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Alan's Pov.

Salgo le scale di casa mia, fino alla mia stanza. La casa è addobbata in ogni angolo, tranne per la mia camera, mia madre non è riuscita nel suo intento di decorare la mia stanza. Domani è Natale e a casa Anderson è evidente la cosa.

L'albero enorme e pieno di luci e palline, è al centro del salotto tutto adornato di vari oggetti natalizi, in giardino mia madre ha insistito per posizionare altre luci e un Babbo Natale gonfiabile.

 Mio fratello continua a mettere festoni per casa, sulle scale, in veranda, nel portico. Ovunque.

Io stesso sono scioccato, quest'anno Jack e mia madre hanno dato il meglio di loro. Mia madre dice che non ho per niente spirito natalizio, visto che rifiuto di adornare camera mia e di indossare maglie con renne stampate. 

Non le interessa se ho diciotto anni e insiste con questa storia da ormai quasi due settimane.

"Alan tu domani devi almeno indossare il cappello di Babbo Natale. Hai capito?"grida mia madre dal piano inferiore e io alzo gli occhi al cielo. Non la smette più. Continuerà cosi' fino a quando non saranno finte le vacanze di Natale.

Sento che mi è appena arrivato un messaggio e ho un sospetto di chi sia la persona che mi scrive. Entro nella mia stanza e mi butto nel letto. Guardo le pareti scure della mia stanza e mi soffermo su una delle pochissime foto appese alla parete.

Questa foto è una delle più importanti, mi ricordo di averla messa via quando sono ritornato da Londra dopo che io e Rebecca, ci eravamo lasciati. Ma la scorsa settimana, mentre sistemavo dei vecchi scatoloni sotto al letto l'ho ritrovata e ho deciso di appenderla.

E' una foto mia e di Rebecca, dell'anno scorso. Il mio sguardo adesso si concentra sul telefono che ho davanti e sul messaggio che è arrivato quasi cinque minuti fa e non ho ancora letto.

Lo apro e un sorrisetto furbo mi spunta sulle labbra.

'Non provare ad arrivare tardi. E' la vigilia di Natale e sono più che sicura che non hai ancora iniziato a prepararti per sta sera. E sono già le sei del pomeriggio! Alle otto devi essere qui, non voglio scuse, hai capito signor Anderson? Non voglio arrivare tardi alla cena."

Ridacchio quando leggo e rileggo 'Signor Anderson' e scuoto la testa rispondendo al messaggio.

'Il ristorante è a dieci minuti da casa, e poi è una cena con i nostri genitori. Se arrivi cinque minuti in ritardo non cambierà nulla, signorina Martinez.'

Sottolineo l'ultima frase con una faccina che fa l'occhiolino e controllo l'orario. Sono quasi le sei e dieci del pomeriggio, e non ho il tempo di fare altro che un altro messaggio attira la mia attenzione.

'La signorina Martinez, qui presente, non vuole arrivare in ritardo, visto che ci sono anche i tuoi di genitori ed è una serata importante. Domani è Natale ti ricordo, Anderson.'

E anche lei conclude il discorso con una faccina, ma questa fa l'occhiolino. Solo con dei messaggi sento una certa tensione tra noi e non vedo l'ora di vederla in quel vestito di cui mi ha parlato. 

L'ha comprato quando siamo usciti insieme e siamo andati al centro commerciale e non ho mai avuto la possibilità di vederlo.

Quindi non vedo l'ora di vederla. So che sembro un po' troppo eccitato, ma ancora non ci credo che finalmente mi ha concesso una seconda possibilità. Dopo tutto quello che abbiamo passato, abbiamo bisogno di un po' di tranquillità.

Ci mandiamo messaggi per diversi minuti fin quando non mi costringe ad andarmi a preparare per sta sera, visto che sono passati già venti minuti.

Prima di entrare in bagno sento nuovamente la voce di mia madre dal salotto al piano di sotto:"Alan noi, tra un'ora andiamo al ristorante. Quindi muoviti, so che passi a prendere Rebecca, quindi cerca di non farla aspettare!"

Just us Together 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora