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Alan's Pov.

Deglutisco, ancora un po' in ansia. Guardo avanti e cerco di restare concentrato sulla strada davanti a me. Ascolto il navigatore e cerco di non sbagliare strada. Sono di nuovo in macchina diretto nel posto indicato, spero che non sia una trappola o qualcosa del genere.

Incontrerò chiunque lui o lei sia, tra qualche minuto. Cerco di calmare il nervosismo e smetto di far battere le dita sul volante. Lo stringo tra le mani e mi guardo intorno ma il navigatore mi indica che sono ancora lontano dalla meta.

Ho comunque detto a Caleb che deve tenere sempre il cellulare acceso che se mai mi servisse una mano per qualcosa di veramente importante avrei chiamato lui. Come è successo l'anno scorso per Rebecca...quando è stata rapita. Dopo tutto questo tempo faccio fatica a dirlo e ricordarlo.

E Caleb mi ha semplicemente risposto:" Certo amico, ovvio." So di potermi fidare di Caleb. E' stato il mio vero e primo amico da tempo.

E' stato il primo che quando mi sono trasferito qui, a Manhattan, più di un anno fa, mi ha detto:" Ehi amico, piacere Caleb. So che ti sei trasferito da poco che dici di sederti con noi a pranzo qualche volta?"

Ed ora è veramente il mio migliore amico. Ovvio anche con James e con gli altri ho stretto un grande legame di amicizia. Non amo essere sentimentale, anzi non riesco molto spesso ad esserlo, ma cavolo sono fortunato ad aver trovato i miei amici.

Ritorno con i pensieri nell'abitacolo dell'auto e ricordo del perché tengo sempre il telefono a portata di mano. Non mi fido, non mi fido per niente di tutto questo. Soprattutto quando mi accorgo che la strada mi porta verso la periferia e ancora più lontano, fuori dal traffico della grande città.

Cavolo, sono sempre più sospettoso. Ho le chiamate d'emergenza aperte con il numero delle autorità, di Rebecca, di Caleb e mia madre. Il navigatore mi dice di essere arrivato a destinazione. Alzo lo sguardo verso il finestrino e una casa bianca, con giardino mi si presenta davanti.

Spengo il motore e noto un'altra abitazione poco lontano. E sembra per sino abitata. Meglio cosi'. Mi sorge ancora il dubbio del perché io abbia accettato questo incontro e sto quasi per riaccendere l'auto e andarmene quando arriva un messaggio da parte di Rebecca:

'Ei, amore, che fai? Ho appena finito di studiare Arte, tu come sei messo?'

Ecco il mio motivo. E' lei. Proteggerla. Saperla al sicuro.

Resto un altro minuto in macchina. Prendo un respiro e poi slaccio la cintura di sicurezza, per scendere. Il sole è ancora splendente in cielo e molto in lontananza tra i prati vedo correre qualche cane. Sospiro e guardo l'orario. Già è proprio ora.

Esco dall'auto, mi guardo intorno con fare sospetto e guardo il cancello della villetta. Il silenzio giace e controllo se l'indirizzo è corretto. E' giusto, non ho sbagliato.

La villa bianca è nuova, non sembra nemmeno disabitata. Il cancello però è aperto, quindi aspettavano la mia visita. Attraverso il prato silenzioso, diverse piante curate entrano nella mia visuale, qualche albero è stanziato attorno alla casa. E' molto curato come posto, quindi ci abiterà qualcuno.

Arrivo sul portico bianco che però scricchiola sotto i miei anfibi e mi fermo davanti alla porta, per un attimo mi sembra chiusa ma quando vedo lo spiraglio, mi basta poggiare la mano che si apre.

Esito, poi faccio un passo e un soggiorno si apre davanti a me. Sembra non esserci nessuno ma le finestre sono aperte e la luce filtra. Le tende si muovono e la testa è nel completo silenzio. Quasi sobbalzo quando sento il cellulare vibrare e un nuovo messaggio spunta sul mio telefono. Basta leggere quel nome a far ribollire la rabbia in me. Sconosciuto:

Just us Together 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora