Capitolo 53

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Canzone : The New great depression (The Moth & The Flame)⬆️

Grace

La prima volta che si ama si prova qualcosa che non sai realmente cosa sia, perché non sai cosa sia l'amore,ma con quella prima esperienza comprendi a pieno il suo concetto e i contenuti che cela mostrandoti tutte le sue sfaccettature,
si ama senza sapere cos'è l'amore,
si ama amando l'amore, e il volto che lo rappresenta.
In amore molto spesso ci sono talmente tante cose non dette soprattuto nel nostro.
Ti amo segretamente tra la mia anima e le mie maschere.
Adrian ferma la macchina in un parco isolato lontano da New York, ma New York da qui si vede ancora meglio. Scendiamo dalla macchina. Il sole sta tramontando dietro gli alti grattaceli. Adrian scende dalla macchina e si poggia contro il cofano e si accende una sigaretta.
Apri la tua anima alla maschera davanti a te. Mi dispongo davanti a lui e guardo un punto cieco oltre alle sue spalle. Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi, è già difficile così. Prendo un grosso respiro e deciso di raccontargli tutto.
"Ero a Nashville, sono andata con un'amica in un bar in periferia della città. Pensavamo che così sarebbe stato più comodo visto che in zona c'era il motel in cui avevo preso una stanza. Andava tutto bene, finché una ragazza non ricordo il nome, si avvicina. Non ricordo molto perché la mia mente ha rimosso. Mery la mia amica era stanca decide di tornarsene al motel, io resto sola per qualche momento con questa ragazza. Mi indica un suo amico alle mie spalle e mi dice che gli piacerebbe conoscermi. Probabilmente in quel momento ha sciolto della droga nel mio bicchiere. Un solo momento di ingenuità mi ha condannato.Da quel momento non ricordo più molto in maniera precisa, alcuni eventi mi sono stati descritti dalla polizia secondo loro supposizioni. So che mi portarono in un vicolo, mi gettarono a terra come se fossi una bambola con cui sfogare gli ormoni. Non riuscivo a muovermi, non riuscivo ad urlare. Non riuscivo a fare nulla. Persi i sensi e finii in ospedale. Subito dopo aver preso consapevolezza di quello che mi era successo nacque Harley Quinn. La mia nuova personalità forte e cinica. Iniziai a frequentare locali,bere fino a perdere i sensi. Iniziai ad odiare con ogni mia fibra il mio corpo che era stato l'oggetto di quei mostri. Iniziai a tagliarmi, i polsi, poi le braccia. Alla fine ogni lembo del mio corpo andava bene. Mi immischiavo in risse. Ho picchiato una ragazza solo perché indossava un vestito azzurro come il mio. Lo stesso vestito che avevo indossato la notte che mi hanno stuprata. Ma non era la prima rissa in cui mi immischiavo. Era successo più di una volta anche alle superiori. Tentavano di ferirmi con le parole e io ferivo alzando le mani. Non riuscivo a controllarmi. Vedevo le altre ragazze con le loro vite perfette e la mia vita era stata distrutta. Avevo solo voglia di annientare la loro felicità così come era stata annientata la mia! Poi ho iniziato la cura con la dottoressa Thomson ma la situazione non è migliorata così tanto. Soprattutto nei primi mesi. Ci sono voluti mesi per evitare che mi tagliassi, mesi per astenermi dall'alcool, mesi per non prendermela più con le ragazze. Vedevo in loro delle traditrici, era stata una ragazza a ingannarmi. Ora sono questo un casino..."sussurro con una lacrima che mi riga la guancia. Non me ne ero accorta.
Le emozioni hanno iniziato a scivolare via dalla mia mente e a manifestarsi attraverso i miei occhi.
Adrian resta in silenzio e mi porge la sua sigaretta. Che prendo e fumo nervosamente. Ha uno sguardo vitreo, è assente.
Sono pronta per la sua di verità?
"Sono tornato a casa dopo essere andato a bere una birra con Kurter. Richiamo Jonathan un paio di volte. Ma non ricevo alcuna risposta quindi inizio a cercarlo e alla fine lo trovo nella sua stanza. Era steso sul pavimento con una pistola in mano e il volto rigato dalle lacrime. Resto qualche secondo impalato nel tentativo di capire come poter agire.
Gli dico di fermarsi, di non farlo ma lui non mi dà ascolto. Preme quel grilletto davanti a me e senza il mio consenso, mi strappa via dalle mani la sua vita. Mi avvicino al suo corpo inerme in lacrime per la disperazione. Urlo per la rabbia, per la frustrazione. Arrivano i miei genitori, cadono entrambi nel panico, chiamano i soccorsi ma ormai lui aveva preso la sua decisione di andarsene e lo ha fatto. Aveva deciso di darmi il suo cuore che ho rifiutato ma sono stato costretto a prendere. Ora lui è nel posto in cui è stato fin da principio, è ciò che è stato fin da principio, ma nonostante lui sia il mio cuore non riesco ad essere buono come lo era lui. Sono sempre stato un combina guai. Sono andato ubriaco a delle feste. Ho ridotto ragazzi della mia scuola e del mio quartiere davvero male. Chiunque osava sfidarmi o sfidare qualcuno del gruppo la pagava. Quando abbiamo raggiunto tutti i nostri ventuno anni eravamo senza controllo. Distruggevamo i locali, ce la prendevamo con chiunque fosse felice perché noi eravamo ricchi ma per qualche motivo eravamo incazzati e infelici. Vivevamo senza avere la consapevolezza di vivere. Eravamo mostri dai cuori di latta che non sapevano cosa farsene delle emozioni, eravamo pieni di noi. Pieni di odio e carichi della maledetta voglia di vendicarci. C'è la prendevamo con le persone, chiunque, chiunque fosse lo lasciavamo quasi morto a terra. Ho sempre negato a Jonathan tutto questo gli dicevo che avevo il buon senso di non fare queste cose ma in realtà non è così"asserisce "fingevo di essere migliore ma in realtà ero il peggiore. Perché ero io a aizzare il branco ad agire in una certa maniera." Si porta un'altra sigaretta fra le labbra e guarda davanti a sé. "Però ho evitato che Jonathan si immischiasse, l'ho sempre tirato fuori da quelle stronzate, dalla mia merda. La mia anima è macchiata di nero fino al midollo. Ho la pelle sporca del sangue di carnefici e innocenti, ma sono qui davanti a te e ti chiedo di accettarmi nonostante tutto..."conclude.
Siamo simili, siamo due facce uguali.
Platone direbbe anime gemelle.
Abbiamo odiato la felicità perché non l'abbiamo mai ottenuta.
Getto la cicca e la schiaccio sull'asfalto. Mi avvicino a lui con passo cauto e lo abbraccio. Mi inebrio del suo profumo della sua colonia. Premo l'orecchio contro il suo cuore che pulsa ad un ritmo martellante.
"Voglio che tu sappia che non ho mai stuprato nessuno Grace. Mai..."afferma con tono deciso, insinua una mano fra i miei capelli e mi accarezza.
"Quelli del tuo gruppo l'hanno fatto?"domando accigliandomi.
"Molto spesso erano fatti o sotto effetto di droghe, ma non credo che abbiano mai fatto una stronzata del genere"risponde con sicurezza. Mi acciglio e ritorno con a nascondermi vicino al suo corpo. Mi abbraccia e poggia il mento sulla mia testa.
"Come ci si sente ad essere di nuovo se stessi?"domanda, sento la voce rimbombare.
"Liberi"ribatte con decisione. Inspiro il suo profumo, osserviamo entrambi il buio che lentamente cala sulla città. Non so da quanto tempo siamo qui abbiamo perso la cognizione di tutto.
Abbiamo perso la cognizione del tempo e della vita
ma abbiamo ripreso il possesso di noi stessi.
"Ho paura..."sussurro, ora che sono di nuovo in me potrebbe succedere qualsiasi cosa.
Ho paura che la vita possa annientarmi. Magari posso essere me stessa con lui è una maschera con il resto del mondo.
Mi afferra dal retro delle cosce e mi fa saltare. Lego le gambe intorno al suo bacino largo e possente. Arpiona le dita sul mio posteriore. Inspira il mio profumo e dischiude gli occhi. Mi fa sedere sul cofano della macchina e mi osserva con uno sguardo indecifrabile. Non riesco a capire cosa stia per fare. Le mie gambe sono intrecciate dietro la sua schiena costringendo i nostri corpi a stare ad una distanza minima. Ha le labbra dischiuse, la vena sul collo rigonfia.
"Ti penti mai di quello che hai fatto?"domanda improvvisante interrompendo il silenzio che era calato. Mi dissemina la mandibola di baci e scende sul mio collo.
"A volte si, altre volte no e tu?"
"Mai, le cose sbagliate sono quelle che mi vengono meglio e le migliori che abbia mai fatto"ribatte con decisione sulla mia pelle umida della sua saliva. Non vorrà mica farlo qui?
"Cosa hai intenzione di fare?" La mia voce non esce con la sicurezza con cui avrei voluto che uscisse.
"Nulla ti sto baciando e basta stai tranquilla. Può sembrare isolata ma questa zona è abbastanza frequentata non mi sogno nemmeno per l'anticamera del cervello di farlo qui con la possibilità che qualcuno possa vederti"
"Sei geloso che qualcuno mi possa vedere?"
"Ci tengo a ciò che ritengo di mia personale proprietà" precisa con un sorrisetto sfrontato.
"Ma non sono un oggetto"
"Questo non significa che tu non sia mia" posa la lingua sul mio labbro inferiore e me lo accarezza, dischiudo le labbra e la insinua nella mia bocca. Spinge il bacino fra le mie gambe dischiuse e poggia le mani su i miei fianchi.
"Con ogni sguardo accendi ogni mio pensiero impudico"sussurra sulle mie labbra e mi tira i capelli in maniera tale da farmi reclinare il capo . Dischiudo gli occhi e lasci che mi incanti con le sue labbra seducenti, che si muovono in maniera studiata sulla mia pelle che diventa sempre più accaldata.
"Andiamo Grace per oggi abbiamo parlato abbastanza, è il momento di tornare alla realtà" mi fa un occhiolino e si allontana improvvisamente lasciandomi stordita. Fa sempre così!
"Se non volessi andare?"
"Finirei per contraddirmi come sempre, quindi a meno che tu non voglia farlo qui ti conviene salire Grace.
Entriamo in macchina e partiamo verso la realtà. Mi stringe una coscia e mi bacia su una guancia e sorride divertito. Abbasso il finestrino ed esco fuori il braccio. È bello sentire me ancora parte di me.

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