Epilogo

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Rebecca's Pov.

Sei anni dopo...

Mi sono laureata un anno fa. Ancora non ci credo che sono passati così veloci questi anni.

Ormai siamo a Gennaio, il freddo si fa sentire. Esco dal mio appartamento a Brooklyn, mi sistemo con le mani il vestito nero che mi sfiora il ginocchio, entro in auto e prima di mettere in moto mi sistemo i capelli castani lunghi fino alla spalla e ondulati.

Percorro con la mia auto, le strade affollate di New York e finalmente arrivo a destinazione.

Nel grande quartiere residenziale, dai palazzi alti e quasi tutti grigi, parcheggio l'auto e scendo e guardo l'imponente palazzo.

Mi arrivano dei messaggi sul telefono scendo dalla macchina e li leggi velocemente. Il vento gelido invernale mi colpisce e mi stringo nel cappotto.

Nel frattempo leggo i tre messaggi da parte delle mie migliori amiche:

Ashley: 'Come stai oggi? Tutto bene? So che ti ha invitata a cena questa sera! Io sono indaffaratissima, il giornale e i servizi per la tv mi hanno impiegato tutto il mese per adesso. Scrivimi, appena puoi, anche io questa sera ho una cena con Caleb!'

Sorrido e le rispondo. Caleb e lei si sono lasciati per un periodo, durante il quarto anno di università, adesso diciamo che ci stanno riprovando da qualche anno.

Michelle:'Tutto bene? Io sono arrivata tre giorni fa a San Francisco per lavoro! Mi mancate!"

Rispondo anche a lei, e poi leggo l'ultimo messaggio.

Lea:'Rebecca! Non ci crederai ma Lucas ha trovato lavoro qui a Toronto e così stiamo guardando degli appartamenti! Sono felicissima, tra te e il tuo 'occhi blu' come va?'

Sorrido perché l'ultima faccia è maliziosa e rispondo anche lei. Sono felice di essere ancora sempre in contatto con loro, mi mancano molto.

Metto in pausa il telefono e lo ripongo nella borsetta.

Un sorriso mi spunta sulle labbra rosse dal rossetto, sono quasi le sette di sera e non vedo l'ora di vederlo.

Il portinaio mi saluta, visto che ormai mi conosce da tempo, salgo sull'ascensore e clicco sul bottone che indica il quattordicesimo piano.

Tengo in mano una torta alle fragole che ho fatto questo pomeriggio, dopo essere uscita da lavoro.

Le porte dell'ascensore si aprono e il piano con sole tre porte che conducono ai vari appartamenti fanno parte della mia visuale.

Attraverso il piano e il rumore dei miei tacchi si fa sentire in tutto il pianerottolo. La porta che mi si presenta davanti ormai la conosco bene, busso al campanello e la solita emozione di vederlo mi assale.

Sento scattare la serratura e quando apre la porta, mi aspettavo tutto che questo. Il ragazzo, che mi ha fatto impazzire e mi ha conquistata in tutto e per tutto anni fa, mi apre la porta.
E fino qui è tutto normale.

Ma quando il mio sguardo scende oltre il collo dal quale si intravedono le vene, i miei occhi poi scendono sul suo busto e gli addominali scoperti leggermente umidi a causa della doccia, poi scendono fino alla vita coperta dall'asciugamano.

"Alan..." Sussurro io deglutiscio e poi dopo un po', faccio un sorrisetto . Lui si sposta con un sorriso verso destra e apre la porta del suo appartamento.

Da tre anni vive in questo appartamento a New York, e io ho deciso di acquistarne uno qualche mese fa, dopo aver lasciato i dormitori, dopo la laurea.

Just us Together 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora