Metaphors

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Louis Tomlinson

Aveva gli occhi verdi, proprio come Harry e suo padre, però i suoi erano  diversi. Erano freddi e vuoti e mi fissavano così tanto da farmi rabbrividire. Sapevo che sarei dovuto andare via, sapevo che avrei dovuto ignorarlo, ma ormai era troppo tardi.

"Il telefono ti sta vibrando nella tasca. È Harry?" disse, camminando verso l'angolo della stanza per prendere una bottiglia di champagne.

"Non lo so." gli risposi mentre lui era intento a risvoltare le maniche della sua camicia.

"Hai intenzione di stare lì impalato? Andiamo, siediti." Aprì la bottiglia di champagne e ne mise un po' nei bicchieri mentre io mi sedevo esitante. Perchè cazzo, non mi sarei dovuto trovare lì. "Mi dispiace, non volevo essere scortese. Sono Benjamin. Ben, Ben Styles."

Mi passò il bicchiere e poi fece cozzare il suo contro il mio, producendo un suono che sperai fosse abbastanza forte da poter coprire il suono del mio respiro irregolare.

Rimase accanto alla finestra, osservava la città e mi dava le spalle. Tutto ciò che indossava gli stava alla perfezione, come se ogni pezzo fosse stato fatto su misura esclusivamente per lui. Aveva un aspetto molto mascolino, molto posh. Tutto ciò che indossava era costoso, le sue scarpe probabilmente costavano più di tutti i miei risparmi di una vita. Bevve lo champagne e posò il bicchiere sul tavolino prima di sbottonarsi i primi due bottoni della camicia. Controllò l'ora sul suo orologio e poi si versò un altro bicchiere di champagne. Il suo essere urlava Scott Disick.

"Sono piuttosto sicuro che ti starai domandando perhcè sei qui." Finalmente si girò, dandomi più tempo per osservare il suo volto. Probabilmente aveva qualche anno in più rispetto a me, probabilmente era sulla trentina. Non assomigliava per niente ad Harry e Gemma e non aveva un accento inglese. Non ci volle un genio per capire che era stato cresciuto in uno degli hotel più grandi e rinomati dello stato, circondato dall'élite.

"Sei Louis Tomlinson, dico bene?" mi chiese, sedendosi sul divano adiacente a quello su cui ero seduto io. Annuii molto semolicemente. "Puoi parlare, lo sai vero? Questa conversazione non è registrata se è quello che temi. Non mi interessa tutta quella merda inquietante."

"Sì, sono Louis." risposi secco.

"Il marito di Harry, vero?"

Annuii ancora, perdendo l'abilità di produrre qualsiasi suono. Non aveva senso negarlo, probabilmente aveva ingaggiato un investigatore privato per seguirci o qualcosa di simile. Forse era quello il genere di cose inqietanti che gli interessavano. Ma cosa voleva da me quel tizio?

"Allora è vero? Siete davvero sposati, non è così? Ti ha fatto diventare gay o sei stato attratto dai suoi soldi?" Quelle parole lascirono incuranti le sue labbra.

"Nessuna delle due." dissi, schiarendomi la gola.

"Ah, allora si tratta d'amore?" chiese. Strizzò un po' gli occhi prima di tornare al suo stato normale, come se avesse cercato di analizzarmi. Non riuscii a sostenre per molto il suo sguardo, non quando il desiderio di stenderlo con un pungo era così forte. Serrai la mascella e chiusi le mani in pugni, cercai di fare di tutto pur di trattenermi dal fargli del male fisico.

"Sai che sono fidanzato, vero? Con una donna? Ho sentito che anche tu lo sei, il che è strano dal momento che sei già sposato. Non ti biasimo, però, probabilmente sei il tipo di persona a cui piace scrivere del proprio fidanzamento sul giornale. So che sai quanto sia caro tuo marito, ma lui vale molto più di quello. Harry vale molto di più di quanto tu possa immaginare, te lo dico. Hai fatto la scelta giusta, hai scelto un marito ricco considerando anche che la sucola per cui lavori è in bancarotta. Sei un tipo intelligente, Louis. Te lo concedo. Andarai avanti nella vita." disse e capii che era davvero convinto che le parole che stava dicendo fossero la verità.

Spaces -Larry Stylinson (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora