DYLAN(1)

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Sei mesi dopo...

«Papà mi porti tu a casa?»-«Si figliolo» urla dalla camera da letto, Sarah scuote la testa sorridendo, «Come sta tua sorella non la vedo da quando aveva quattro anni» chiede, «Sta bene».
Mio padre ha le labbra gonfie, lei indossa una maglietta larga: è evidente che l'hanno fatto.
Si mette l'orologio, «Sei pronto?» chiede, annuisco sorridendo, saluto Sarah e usciamo dall'appartamento, in macchina parliamo un po', «Come sta tua madre?»-«Lei dice di star bene.. ma la notte quando restò a casa la sento singhiozzare», annuisce picchiettando le dita sul voltante, «Zio Trevor va solo il giovedì aiuta Margaret con il piano forte» aggiungo, sembra sorpreso.
Arriviamo a casa, scende dall'auto, entriamo a casa, «Mamma?»-«Dylan Ciao piccolo sono in cucina», vado in cucina, mi abbraccia sorridendo, il suo sorriso si spegne quando vede papà...
Mi dispiace così tanto.
«Dov'è Margaret?» chiede «Di sopra con Trevor», scendono sorridendo anche loro, «Avevi sbagliato solo il sol la prima volta diventerai un ottima pianista se continui così», «Ciao Dylan» esulta mia sorella; fa finta di non vedere mio padre.
Zio Trevor fa il giro del bancone poggia una mano sul fianco di mia madre, Marge gli scatta una foto e mio padre se ne va senza dire nulla, guardo la porta chiudersi e mi alzo, «Dylan dove vai? È ora di pranzo»-«Sta al tuo posto tu non sei mio padre, sono in camera mia dalla quale non uscirò fin quando papà non tornerà a prendermi quindi non mi rompete le palle», vado in camera mia e sbatto la porta.
Sono stanco di questa situazione, rivoglio la mia famiglia unita come una volta.

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