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Castello di Rivombrosa.


Dopo la solenne cerimonia funebre, che neanche l'entrata goffa e plateale di Nick Grimshaw era riuscita a rovinare, la famiglia e la servitù si riunirono per la lettura delle ultime volontà della contessa Johannah Tomlinson. Nick fremeva, impaziente.

Quando tutti furono pronti, il marchese Sorbelloni, in veste di notaio, iniziò a leggere. "Io Johannah Tomlinson, contessa di Rivombrosa, designo quale erede della tenuta e di tutti i possedimenti della famiglia Tomlinson il mio amato figlio Louis" Nick, che aveva chiuso gli occhi, speranzoso, contorse il viso in una smorfia di disappunto. "Sarà sua discrezione" proseguì il notaio "destinare parte di tale eredità a favore di mia figlia Charlotte, con il vincolo di utilizzare quanto stabilito esclusivamente per il benessere di mia nipote Doris."

A quel punto Nick non poté più controllarsi. "Che vincolo?" sbottò adirato, rivolto alla moglie che lo guardava con riprovazione. "Non si fidano di me?"

Sorbelloni non badò a quell'interruzione. "Per quanto concerce il sostentamento della mia cara figlia Charlotte, confido che, avendo sposato un nobile di ottima famiglia, non le mancheranno i mezzi."

Il marchese Grimshaw si accasciò contro lo schienale.

"Dispongo inoltre che sia devoluta la somma di dieci monete d'argento a tutti i membri della servitù come ringraziamento per i tanti anni di servizio affettuoso e impeccabile, e così sia."

I servi ascoltarono commossi e in silenzio.

"Infine, ad Harry Styles, che mi ha sempre dimostrato un amore incondizionato..." Charlotte Tomlinson si irrigidì immediatamente. Louis, invece, cercò invano lo sguardo di Harry. "... lascio il diritto di utilizzare a proprio piacimento la biblioteca di famiglia, la proprietà del cavallo Fedro che gli affidai quando lo presi in servizio e infine il mio pendant di turchesi che tante volte avrei voluto vedere al suo collo."

Solo a quell'ultima frase Harry alzò gli occhi, ancora arrossati e gonfi, e scoppiò a piangere. Altrettanto stupita, ma molto meno commossa, Charlotte Tomlinson trattenne a stento l'indignazione.

"In nome di Sua Maestà Carlo Emanuele III, nell'anno del Signore 1769, io notaio Marchese Lelio Sorbelloni, leggo e dichiaro."

Qualche giorno dopo, Louis incrociò Harry, di ritorno alle scuderie dopo una passeggiata con Fedro.

Il conte si era arrovellato a lungo per decidere che cosa ne sarebbe stato del ragazzo, ora che la contessa Johannah non c'era più. Non voleva che Harry lasciasse Rivombrosa, e non solo per la promessa fatta a sua madre sul letto di morte.

Infine prese una decisione: si sarebbe preso cura della marchesina Doris. Quando glielo comunicò, però, la reazione non fu certo quella che aveva sperato.

"Vi ringrazio" rispose secco Harry, senza neppure voltarsi a guardarlo "e provvederò a ringraziare anche la contessa vostra sorella. Io voglio molto bene a Doris, ma non posso accettare."

Di fronte a quel rifiuto e a quell'insolita freddezza, Louis si sforzò di mantenere la calma. "Se ti aspetti delle scuse per quello che è successo in cantina, Harry, te le puoi scordare."

"Io da voi non mi aspetto niente" rispose lui, dopo aver legato Fedro. "Sono sicuro che voi non provate alcun rimorso per ciò che mi avete fatto, né voglio costringervi a provarlo." Prese una manciata di biada e la depose ai piedi del cavallo. "Per quanto io ami Rivombrosa, e Doris, non potrei continuare a vivere con la paura di subire ancora le prepotenze e i capricci di un padrone crudele."

"Povera anima indifesa..."

Harry non raccolse la provocazione. "Cercherò lavoro altrove. Sono sicuro che il marchese Liam Payne sarebbe disposto a prendermi come suo cavaliere di compagnia."

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora