Capitolo 38

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Canzone: Do i wanna know? (Artic Monkey)

Adrian

Sono le tre del mattino e credo che sia arrivato il momento di levare le tende da questo posto.Ci sono uomini ubriachi di una certa età che si lasciano trascina dalle spogliarelliste che hanno fame dei loro soldi non di altro. Grace sorride e muove la testa seguendo il ritmo della musica. Non sa quanti occhi ha avuto addosso tutto il tempo,è talmente abituata ad avere per sé l'attenzione degli uomini che ormai non ci fa più caso. Allungo una mano e le accarezzo la schiena,si volta verso di me e mi osserva guardinga. Non è abituata a questo genere di attenzioni,nessun uomo si è mai preso cura di lei,potrei provarci io . Si sporge dalla sua seduta e si avvicina al mio orecchio, il suo fiato caldo, mi accarezza il viso.
"Credo che dovremmo tornare Joker..."sussurra nel mio orecchio. Poggia una mano sulla mia coscia e mi osserva con i suoi occhi di gatta. E' elegante e suadente, disinibita quanto basta.
"Dove vuoi che ti porti?"domando direzionando la mia attenzione tutta su di lei.
"Ovunque e da nessuna parte, ma non sarei tu a portarmi ho la mia moto e non ho bevuto..."conclude facendomi oscillare le chiavi della sua moto davanti al viso.
" Quindi è l'ultima fermata per stanotte?"inarco un sopracciglio e spero che sia affermativa la risposta.
"Per te...per me no..."scuote la testa con un sorriso amaro. Con uno slancio si alza in piedi saluta la sua amica Kat la tettona e procede con passo spedito verso l'uscita. E' sempre convita che le possa dare la possibilità di fuggire via. Perché ha tanta voglia di scappare? Soprattutto perché scappa da me? È una ripicca per averla lasciata sola il giorno del suo compleanno? Me lo meriterei se fosse così.Lei mi fa dispetti in continuazione e in quel caso non era un dispetto ma non potevo restare lì in quella vasca con lei non avrei più risposto di me. La seguo, voglio capire che intenzioni ha, con la voglia di scoprire tutte le sue ombre.
"Non mi piace che mi si imponga qualcosa e questa non è la mia ultima fermata. Decido io quando scendere dalla corsa..."asserisco alle sue spalle le blocco il polso e lei si ferma e osserva il punto in cui la mia mano si stringe intorno al suo polso come per dire lasciami stare. Non mollo la prese,non cedo mai, soprattutto quando si tratta di qualcosa che voglio solo per me. Usciamo fuori e lei lascia che io detenga il suo polso nella mia morsa.
"Non voglio lasciare la mia moto qui e suppongo che tu non possa lasciare la tua macchina costosa qui, quindi le nostre strade si separano" conclude.
"Lascia la tua moto a casa e proseguiamo il nostro viaggio.Dimmi dove vuoi andare e ti porterò ovunque tu voglia oppure gireremo a zonzo e andremo da nessuna parte" proseguo. Io e Jonathan lo facevamo spesso , lo facevamo per nasconderci dalle nostre ombre.

Grace si siede sul sedile del passeggero e mi fissa qualche secondo. Ha lasciato la moto e si è legata i capelli espandendo più pelle. Più mi sta vicina e più ho voglia di farla mia in modi indicibili. Piccola Grace cosa combini? Con il tuo caos hai sedotto la mia mente malata.Allungo una mano e la poggio sulla sua coscia,ho sempre voglia di toccarla anche se ci sono i suoi jeans di mezzo che fanno da barriera e non mi permettono di toccare la sua pelle perlacea e candida che diventerà lo sfogo di ogni mia perversione. Si appoggia con la testa sulla mia spalla in radio risuona la canzone dei Artic Monkey intitolata "Do i wanna know?" . Ispiro il profumo dei suoi capelli, e giro gli occhi al cielo. Sono ubriaco, ubriaco delle sensazioni che mi dona il suo corpo ogni volta che mi sta accanto.
"Accontentati di questi rari momenti perché non sono molto affettuosa..."precisa ridacchiando. "Non allontanarti troppo alle nove ho una lezione..."come fa a non dormire mai? È umana oppure un robot?
"Tu non aspettarti né cioccolatini né fiori..."specifico,che le sia chiaro, non sono a favore di quelle cazzate romantiche. Le cose sono futili e si dimenticano prima o poi, a differenza dei momenti che diventano ricordi che prendono a far parte di noi e del nostro bagaglio.
"Non li voglio probabilmente te li getterei in faccia..."specifica sollevando la testa dalla mia spalla. Scoppio a ridere, sono felice che siamo sulla stessa lunghezza d'onda, ma in realtà me lo dovevo immaginare "niente nomignoli stupidi come piccola,amore,fiorellino,principessa e quello che odio di più è orsacchiotto!" borbotta.
"Ti va bene piccola Grace?"domando incuriosito.
"Si , mi chiamano un po' tutti così,quindi mi sta bene..."ribatte "io ti chiamerò per nome finché non troverò qualcosa di decente..."conclude con un risolino. Sto girando a zonzo per le strade desolate di Miami.
"Se andassimo in spiaggia?" propongo. Sorride radiosa, il suo è un si, riesco a capirla anche se non mi risponde. Simili, quasi uguali. Quando sei perseguitato da ombre e demoni sai cosa prova l'altro che ha passato e passa la stessa cosa. Posso carpirti Grace,puoi capirmi piccola Grace. Vuoi realmente farlo? Vuoi scoprire tutti i miei scheletri nell'armadio? Hai voglia di guardare negli occhi il lupo nero su cui ora poggi la testa tranquilla? Forse in realtà non ti spavento.Fermo la macchina e osservo il mare davanti a noi ,una distesa immensa, cielo e mare,infinito che incontra l'infinito per poi sporgersi sino a noi esseri finiti ,dalla vita caduca e limitata troppo limitata per fare tanto,troppo lunga per chi non si adatta a questo mondo e lo vive sentendosi estraneo. Dopo la perdita di Jonathan numerose volte ho pensato di non appartenere a questa realtà, ne ero convinto.Non mi sentivo a mio agio con le persone,persone che non fossero lui. Ho sempre vissuto sulle mie,mantenendo una certa distanza, non volevo che nessuno entrasse nella mia vita per contaminarla,non ritenevo nessuno degno. Non mi fidavo e non mi fido delle persone. Marionette che si muovono legate a dei fili che non vedono, ogni azione è già premeditata da qualcuno al di sopra che governa il sistema. Stato, leggi ,regole , etica,morale, educazione e istruzione un fitto sistema che ci rende schiavi. La società ci rende tutti schiavi. Scendiamo dalla macchina ed entrambi ci priviamo delle scarpe per poter proseguire sulla spiaggia. I piedi poggiano sulla sabbia soffice e fresca. Il sole si accinge a sorgere dall'orizzonte. Grace prosegue e ad un certo punto si ferma e si siede sulla sabbia. Mi posiziono accanto a lei e osservo i suoi lineamenti perfetti che lentamente vengono illuminati dalla luce. Sembra una dea, bella come la luce, intensa come l'oscurità.
"Hai mai fatto qualcosa per cui ti penti di averla fatta?" domando.
"Ho fatto tante cose di cui mi pento,aizzato alle risse e partecipato a risse che provocano io stessa,dato fuoco alla bici di una bambina che mi ha dato della bastarda. C'è una lunga lista Adrian.Sono condannata all'eterna dannazione della mia anima a causa della mia follia. Non si può guarire, la mia mente ci ho provato. Ci sto provando, ma come vedi non ottengo grandi risultati,tu invece?"ricambia la ma domanda. Mi fissa interamente con le sue iridi di ghiaccio.
"Per Jonathan ho fatto di tutto, lo volevo proteggere dal mondo. Non mi pento mai di quello che ho fatto,perché so che l'ho fatto per una giusta causa. Ci sono una miriade di ragazzi che ho mandato in ospedale semi morenti e schiere di genitori che mi vorrebbero morto. Cosa ci posso fare ? Loro gli facevano del male e pensavo di non dover subire le conseguenze della loro condotta? Me ne fottevo che fossero ricchi,me ne fottevo dei profondi legami di amicizia tra le loro famiglie e la mia. Loro toccavano qualcosa che io amavo e tentavo di corromperla. Dovevo capire quali erano i limiti da non valicare." La mia risposta è lapidaria come la sentenza di un giudice o il verdetto di una giuria. Sono colpevole ma non mi pento dei miei crimini.
"Chiunque?"ridacchia sminuendo la situazione e mi dà una spallata.
"Chiunque Grace.Ho fatto a botte con mio padre perché una volta durante una discussione spinse Jonathan. Persi la ragione. Gli suonai in testa il vaso facendogli perdere i sensi. Eppure volevo molto bene a mio padre, ma Jonathan per me era tutto..."rivelo in tutta schiettezza.
"La tua ragazza Emery? Non provavi la stessa cosa per lei?"ha uno sguardo incuriosito cerca di capirmi.
"No, le volevo bene come volevo bene a mio padre ma no. Non l'amavo, non so cosa significa amare,non so nemmeno cosa si dovrebbe provare. L'amore può essere un'utopia,una realtà,qualsiasi cosa a seconda di chi ne parla e di come vede e interpreta la vita..."concludo .
"Secondo te cos'è?" domanda.
"Complicità,fiducia e spensieratezza. Affinità tra due anime che si parlano attraverso gli occhi senza pronunciare delle parole. Credi che esista Grace? Tu invece cosa pensi che sia l'amore?" Non so nemmeno perché stiamo facendo un discorso del genere.
"Credo che esista ma che sia raro come la fede, ma quella vera. Credo che possa essere tante cose. L'amore come la felicità è soggettivo,c'è chi crede che abbia un aspetto, chi un altro. Ecco può essere ovunque e da nessuna parte. Magari potrebbe essere qui oppure altrove..."muove le mani in maniera concitata davanti a sé strappandomi un sorriso. Le rubo un bacio e la zittisco.Forse hai ragione Grace, potrebbe essere qui tra di noi, come potrebbe essere altrove...mi piacerebbe essere per te il tuo ovunque e da nessuna parte ma non so più se sono capace di esserlo...lo sono stato. Forse sono stato prosciugato, forse potrei provarci, è tutto un forse o ma.Dove governa l'indecisione non ci sono certezze e questo che rende l'uomo fragile, è questo ciò che rende anche me fragile ora davanti ai suoi occhi.
"Adrian ci stiamo mettendo in un casino..."sussurra ad un filo dalle mie labbra.
"Lo so, ma dal caos è stato generato tutto, dal caos potremmo generare anche noi qualcosa a metà fra realtà e follia. Qualcosa di unico. Vuoi prendere il rischio di tutte le conseguenze?" domando posandole un bacio languido al lato delle sue labbra.
"Si,mi è sempre piaciuto rischiare..."mostra un sorriso sfrontato. Determinazione e sicurezza, sa ciò che vuole e so per certo ora che anche lei vuole me,con la stessa intensità con cui la desidero io.
"Ti va di spogliarti di certezze per fare un salto nel vuoto?"la schernisco.
"Te l'ho sempre detto di essere un po' fuori di testa..."ridacchia e fa oscillare la testa. Non resisto più come un predatore affamato salto sul suo corpo e mi insinuo fra le sue gambe. Mi prendo la sua bocca come la prenderei in un altro modo. Se fossimo diversi Grace magari vivremmo in maniera normale. Faremmo lunghe passeggiate sulla spiaggia,scambiandoci quel banale ti amo che molto spesso bisogna tirare fuori da alcune persone. Parleremmo di tutto tranne che delle ombre che ci stanno in testa e ci perseguitano. Avremmo una bella vita insieme. Così Grace facciamo entrambi un salto nel vuoto e so perfettamente che prima o poi ci schianteremo e saremo costretti a dividerci e tornare alla realtà. Tutto questo non può durare,ma siamo pazzi e andiamo contro le regole, consapevoli delle conseguenze. Siamo proprio autolesionisti. So per certo che conserveremo ricordi memorabile ma non ci sarà altro se non ricordi. Io e te siamo illusione e magia, non possiamo diventare realtà .Ci va di illuderci che anche per noi ci può essere qualcosa e si può provare qualcosa nonostante quello che abbiamo vissuto. Questo non cambierà nulla, le ombre continueranno a perseguitarci,noi continueremo a scappare e per ora corriamo insieme nella stessa direzione ma alla fine ci toccherà scegliere quale strada prendere davanti al bivio.
"Voglio essere il tuo sogno Grace..."sussurro sulle sue labbra.
"Voglio essere la tua illusione Adrian..."ribatte prima che la mia lingua riaffondi nella sua bocca. Entrambi restiamo immateriali , sempre impossibili. Per ora sono la sua cosa impossibile,per ora lei è la mia cosa impossibile. Sono rari i per sempre che concretamente durano, ma per ora voglio vivere nella magia del nostro attimo che sa di eterno!

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