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La piccola Herewynn non si muoveva. Ogni muscolo del suo corpo era teso, in attesa di partire alla carica. Il fiato caldo formava una nuvola di condensa che evaporava verso l'alto, in direzione del cielo tornato azzurro e limpido, dopo un'intera settimana di neve. La bambina reggeva un ciocco di legno in una mano, una pallida imitazione della spada che da grande avrebbe ricevuto in regalo dai genitori.

Con una lentezza quasi esasperante separò i piedi, il sinistro avanti al destro, e congiunse le mani per reggere l'arma finta con entrambe. La abbassò di fronte a sé, a mo' di guardia. Controllò il respiro, come la madre le aveva insegnato il giorno prima, e inalò a fondo. Sentì il diaframma crescerle assieme al ventre, che divenne prominente finché non si decise a lasciar uscire l'aria e liberarsi i polmoni. Ricominciò subito da capo, senza accennare a muovere nessun muscolo per prendere bene il ritmo.

Un istante prima di partire spostò il peso interamente sul piede dietro. Quindi fece roteare la spada di legno con entrambe le mani; mise a segno un colpo diretto e lasciò ricadere l'arma, tenendola ora solo con la destra, quindi la roteò per caricare il prossimo attacco e ne riafferrò l'elsa anche con la sinistra all'ultimo istante, per donare una forza maggiore al movimento. Quest'ultimo passo la fece traballare qualche secondo a causa delle neve che ricopriva l'erba del giardino. Non riusciva a muoversi come avrebbe voluto in quella distesa bianca.

Lanciò un sospiro pieno di frustrazione al cielo mentre abbassava il bastone.

«Quand'è che posso fare qualcosa anch'io?» Inees le svolazzava attorno, sbattendo velocemente le piccole ali che aveva sul dorso.

Wynn sbuffò, ma non riuscì a reprimere un sorriso quando vide la Cucciola di Vor sbandare a causa del peso eccessivo del suo corpo. «Devo prima capire le basi che mi ha spiegato mamma ieri, te l'ho detto.»

Inees incrociò le braccia sul petto, dove la pelliccia bianca diventava più voluminosa e soffice. «Ma io mi annoio!» si lamentò con la sua vocina acuta, simile a quella di una bambina.

«Lo sai che se non mi riesce tutto alla perfezione prima di domani, la mamma mi punisce.»

Per tutta risposta, la Vor alzò il naso all'insù con un gesto brusco. La lunga criniera di capelli verdi le ballò dietro la nuca, seguendo il suo movimento. «Non mi interessa. Anche io ho diritto ad allenarmi, sai?»

«Lo so, mi dispiace.» Nonostante la trovasse davvero snervante quando si comportava in quella maniera, Wynn la capiva benissimo. Aveva ricevuto quella Vor in regalo due anni prima, quando era ancora troppo piccola anche solo per capire come creare un Legame. Aveva seguito le istruzioni dei genitori, e quando la piccola Inees aveva accolto la sua richiesta lei aveva sentito i propri sensi diventare più acuti, aveva percepito il potere della Vor, che all'epoca le era sembrato immenso. Da allora, aveva dovuto aspettare di compiere almeno sei anni prima che i genitori le dessero il permesso di utilizzare quel potere. Ne era stata inebriata al punto da non volersi mai più separare da Inees.

«Dai, ti prego, solo cinque minuti!» La Vor le svolazzò davanti al viso, tanto vicina al naso che Wynn sentì il profumo del suo alito: era lo stesso odore che aveva il giardino in estate, quando era pieno di rose e fiori di tutti i tipi.

«Ma che ti costa aspettare un po'? Ti prometto che quando ho finito...»

«Non ti lascio allenare finché non accetti.»

«Cosa? Inees, smettila di fare la scema!»

Con le due corna dritte e tozze che aveva sulle orecchie flosce e verdi la Vor prese a colpirla sullo stomaco. Non le provocava un vero e proprio dolore, la sensazione somigliava più a una fastidiosa puntura di zanzara continua. Wynn provò a scacciarla con una mano, ma la creatura la evitò avvitandosi su se stessa con un'agilità che la bambina non le aveva mai visto prima e tornò alla carica, più energica di prima.

Il Segreto dei VorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora