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Rey-li abbracciava l'intero orizzonte con i grandi occhioni verdi, alla ricerca di un Vor. I fiocchi di neve calanti non erano molti, ma il vento li trasportava con ferocia, sferzandole il volto e ostruendole la visuale.

La piccola si calcò il cappuccio impellicciato sulla testa e si strinse nel cappotto di almeno due taglie più grande di lei. I genitori le avevano comprato tutti indumenti che le andavano enormi per risparmiare in futuro: a sette anni si cresceva a vista d'occhio, diceva sempre suo padre, perciò era inutile spendere soldi per qualcosa che veste a pennello. Rey in realtà non era molto d'accordo, a lei non sembrava affatto di crescere in fretta, tuttavia non si lamentava.

Abbassò lo sguardo per osservare le orme del padre, così enormi, lasciate sulla neve fresca. Quelle di lei non erano grandi neanche la metà; la bambina fece tre passi l'uno dietro l'altro, attaccando i piedi per formare un'unica orma più grande. Soltanto allora uguagliò quelle dell'uomo.

«Rey, andiamo.» La grossa manona callosa di Tairan-li afferrò una delle sue. Era fredda poiché l'uomo non portava i guanti. «Dobbiamo tornare presto, o la mamma si preoccupa.»

Rey si lasciò condurre in silenzio. Il tocco del padre era gentile, e lui aveva rallentato di poco il passo per permetterle di restare al suo fianco. Gli si strinse il più possibile senza intralciargli i movimenti, mentre con lo sguardo sollevato aveva ripreso a scrutare il cielo bianco. Aveva voluto accompagnarlo perché Kirr, la persona più vicina a un'amica che avesse, le aveva detto di aver visto un intero stormo di Vor in quella zona. Non era stata in grado di descriverle nel dettaglio a che tipo appartenessero o come fossero fatti, perché erano volati via troppo velocemente, per questo Rey aveva deciso di andarci di persona nella speranza che tornassero.

Sua madre aveva cercato di dissuaderla: con la neve sarebbe stato pericoloso aggirarsi fra le strade di montagna, e comunque avvistare dei Vor con quel tempo era assai improbabile. Rey aveva messo il broncio, sebbene non avesse replicato, e alla fine Tairan aveva convinto in qualche modo la moglie a lasciarla andare. Le sarebbe stato vicino, aveva detto, attaccato al suo sedere come una zecca della peggior specie. Però, una volta allontanatosi dal piccolo villaggio di Er-lor, dove tutti gli abitanti facevano del loro meglio per spalare le strade dalla neve, avevano trovato una distesa bianca ad aspettarli sulle strade di montagna.

Il sentiero era stretto e scosceso, pieno di sassi di grandi dimensioni che spuntavano da ogni dove che lo rendevano ostico perfino in estate. Con la neve che nascondeva i numerosi ostacoli bisognava star molto attenti e procedere lentamente. La vegetazione pareva non esistere in quell'angolo di mondo, c'erano solo rocce imbiancate e salite ripide.

«Papà, quanto manca?» Rey non avrebbe mai ammesso di essere stanca, nonostante le gambe cominciassero a darle qualche leggero doloretto. Non era abituata a percorrere tante salite, soprattutto non ad alzare le ginocchia in alto a ogni passo per camminare sulla neve.

«Poco, fah-s¹. La casa del cliente dovrebbe essere poco più avanti.»

I muscoli indolenziti e provati della piccola esultarono, mentre una parte in fondo al suo cuore sussultò. A questo punto avrebbe dovuto sperare nel viaggio di ritorno per avvistare almeno un Vor.

«Ne ricaverò una bella sommetta, questa volta,» continuò Tairan, lo sguardo sempre fisso avanti a sé. «Così magari potrò comprarti qualche vestito su misura, che ne dici?» Abbassò gli occhi scuri solo per rivolgerle un veloce occhiolino. «Tua madre ha veramente esagerato, questa volta. Sembri un pulcino avvolto in un lenzuolo.»

«Come vuoi.» A Rey importava poco dell'abbigliamento. Finché gli indumenti che aveva non le limitavano i movimenti non aveva molto di cui lamentarsi. Quello a cui la bambina aspirava era qualcosa che non si poteva comprare, almeno non nelle terre di Yer-ran.

Il Segreto dei VorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora