Capitolo 69: Ho bisogno di te

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Lei


       < Ci sei o no, Mia? >

Il rimprovero di Noel mi riporta al presente, sbattendo le palpebre mi guardo attorno < sono solo stanca. >

Zoe –che a quanto pare ha solo finto di non essere presente neanche lei- fa una piccola smorfia di cattivo gusto che, saggiamente, oggi più che mai, decido di ignorare. Non ci guadagno proprio nulla ma, ormai, mi sembra giusto ammettere a me stessa che le brucia ancora il fatto che io frequenti Victor Davis e lei no. La conosco troppo bene per non riuscire a comprendere fino in fondo il suo atteggiamento infantile e, si, anche un po' invidioso per i miei gusti. Non mi ha rivolto la parola da quando sono arrivata qui dallo studio di Victor, mentre Noel non ha voluto arrendersi con le sue domande invadenti.

< Hai studiato così tanto da Victor? > mi chiede, con un tono che elude a ben altro.

< Sono gli allenamenti che mi sfiniscono, ho un'altra gara in programma. >

Ma perché non le mando al diavolo e la faccio finita?

< Sembri anche un po' distratta, non solo stanca. >

"Perché non sto facendo altro che pensare a quel bastardo di Derek e a quel graffio sull'auto di Victor. E che cosa possa mai significare tutto questa scenata. Ma a te questo non lo direi mai, naturalmente."

< Te l'ho già detto, Noel. Sono sfinita, tutto qui. >

Avendo giocato anche l'ultima carte, ma non essendo riuscita comunque nel suo intento, si mette a sua volta a fissare il cellulare. Io me ne resto in silenzio, aspettando che si faccia l'ora per tornarmene a casa.

< Penso ancora che dovresti uscire più spesso con me. >

Questa è la prima cosa che mi dice Gioia non appena metto piede in casa, intuendo subito che c'è qualcosa che non va. Mentre io sto ancora cercando le parole giuste per raccontarle ciò che ho appena scoperto senza farle infuriare troppo. Più che una cosa da fare, mi sembra una missione impossibile da svolgere.

Mi schiarisco la voce e nascondo la faccia tra la maglia del pigiama, < Victor mi ha raccontato una cosa. >

< Non ho capito, che hai detto? >

< Ho detto che Victor mi ha raccontato una cosa, > tiro fuori la faccia e mi infilo i morbidi pantaloni di pail. Non posso certo nascondermi per sempre.

Improvvisamente zittita, si volta verso di me < davvero? >

< Si. >

< Oh. >

Iniziamo male, < perché sei così sconvolta? Non sai nemmeno di cosa si stratta. >

< E allora che aspetti a dirmelo? >

< A Victor hanno graffiato la macchina. E' stato Derek. >

Davvero l'ho detto tutto d'un fiato?

< Come lo sai? >

Nella sua domanda sento già la conferma che, pur non conoscendo tutta la storia, anche lei è già sicura che il colpevole è proprio Derek. Né io, né lei siamo stupite di questa cosa, l'unica cosa che ci domandiamo è: perché?

< Ho visto la foto. Il graffio... era una "D" capovolta. >

Lancia il telecomando < che pezzo di merda! > strilla.

Ed io stringo gli occhi, mentre mi tremano le spalle. Ed è tutta colpa mia, come sempre.

Cerca di mantenere la calma, poggia una mano sulla fronte e inizia a massaggiarsi le tempie. Esattamente come faccio io con lei quando vedo che è troppo stressata.

Mi sento male perché, mi rendo conto, che non c'è nulla che possa fare per lei in questo momento, tranne che cercare di rassicurarla come posso.

< Gioia... >

Stende una mano verso di me, ma io non capisco se vuole che io stia zitta oppure se vuole invitarmi ad avvicinarmi a lei, nel dubbio resto dove sono.

< Non sono arrabbiata con te, > sussurra.

< Non ci credo. >

< Okay, forse sono arrabbiata con te > sentirselo dire è sempre un colpo al cuore < ma non con la "te" di oggi, questo ti fa stare meglio? >

Le offro un mezzo sorriso < non esattamente, ma è già qualcosa. >

< Comunque non cambia niente, Mia. Vero? Tu continuerai a frequentare Victor e le cose si sistemeranno.>

Adesso sono io quella arrabbiata < con Victor o senza Victor, Gioia, io non tornerei mai con Derek Collins. Mi stupisce il fatto che tu non l'abbia ancora capito e sono un po' stanca di ripeterlo fino all'esasperazione, forse tutti i progressi che ho fatto per voi non significano nulla, riuscite a vedere solo quanto io l'abbia... amato e messo al centro di ogni cosa, si, ma credo che proprio per questo motivo si dovrebbe intuire il fatto che –nonostante tutto- sono riuscita ad allontanarmi da lui. Dovresti iniziare a vedere anche questo, almeno tu. >

< Non è così semplice. >

< E lo dici a me? > rispondo piccata.

< Tu non lo sai quanto è stato difficile vederti mentre cercavi di raccogliere gli ultimi pezzi che erano rimasti di te. Non sai quanto è stato difficile vedere quello che ti aveva fatto, quello che aveva fatto a noi... >

Stringo gli occhi per non piangere. Non voglio parlare ma, anche se volessi farlo, non mi escono le parole. Voglio andarmene da qui.

Ho solo bisogno di questo.

Devo andare via da questo posto.

Il più lontano possibile.

Infine riesco a fare un grosso sospiro e ad aprire gli occhi < Dovresti fidarti di me. Non so più davvero cosa fare per convincerti... ma se davvero tu vuoi aiutarmi, allora devi fidarti di me. >

< Io mi fido di te. >

< No, Gioia. Non è vero. Altrimenti non saresti stata così terrorizzata ogni volta che dalla mia bocca esce il suo nome. Hai più paura di me. >

< Non puoi darmi torto e non puoi incolparmi per questo. >

< Incolparti? No, non lo farei mai. Io non do la colpa nemmeno a Derek, se proprio vuoi saperlo. L'unica persona a cui do la colpa è a me stessa. Ma sono stanca anche di questo, e tu lo sai cosa vuol dire? Non posso più permettermi di risponderti male, né di essere orgogliosa con te anche quando mi fai davvero incazzare. Non posso più farlo, perché ogni volta che penso a che orribile sorella minore sono stata, io tremo, io mi sento male. Non posso permettermi di essere arrabbiata con te perché ogni volta, ogni dannatissima volta, la vocina nella mia testa mi dice che devo perdonarti e che devo amarti più di ogni altra cosa, più di ogni altra persona al mondo. Io ho bisogno di amarti Gioia, io ho bisogno di te e ho bisogno che tu ti fida di me, della persona che sono adesso. Puoi farlo? E' l'ultima cosa che ti chiedo. >

Il telecomando è ancora a terra, le batterie sparse sul pavimento, dopo tutte le parole che ho sputato il silenzio che adesso c'è mi sembra così assordante. Gioia, con gli occhi lucidissimi dalla commozione, allarga le braccia e finalmente vuole abbracciarmi.

Torna a vedermi davvero.                                                                                         

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