Capitolo 31: Un attimo soltanto

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                                                                                             Lei


Victor è qui, proprio davanti a me, che dopo la mia "rivelazione" cerca di nascondere la sua aria sorpresa e perplessa. Ed io sono qui, proprio davanti a lui, che cerco di soffocare tutte quelle sensazioni che –invece di farle tacere- vorrei strillare.

Da qualche minuto cerco di concentrarmi sull'esercizio che mi ha assegnato ma proprio non ci riesco, la sua aria corrucciata mi distrae e irrita al tempo stesso.

Sbatto la Bic sul tavolo di legno e tiro un sospiro, < dannazione. >

Victor, finalmente, mi rivolge un occhiata < qualcosa non va', Mia? >

"Perché... perché è così adorabile?"

< Guarda che non ho intenzione di prenderti a pugni in faccia da un momento all'altro, Vic. Perciò togliti quell'espressione dalla faccia. > Mi sfogo infine, molto più agitata del necessario.

Lui inclina la testa di lato nel suo modo adorabile mordendosi il labbro inferiore, cercando con tutte le sue forze di non scoppiarmi a ridere in faccia. Ed io spero di non arrossire come un idiota.

< Dubito che lo faresti, Mia. > Mi dice, offrendomi quel suo sorriso mozzafiato.

Inclino a mia volta la testa e aggrotto la fronte in un gesto spontaneo, < mi stai sottovalutando? > gli chiedo cortese.

Lui fa un ghigno, scuotendo la testa e a me mi si spezza il respiro. "Cavolo... quant'è bello."

< Diavolo, no! > sbotta, alzando le braccia al cielo < come potrei farlo? Tu mi stupisci ogni giorno. >

Oh... e tu stupisci me. "Sta' zitta Mia, zitta."

< E come... come farei a stupirti? > chiedo con un filo di voce, pentendomene subito.

Lui scuote la testa, continuando a sorridere < sei tu che ti sottovaluti, Mia. >

Se prima ero rossa come un peperone, adesso mi sento sbiancare.

"Che diavolo...?"

< No Mia, > mi dice, tornando serio < non si vede così tanto. Ma io ti conosco più di quanto tu immagini. >

< Allora ci vediamo, Victor. > Lo saluto fin troppo impacciata, come al mio solito, quando lui è nelle vicinanze e mi guarda con i suoi occhi misteriosi e indulgenti.

Prende una sigaretta dal suo pacchetto che tiene sempre nella tasca destra del suo giubbotto nero di pelle e l'appoggia sul labbro carnoso, < devi proprio andare? > mi chiede con voce dolce, che non si addice affatto con la sua aria da bad boy.

Mi stringo nelle spalle < beh, si. Adesso sai perché. > Sorrido, mentre cerco di ignorare la vocina dentro la mia testa che non sta facendo altro che chiedersi il perché non sia così impaziente di iniziare l'allenamento, dato che manca davvero poco ormai.

< Certo. Sei impaziente di spezzare le ossa a qualcuno, non è così? > Prende l'accendino e accende la sua sigaretta, infine sputa un soffio di fumo ma le sue sopracciglia folte e perfette continuano ad essere aggrottate. C'è qualcosa che non lo convince ed io voglio chiarirgli le idee.

< La vedi nel modo sbagliato, Victor. La kick è uno sport violento, è vero, ma io e la maggior parte – se non tutti- i ragazzi della mia palestra non la pratichiamo per far male... anche se sarebbe quello lo scopo. Ma non si tratta solo di questo. La Kick boxing è, innanzitutto, una disciplina che ti insegna a controllare i tuoi istinti e a mantenere la calma perché, sai? Una volta che hai la certezza di poter spaccare il naso a qualcuno semplicemente perché ti ha fatto girare le scatole, eviti di farlo e dai importanza ad altre cose. Almeno che tu non sia uno sbruffone. Capisci bene che dovresti provarla per capire davvero. >

Dico quello che penso – com'è mio solito fare- e per la prima volta da quando l'ho conosciuto non ho sentito nemmeno un pizzico di imbarazzo, né di timore nel farlo con lui. E mi piace sentirmi libera di essere me stessa in sua presenza. È una sensazione... bellissima e liberatoria.

Victor mi guarda sorpreso, alzando le sopracciglia e offrendomi del tutto i suoi occhi nocciola e caldi,

< wow > sospira, accasciando le spalle < lo sapevo. > confessa infine.

Scuoto la testa, confusa < cosa sapevi? >

Mi guarda con l'aria di chi la sa lunga < che c'era questo tuo lato di te, nascosto da qualche parte, dietro quella tua facciata costruita con tanta cura. >

Arrossisco con aria colpevole e abbasso lo sguardo, qualche secondo dopo sento il suo dito morbido e freddo che mi sfiora il mento, < non devi vergognarti, Bambina > mi riprende con dolcezza < mi piacciono tutti i lati di te. >

Alzo lo sguardo e i suoi occhi sono distanti soltanto tre centimetri dai miei, il che mi terrorizza tanto quanto le sue parole che sembrano così sincere.

Ancora intrappolata dal suo sguardo non bado affatto alle macchine che passano e ai ragazzi che, certamente, ci stanno osservando incuriositi.

< Non devi avere delle alte aspettative su di me, Victor. Ci sono ancora tante cose che non conosci di me e che potrebbero deluderti. >

Lo sento sospirare e per un attimo, un attimo soltanto, ho una paura tremenda che lui possa aver preso sul serio le mie parole.

< Tu non potrai mai deludermi, Mia. > Fa' una breve pausa, assicurandosi che io lo ascolti davvero, < tu non sai... ho aspettato per tanto tempo questo momento. >

Distolgo lo sguardo da i suoi occhi e scuoto la testa, cercando di impedire con tutte le mie forze alle sue parole di mettere radici nella mia testa.

Ma è tardi.

Il suo dito dal mento si sposta alla mia guancia e mi accarezza con una dolcezza straziante, socchiudo gli occhi, assaporando per bene questa nuova e meravigliosa –tanto quanto spaventosa- sensazione.

< Devo andare, Victor. > sussurro liberandomi da quella catena di sensazioni.

Anziché rispondere mi afferra entrambe le mani e, dolcemente, le poggia sulle sue guance. Sento la sua barba incolta coprire la sua pelle morbida e per un momento, per un momento soltanto, vorrei che il tempo si fermasse.

Ha uno sguardo dolce e nostalgico allo stesso tempo < Sei qui... finalmente. > Mi sussurra.

Troppo confusa da tutte le sensazioni contrastanti e dalle sue parole resto a fissarlo catturata e lascio che le sue labbra morbide si poggino sulla mia fronte per un bacio delicato.

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