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Alan's Pov.

"Forse per adesso è meglio stare un po' da soli. Serve decisamente dello spazio." Quelle ultime frasi amare mi bruciano ancora in gola. Come sono riuscito a dirlo? Sono stato terribile. Anche se era tutto parte del piano, ho visto come le sue espressioni sono cambiate, ed era quasi confusa.

Nonostante tutto, mi fa male, mi fa male vederla soffrire. Sospiro e percorro distrattamente i corridoi della mia scuola. Non ricordo nemmeno che lezione ho dopo pranzo, ma fortunatamente ci vogliono ancora venti minuti prima che inizi un'altra ora scolastica.

Cammino verso il cortile dove solitamente altri ragazzi e ragazze vanno per pranzo. Ho bisogno di una boccata d'aria dopo tutto quello che è appena successo. Esco in cortile e l'aria ancora fresca di Aprile mi colpisce e mi accorgo che oggi non ci sono molte persone qui fuori.

Qualche ragazza che legge qualche libro mangiando, qualche ragazzo che chiacchera con un altro. Mi dirigo verso un albero per sedermi all'ombra, sotto questo. Mi seggo distrattamente sulla panchina che si trova li', e mi porto le mani tra i capelli.

Spero che nessuno stia guardando la scena perché potrei sembrare un po' patetico, ma sinceramente non mi importa più. Come ho potuto dire tutto quello? Anche lei ha detto qualcosa che mi ha fatto rimanere di sasso...Ma non è questo il punto.

La discussione sembrava cosi' vera, cavolo, credevo quasi veramente a tutto quello che dicevamo. La cosa positiva a cui posso pensare è che il piano adesso potrebbe sul serio funzionare, forse potremmo veramente concludere questa dannata storia.

Nessuno dei due ce la fa più. Ho visto quel suo sguardo, quello sguardo che ricordo bene. Assomigliava proprio all'espressione che faceva quando ci siamo lasciarti sul serio, lo scorso anno. La mia coscienza mi ricorda che è solo finzione, non ci siamo lasciati sul serio.

Ma continuo ancora a tenere la testa calata, fin quando non sento dei passi veloci, avvicinarsi poi, sento che qualcuno si è seduto al mio fianco. "Cavolo, amico. Avete proprio urlato tutto, davanti a tutti." Il tono di Caleb è strano quasi scherzoso.

So cosa sta facendo, lui sapeva di tutta questa scenata, ma non vuole fare saltare tutto il piano e quindi sta al gioco. Alzo leggermente la testa e rivolgo lo sguardo verso di lui. "E' stato devastante." E sta volta non lo sto dicendo per finta. Caleb mi guarda senza dire niente e poi annuisce con la testa, lentamente, poi lo sento dire, guardando davanti a sé, la scuola:" Penso proprio di si'. Erano tutti sconvolti, non pensava nessuno che voi aveste litigato." Mi fa presente e io sospiro guardando nella sua stessa direzione.

Mi poggio con i gomiti sulle ginocchia e stringo le mani tra loro. "Sarà difficile senza di lei." Dico soltanto senza aggiungere altro, non vorrei che qualcuno ascoltasse la conversazione e capirebbe tutto. Caleb annuisce soltanto, calmo, con le spalle rilassate contro lo schienale della panchina e lo sguardo rivolto verso un punto indefinito.

Siamo molto diversi, lui calmo, io irrequieto, lui riflessivo, io istintivo. E' il mio migliore amico, da quando sono qui e mi ha sempre dato una mano quando ne ho avuto bisogno. Poi una frase esce dalla sua bocca:" Ashley e io abbiamo avuto una discussione in questi giorni. In realtà continuiamo a battibeccare, da qualche giorno."

Si ferma non dice altro. Lui e la sua ragazza sono una delle coppie perfette che ho visto fin ad adesso. Difficilmente mi è capitato di sentire qualcosa del genere da Caleb, ma è normale avere qualche incomprensione.

Lo guardo e aspetto in silenzio. Quando penso che non dirà più nulla e sono girato verso il cortile, un'altra frase da parte sua.

"La amo, diamine se la amo. Ma sappiamo entrambi che Ashley ha un caratterino particolare, che decisamente mi fa impazzire, forse proprio per questo la prima volta che l'ho vista non sono riuscita a togliermela dalla testa. " Lo sento sospirare e ascolto con attenzione tutto quello che dice.

Just us Together 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora