto – quasi stregato- che mi fa.

< Maledizione! > sbotto all'improvviso, bucando con la Bic nera il foglio sotto le mie mani tremanti di rabbia. In preda al nervosismo mi alzo e, inconsciamente, mi avvicino alla porta-finestra sbirciando con occhi selvaggi il mondo fuori che mi sta a pochi metri di distanza.

Sono quasi le otto e un quarto di sera e il cielo è spento e distante, la cittadina – la stessa in cui vivo da quando sono nato e che non ho mai frequentato più dello stretto necessario- è già quasi addormentata, se non fosse per i soliti ragazzi che non fanno altro che bazzicare nella sala giochi che sta proprio attaccata al mio negozio.

"Proprio una vera merda!"

Osservo con rinnovata curiosità la gentaglia che è sparsa sulle proprie auto da cattivi ragazzi che li rappresentano alla perfezione. Osservo Adam Mcguire che è impegnato con quella che ha l'aria di essere una sigaretta, ma che in realtà – ci scommetterei la mia Canon nuova di zecca- è tutt'altro. Qualcosa che ha a che fare con l'illegalità. Tutti in città sanno come si guadagna da vivere quello lì e pensare che tra qualche mese diventerà padre. Come si fa' ad affidare una creatura innocente ad un tizio del genere?

Tuttavia ci sono anche dei ragazzi innocui che si perdono tra la gente sbagliata cercando di recitare per bene ognuno la propria parte.

Abbasso lo sguardo per afferrare una sigaretta dal mio pacco da venti, comprato proprio stamattina e già dimezzato, non appena la poggio alle labbra il mio sguardo viene catturato da un altro.

Freddo, sconosciuto, invadente e odioso.

Guardo Derek Collins dritto negli occhi e, con nessuna esitazione, aspetto paziente che sia lui a distogliere lo sguardo da me. Ma non lo fa', anzi, mi guarda per altri secondi che mi sembrano interminabili per poi schioccarmi un sorriso beffardo.

Sorrido a malapena e poi gli do le spalle, tornando alla mia vita che – certamente- è di gran lunga migliore della sua.

Derek Collins un corno. Io non ho paura di nessuno.

Nemmeno di lui.

Ed è così che mi ritrovo seduto in un bar in città, qualunque e tranquillo, con davanti un drink analcolico e il mio migliore amico che stasera mi ha proibito di bere e di conseguenza di ubriacarmi per perdere il senso della ragione per un po'. Non vuole che mi comporti da stupido. Ha pensato che avessi bisogno di parlare e c'ha azzeccato.

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