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II

I pensieri le si accavallarono. Una miriade di idee, ricordi, parole dette e sentite, volti e immagini che si sovrapponevano l'una sull'altra.

Kreyen indietreggiò con gli occhi spalancati.

I Vor la osservavano da lontano.

E Inees respirava a fatica, ancora distesa a terra, coperta da un cumulo di neve. Cercò Shirin con gli occhi, ma trovò soltanto un flusso di luce che saliva verso il cielo.

La schiena di Shirin si aprì, e l'energia nello stomaco uscì sotto forma di ali nere. Poi le ricorpì il corpo e le allungò le braccia, ora dure e affilate come lame. Quando la luce si affievolì un poco, Shirin fissò l'espressione enigmatica di Kreyen, il respiro mozzato da un dolore incessante.

I pensieri erano diventati inafferrabili, neanche stirandosi e stringendo delle dita immaginarie attorno a quei concetti riusciva ad acciuffarli; si spezzavano e dileguavano sotto il suo tocco. Ciò che restava erano soltanto emozioni, forti, travolgenti, che le scottavano le mani della mente con la stessa ferocia delle fiamme di Kreyen.

Shirin piegò il corpo in avanti, il collo piegato e la testa che ciondolava. In alcun modo poteva contenere l'urlo disperato che le graffiava la gola.

Da qualche parte, in quel mare tempestoso, risuonavano delle voci diverse, che non le appartenevano. Nella disperazione decise di aggrapparsi a quelle, e stirò le dita immaginarie fino a sfiorarle.

Ma cos'è?

Chi è?

È bellissima!

Dovremmo aiutarla, sembra sofferente.

Quel tipo le ha fatto del male.

Profuma! Voglio avvicinarmi!

Tante. Troppe voci. Diventavano sempre più numerose, proprio come i Vor che arrivavano da ogni dove per circondarla. Avevano affrontato il terrore e le si erano avvicinati, una miriade di colori diversi che scintillavano. Eppure, non erano altro che misere lucciole, in confronto all'immensità della luce di Shirin.

Shin!

Quella voce, fra le tante, la ridestò dalla confusione in cui era precipitata. Inees era lì, al suo fianco, gli occhietti socchiusi e la coda agitata. La stava colpendo al fianco con le corna, debolmente, ma il dolore che la invadeva aveva eclissato anche quel piccolo contatto. Soltanto osservandola si rese conto di quanto fosse vicina.

Shin, riprenditi!

La disperazione della Vor era il riflesso della sua. Altrettanto grande, altrettanto totalizzante.

L'essere che rispondeva al nome di Shirin reclinò il capo all'indietro, perdendosi nel bianco del cielo. Udì una risata, che si trasformò in un accesso di tosse, ma questa volta non proveniva dall'interno della sua testa.

Era l'umano di fianco a lei, quella creatura insulsa, abietta e disgustosa. Aveva dimenticato anche il suo nome, ma non le importava, perché quell'individuo non ne meritava uno. Un insignificante moscerino moribondo che aspettava di ricevere il colpo di grazia, ecco cos'era.

«Non ci posso credere!» cianciava, con le braccia spalancate e il sangue che gli macchiava la fasciatura approssimata sul fianco. Quei peli ingrigiti che aveva sulla testa, e che lui chiamava capelli, erano smossi dal vento gelido.

Inees aveva smesso di spingerle le corna nel fianco e si era mescolata con gli altri Vor. Anche lei, come tutti gli altri, non riusciva a staccare gli occhi da Lei, ma raddrizzò le orecchie per ascoltare le sue parole. Era una delle più lucenti in quello stormo mescolato.

Il Segreto dei VorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora