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«Puffettina, per quanto ancora hai intenzione di evitarlo?»

Iliana affettava con precisione e velocità la carne sul tavolo con un grosso coltello da cucina che suo marito stesso aveva affilato, affinché tagliasse anche le ossa più dure.

Rey, intenta a sistemarsi la mantella per bene sulle spalle, si fermò per lanciare un'occhiata innocente alla madre. «Non so di che parli,» borbottò, e si abbassò ad allacciarsi le cinghie degli stivali.

Areth, per una volta, non le svolazzava attorno, e se ne stava seduto sul tavolo a sbavare sulla carne rossa e succulenta che la donna stava preparando con cura. La coda si agitava senza sosta, e gli occhi erano tanto spalancati che Rey si prese l'appunto mentale di controllare se ci fossero le sue pupille sulla cena. Non si era accorto che la sua Domatrice si stesse preparando per uscire o, se l'aveva fatto, non ne diede segno, impegnato com'era a controllare che il livello di salivazione non superasse il limite.

«Lo sai benissimo, invece,» disse Iliana, senza neanche sollevare la testa.

Da quando aveva perso nell'incontro con Kirr durante il rito di maturità, tre giorni prima, Rey non aveva fatto altro che uscire di casa poco prima che Tairan rientrasse e tornare solo quando era sicura che lui fosse andato via. Lo faceva di proposito, a evitarlo, perché in cuor suo non riusciva a sopportare l'idea di averlo deluso e, per questo, non affrontandolo sperava di rimandare fino a quando se ne sarebbe fatto una ragione. Lo stesso non si era potuto dire per Areth che, innamorato com'era di Tairan, non aveva fatto altro che restare in casa e svolazzargli intorno.

Rey afferrò la mentella sotto al mento e la tirò su per farci sprofondare il volto. «Non lo sto evitando,» mentì.

Iliana arrestò il suo sminuzzare, dileguando anche l'effetto ipnotico su Areth, e sollevò la punta del coltello in direzione della figlia. «È inutile che reciti con me, so riconoscere i segni di una persona che scappa da qualcosa. Li conosco troppo bene.» Riprese a tagliare la carne, e Areth tornò a sbavare. «È tuo padre, non devi mica temerlo. Sarà grande e grosso, ma lo sai benissimo anche tu che è lui quello tenero della coppia, no?» disse con un sorrisetto malizioso.

Rey sbatté le palpebre più volte, senza sapere bene cosa rispondere. Sua madre adorava ripetere quella frase da quando lei era piccola, e lei aveva avuto modo di verificarne la veridicità in diverse occasioni. Era la madre a darle le regole e le punizioni quando era ancora una bambina, mentre Tairan era quello che l'aiutava a eluderle il più possibile. Non era il terrore di una sfuriata a tenerla lontana dal padre, però, quanto più il rimorso che avrebbe seguito la visione della sua espressione accigliata e amareggiata. Non sarebbe giunta nessuna predica da parte sua, questo lei lo sapeva bene, ma forse era proprio per questo che non sopportava l'idea di parlargli.

Se Tairan se la fosse presa con la figlia, Rey avrebbe potuto infuriarsi a sua volta. Così le rendeva soltanto le cose più difficili da accettare.

«Non volevi parlargli del tuo studio?» le disse Iliana, e a quelle parole Rey sollevò il capo.

«Sì, ma penso che ora non sia proprio il momento.»

«E perché no? È proprio questo il momento invece, devi decidere il tuo futuro ora che sei diventata una donna matura.»

Una donna matura. Dopo aver ottenuto il tatuaggio, Rey era diventata ufficialmente un'adulta, e ben presto avrebbe dovuto trovarsi un lavoro. Tutti avevano sempre dato per scontato che avrebbe seguito le orme del padre e avrebbe imparato a forgiare le armi, e si erano chiesti se sarebbe mai stata alla sua altezza. Ray però non aveva mai desiderato di lavorare alla forgia. Anche se aveva già appreso alcune cose fondamentali nel corso degli anni, non si era mai davvero arresa all'idea di andarsene.

Il Segreto dei VorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora