Capitolo 52

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Canzone: Feel Somenthing (Jaymes Young)⬆️

Adrian
Allungo una mano nel letto e tasto la zona accanto a me. Vuota...apro gli occhi e mi guardo intorno. Dov'è? È il mio primo pensiero. Come diavolo mi sono ridotto? Sollevo la testa dal cuscino e intravedo la porta del bagno aperta in direzione c'è la vasca. Mi sento stanco e appagato. Molto appagato, intravedo la testa di Grace, mi fissa dalla vasca e si mordicchia le dita.
"Buongiorno"dice alla fine. Con estrema pigriza e lentezza esco dal letto e mi siedo sul bordo. Mi porto le mani sul viso e sbruffo. "Non mi pensi più di quando c'è lei, vuoi dimenticarmi?"domanda. Allungo una mano verso il cassetto e prendo una sigaretta. "Non vorrai già fumare?"borbotta Grace dalla vasca. Ho appena aperto gli occhi e ho già una sigaretta fra le labbra, cosa faccio? Se la lascio, significa che le sto dando ascolto, se non la lascio farò di testa mia come sempre ma annienterò i miei polmoni. Me ne fumo metà, mi sembra un buon compromesso. La accendo e mi alzo in piedi. Sono completamente nudo, afferro il posacenere e me lo porto dietro in bagno. Grace ha i capelli scompigliati e legati in una crocchia. Entro dentro la vasca e mi siedo dall'altra estremità della vasca.
"Buongiorno..."ribatto con un sorriso sfornato, lo è ancora di più ora visto che è nuda davanti a me, in una cazzo di vasca da bagno. Inspiro il fumo e sbuffo nella sua direzione.
"Hai intenzione di finirla?"domanda sporgendosi e sbattendo le sue volte ciglia castane. Le nostre gambe si intrecciano e sfioro la pelle delle sue cosce morbide.
Il suo tocco è vertigine.
Ogni volta che mi sfiora,sento i brividi.
"Non lo so..."ribatto sostenendo la sigaretta a mezz'aria "perché?"domando inarcando un sopracciglio. Poggia le mani sulle mie ginocchia e si sporge in avanti facendo emergere i suoi seni dall'acqua. La loro vista mi suscita il ricordo della notte precedente o di questa mattina presto, non so che ore fossero ma ci abbiamo dato dentro in tutti i sensi possibili.
"La voglio..."sorride sfrontatamente "ora la domanda è tu cosa vuoi?"prosegue avvicinandosi sempre di più. Abbasso lo sguardo fra le sue gambe beh non ci vuole molto a capirlo! "Tutto tranne quello..."borbotta indietreggiando, che gran peccato!
"Ti ho consumata e ora consumerò questa sigaretta"proseguo con fare strafottente. Me la posiziono fra le labbra e mi allungo verso Grace le tiro le gambe verso di me.
Voglio sentirla addosso,
pelle contro pelle,
un contatto che desidero solo con lei,
desidero solo con lei.
Non ho mai concesso a nessuno questo genere di attenzioni.
"Sono offesa..."mormora mettendo il muso. Mi sfilo la sigaretta dalle labbra ormai quasi del tutto consumata e la infilo fra le sue. Sorride come una bambina soddisfatta e si siede sulle mie gambe. Si avvicina sempre di più e aliena i nostri volti. Sfila la sigaretta dalle sue labbra carnose e mi getta il fumo in faccia esattamente lo direzione verso la mia bocca dischiusa.
Bruciamo insieme e non gestiamo l'incendio delle nostre anime.
Allunga una mano e spegne la cicca nel posacenere, la sua era solo una provocazione. Le afferro i seni a coppa fra le mani e li faccio oscillare. Si sporge sulle mie labbra e mi bacia per poi alzarsi improvvisamente. Mi trovo all'altezza del suo sesso. Le mordo la coscia prima che esca dalla vasca e la seguo con sguardo.
"Mi ripaghi così?" Mi lamento.
"Tu non mi ascolti..."ribatte facendo spallucce. Mi sollevo dalla vasca e la seguo.
"Non ascolto mai infatti ma mi prendo ciò che voglio"ribatto con sorriso furbo. Grace scatta come una gazzella in corsa. La stanza è questa, non ha molte vie di scampo e andrà a finire proprio come desidero!

Si infila uno slip in pizzo rosa e lo fa risalire lentamente lungo le sue gambe. Il suo bel didietro è arrosato e in alcuni punti violaceo a causa dei lividi. Sono passionale, carnale e mi piace lasciare il segno dove sono passato. Subito dopo si in fila il reggiseno e si incammina nella mia direzione mentre regge le coppe.
"Me lo allacci?"domanda dandomi la schiena. Le sposto i capelli su una spalla e afferro i due lembi del reggiseno. Mi piego sulla sua nuca e le bacio la zona. Sfioro con le dita la pelle liscia della sua schiena.
Se potessi fermare il tempo, lo fermerei a questo momento.
Ora che ci siamo io e lei e nessun altro.
Ora che i problemi sembrano soffocare nel mare dei sensi.
Ora che non è passato ne futuro.
Ora in cui ci sono certezze e io e te siamo legati con il nostro ovunque e da nessuna parte.
Ora sembra durare in eterno ma a volte la felicità sembra farlo durare un mero secondo.
La nostra eternità si consuma con la stessa velocità con cui una piuma brucia.
Velocemente ma drammaticamente inteso.
"Fatto"concludo. Le afferro i fianchi e la blocco prima che si allontani. "Ti conviene mettere dei jeans"asserisco prima di lasciare la presa. Con uno scatto la volto verso lo specchio in stanza e le faccio vedere le condizioni in cui ho ridotto le sue chiappe d'oro.
"Oh cavolo!"urla fuori di sé portandosi una mano sulla fronte "tu non mi metti più un dito addosso"aggiunge con tono ma deciso.
"Non credo che sia fattibile"ribatto facendo spallucce. Mi allontano dal suo corpo e mi siedo sul bordo del letto. Infilo le scarpe e sorrido ancora per l'espressione che ha sulla faccia. È arrabbiata ma divertita allo stesso tempo e non sa precisamente come reagire.
"Ti taglio le mani così diventa fattibile" ribatte con un sorrisetto insolente. Giro gli occhi al cielo e prendo la mia giacca. L'aria di New York è sempre più fresca. Si infila un jeans nero a vita alta e una semplice canotta rosa dalle bretelle sottili che risaltano il suo corpo femminile e dalle forme sinuose. Bella e seducente senza mai essere volgare. Ha tutte quelle qualità che ho sempre desiderato in una ragazza.
Sembra quasi un sogno,
ma dai sogni tocca sempre risvegliarsi prima o poi,
anche se non vorrei farlo.
Non voglio più tornare a vivere,
ma vorrei vivere con lei,
nella sua illusione.
Sposta i capelli sulla schiena e ricadono come una cascata. Ho notato che ha delle cicatrici sui polsi. Segni di autolesionismo che lei tenta di nascondere. Ci sono altre cicatrici sul suo corpo che non so se vengano dal suo incidente o altro.
Voglio scoprire la storia della sua anima. Bussano improvvisante alla porta della nostra stanza.
La bolla di pensieri è stata scoppiata dalla realtà.
Grace mi guarda come per dire aspettavi qualcuno? Ma non aspettavo nessuno probabilmente sarà qualcuno che è venuto a controllare se siamo ancora vivi. Apre la porta ed entra in stanza quella rompi palle della sua amichetta.
"Buongiorno anche voi, vedo che avete dei volti abbastanza sconvolti"ridacchia. Oh se sapessi a quanto sia io che Grace abbiamo venerato degnamente il Dio Eros. Il sesso è un'arte, un'arte che va curata nel dettaglio.
Lei è il mio ovunque da nessuna parte e l'ho capito fin dall'inizio.
È un nuovo inizio e una nuova fine.
Appena mi affianca le accarezzo la schiena, Grace si volta e mi sorride in maniera sincera.
Alice sei così bella e fragile.
"Mi devi qualche segreto..."sussurro sporgendomi verso il suo orecchio.
"Dopo..."biascica a bassa voce.
"Allora andiamo ragazzi? Vengo in macchina con voi"asserisce subito.
"Andiamo allora..."mormoro indicando la porta con la testa. L'unica rottura di palle e che non potrò mettere le mani dove voglio. Chiudo la porta e mi assicuro che sia chiusa per bene. Sono a New York e sono certo che tutti sanno che io sia qui. Ogni mio cazzo di passo, non può passare inosservato. La stranezza sta nel fatto che nessuno dei miei famigliari sia ancora venuto a fare una delle sue scenate. Premo il tasto per chiamare l'ascensore e attendo che le porte si aprono. Grace parla con cosa di non so cosa. Parlano talmente a bassa voce che non capisco nulla. Potrei leggere il labiale ma sinceramente non mi va. Le porte dell'ascensore si aprono e perdo qualche battito appena vedo mio padre. La prima reazione che ho è di indietreggiare. Cazzo! Che faccio?
"Adrian..."sussurra, ha la camicia disfatta, sbottonata. I suoi capelli castani sono tirati indietro, il suoi sguardo è vitreo ma piano piano si addolcisce. Grace si volta verso di me con fare interrogativo. "sono così felice di vederti"aggiunge con un sorriso a trenta due denti. Ha qualche ruga in più che gli adorna il lato degli occhi. Non proferisco una parola per tutto il tempo. Non so se sia per la vergogna che provo in questo momento. Sono scappato di notte mentre dormivano. Non mi sono fatto più sentire. Ho gettato il mio cellulare.
Sono sparito dalle loro vite e ho finto di non essere mai nato.
Si perché sono morto insieme al mio lupo bianco.
Esce dall'ascensore e attende che dica qualcosa.
"Mi scusi ma lei chi è?"domanda Grace mettendosi sulla difensiva, si mette davanti a me come se fosse uno scudo.
"Richard Cavalon, lei è?"domanda mio padre sorridendo divertito. Sicuramente non poteva aspettarsi di vedere accanto a me una gattina mansueta, ma ho una leonessa pronta a tutto accanto.
"Grace Louis"ribatte sfacciatamente e gli porge la mano. Mio padre la allunga e gliela stringe con vigore.
"Voi due siete fidanzati suppongo?"prosegue mio padre. Grace si gira verso di me e aspetta che gli dia una riposta.
"Una cosa del genere"ribatto. Non si può definire come una relazione normale e non mi va di etichettare la situazione con lui qui in questo cazzo di corridoio.
"Ti abbiamo inviato l'invito, ma non hai risposto. Così ho saputo che eri qui e sono venuto di persone a sapere la risposta. Ci terrei molto alla tua presenza"prosegue con sguardo risoluto e serio. Tutte queste domande, non potevo restare chiuso in stanza?! Non dovevo uscirci fino al prossimo incontro cazzo! Lo sapevo! Cosa mi aspettavo! Menomale che non si è precipitata mezza New York in aeroporto appena sono arrivato. Oh ma se fosse accaduto probabilmente sarei saltato in aria! Cazzo!
"Verremo"ribatte Grace. Wow aspetta cosa? Come? Quando ? Che cazzo ha detto?
"Che hai detto ?"ripeto incredulo, deve tenere la cazzo della bocca chiusa! Sopratutto quando la situazione non la riguarda.
"Ho detto che ci andremo, ora mentre tu stai lì imbambolata e pensi a come farmela pagare noi ci andiamo a prendere un caffè ti aspetto al bar di sotto. È stato un piacere signor Cavalon" entra in ascensore con la sua amica e va via salutandomi con la mano e un sorrisetto malefico prima che le porte dell'ascensore si chiudano. Ora si è giocato seriamente il suo culo di perle!
"Bella, molto bella. Sveglia e ti ha fregato hai trovato chi ti tiene testa alla fine"prosegue mio padre sorridendo.
"Perché questa pagliacciata?"oh finalmente la bocca si è connessa al cervello, bene bene.
"Cosa stai dicendo?"
"Il vostro anniversario, non c'è un cazzo da festeggiare. L'amore fra te e tua moglie non esiste più da tempo" abbaio irritato.
"Stiamo meglio ora, abbiamo ritrovato più o meno la nostra armonia. Quando sei sparito tua madre ha deciso di cambiare e farsi curare perché sperava che se lei fosse cambiata e migliorata tu saresti tornato a casa. Non sai come le si sono illuminati gli occhi quando ha saputo che eri qui. Adrian abbiamo bisogno tutti di andare avanti"ribatte, il suo tono di voce si è incrinato alla fine.
"Non posso..."ribatto. Chiamo l'ascensore. Non c'è la faccio.
"Ti prego devi fingere per una sola serata e poi potrai tornatene a Miami con la tua Grace. Nessuno ti farà pressioni ma per favore vieni"prosegue bloccandomi in braccio "credi che io non soffra ogni cazzo di giorno da quando tuo fratello..."si interrompe e mi lascia il braccio. Schiaccia la schiena contro il muro e solleva lo sguardo al cielo.
Trattini le emozioni,
nascondile,
sii maschera come me.
Non siamo pronti per essere noi stessi finiremmo per annientarci.
Papà mi dispiace, mi dispiace di essere andato via, mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare questo mondo di ombre da solo.
Ma sono egoista, penso a me e la mia sopravvivenza, mi dispiace.
Mi inchioda con i suoi occhi verdi così simili ai miei. Supplici di cedere ma ho imparato a lottare e non cedere davanti a nessuno. Le porte dell'ascensore si aprono ma non entro. Sospiro frustato e aspetto prima di entrare. "Dovresti andarci, papà ci tiene"evidenza Jonathan con voce piccola.
"Se vengo mi lascerai in pace dopo?"
"Si, ci saranno tutti i tuoi amici. Saranno felici di vederti"ribatte dandomi una pacca sulla spalla e mi sorride entusiasta. Immagino tutti i vecchi lupi del Branco riuniti nella stessa stanza. Sarà una meravigliosa rimpatriata del cazzo!
"Vengo solo"aggiungo. Non mi va di portare Grace in mezzo a tutti quei predatori del cazzo.
"Non penso che la tua bella fidanza ti faccia venire solo"entriamo in ascensore e premiamo il tasto per scendere.
"Grace devi imparare a stare al suo posto" borbotto. Come chiedere ad un leone di stare a cuccia, finirà con un litigio storico.
"Perché non la porti con te? Tua nonna ha detto che ha classe. Di cosa ti preoccupi dovresti fare lustro di una gemma così preziosa"
"Ma nonna che ne..."oh giusto la mostra a Miami! Immagino che abbia studiato a tavolino tutta la vita di Grace e il suo albero genealogico! Un motivo in più per non portarla a questo teatrino che stanno allestendo.
"Cosa non sa"ribatte con un sorriso divertito e scuote la testa. Sembra invecchiato di più. La morte di un figlio farebbe invecchiare chiunque.
Siamo tutti consumati dalla vita e dagli eventi.
"Sa troppo e deve imparare a ficcanasare meno. È la mia vita e non voglio che nessuno si intrometta. Hanno giostrato tutti tutto per un po' troppo. Ora decido io. Che sia chiaro papà ,non sono qui per riprendere il mio posto ma sono di passaggio" preciso con sguardo serio.
"Credi che non sappia quello che fai Adrian? Stai ambientando il tuo futuro gettandoti nel mondo della clandestinità! Stai sprecando la tua vita. Ma non ho fatto e non sto facendo nulla perché credo che prenderai consapevolezza e tornerai su i tuoi passi. Fermati prima di finire in una fottuta prigione!"borbotta mio padre con tonno basso.
"Non cambierà molto, sono vissuto per anni nella prigione creata da George e dalla nostra famiglia. Per lo meno ora ci finirò per mia volontà in una cazzo di gattabuia!" Le porte si aprono e usciamo entrambi fuori come due furie in corsa. Dannato George Cavalon e dannata famiglia Cavalon!
"Ci vediamo venerdì"ribatte serrando la mascella.
"Non ti preoccupare verrò, non farò scomodare il George e non mi farò trascinare da nessuno" concludo con tono lapidario. Sorride e scuote la testa prima di andare.
Io e lui siamo molto simili.
Prima eravamo entrambi veri poi abbiamo imparato che per sopravvivere bisogna indossare delle maschere.

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