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Le dita di Xer erano saldamente allacciate le une alle altre e posate sulla scrivania lucida e sgombra. Il mento sfiorava le mani, e di tanto in tanto gli indici si allungavano per accarezzarlo.

La scrivania era anonima, molto più di quella di Kreyen: non aveva effetti personali di alcun tipo, né libri, né fogli o altro. Soltanto un calamaio e una penna appoggiati al centro esatto, poco lontani dai gomiti poggiati di lui.

«Mi hai molto deluso, Nilim,» stava dicendo Xer, con gli occhi incollati sulla ragazza in piedi di fronte a sé.

Aranis non mostrò alcuna reazione a quella affermazione. Nel momento esatto in cui lui l'aveva chiamata nel proprio ufficio, lei aveva saputo che era giunto il momento della sua punizione. Erano trascorsi alcuni giorni da quando l'aveva beccata a curiosare fra le cose di Kreyen, e da allora non le aveva più rivolto la parola nemmeno durante le lezioni, fino a quella mattina, quando le aveva comunicato di andare da lui durante la pausa pranzo.

«Fra tutti, non mi aspettavo davvero che una studendessa diligente come te avrebbe trasgredito le regole così,» continuò lui. Fece una pausa per leccarsi le labbra. «Ora dimmi, cos'è che hai scoperto?»

Gli artigli di Firris si serrarono con troppa forza sulla spalla della ragazza, nello stesso punto in cui, giorni prima, le aveva provocato delle piccole ferite. Il Vor percepì subito il dolore di Aranis, nonostante il volto di lei non avesse subito alcuna variazione, e allentò la presa.

«Il professor Kreyen aveva chiesto aiuto alla madre di Shirin Amansus per fare degli esperimenti su di lei,» disse. Non prese neanche in considerazione l'opzione di mentirgli, non avrebbe avuto alcun senso, soprattutto dal momento che gli aveva consegnato la boccetta con il sangue della ragazza. Al momento, tutto ciò che poteva fare era evitare ulteriori guai, e l'unico modo per raggiungere l'obiettivo era collaborare.

Xer si lasciò andare a un lungo sospiro. Sciolse le mani e si grattò il mento. «Bene. Sai anche che tipo di esperimenti?»

Il sopracciglio le si inarcò senza il suo consenso, ma Aranis si affrettò a riabbassarlo. «No, signore. Sono a conoscenza soltanto del tentativo di utilizzare il suo sangue per attrarre i Vor.»

«Giusto. Il primo esperimento.» Tirò la sedia indietro e, poggiando entrambe le mani sulla superficie liscia della scrivania, si tirò su. «So bene della tua amicizia con Valyx e, di conseguenza, con Amansus. Capisco che tu sia preoccupata per la loro sparizione, è giusto, anche se questo non giustifica il tuo comportamento.» Aggirò la scrivania per portarsi a pochi passi da lei. «Voglio essere sincero con te, potrei farti cacciare dall'Accademia con un attimo, se solo volessi.»

A questa minaccia, Aranis si irrigidì. Ancora una volta Firris le provocò una fitta di dolore alla spalla, ma trovò quasi conforto in quella sofferenza fisica. Evitò di interrompere l'insegnante, non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.

«Non nascondo però che sei la mia migliore allieva, la più promettente dell'intero istituto.» Xer incrociò le braccia. «Perderti sarebbe un duro colpo anche per me, perciò mi piacerebbe evitarlo. Per questo voglio darti una seconda possibilità.»

Aranis non osò sperare di cavarsela impunita, non dopo aver visto la rabbia e la disperazione che lo avevano animato nel momento in cui l'aveva colta in flagrante. Era sicura che non l'avrebbe lasciata andare come se nulla fosse, neanche se era la sua migliore allieva.

«Alleati con me.»

Le dita ebbero uno spasmo improvviso, ma Aranis si sforzò di rimanere impassibile e non lasciar trasparire l'avversione nei confronti di quella proposta. Inspirò a fondo per mantenere i nervi saldi e ogni muscolo corporeo il più rilassato possibile.

Il Segreto dei VorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora