XX

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Castello di Rivombrosa.


Fu al ritorno al castello che Harry capì la gravità della sua fuga e dalla chiesa e dal futuro con Taylor.

Entrò nel cortile delle scuderie al passo, in groppa a Fedro, con i capelli in disordine e l'abito da sposo stropicciato dalla lunga cavalcata, e nessuno dei servi fece mostra di aver notato il suo arrivo.

Titta gli diede le spalle e finse di non vederlo, Giannina si voltò, scura in viso.

L'unico a rivolgergli la parola fu Austin, che gli sbarrò il passo davanti alla porta della cucina. "Sarai contento solo quando avrai ucciso anche tua madre, vero?" lo accusò.

"Mia madre?"

Harry corse nella stanza che ospitava Anne e Gemma. Sua madre era stesa su una poltrona, il viso sofferente. Indossava ancora l'abito elegante che aveva scelto per quelle che avrebbero dovuto essere le nozze del figlio minore, e che adesso metteva in risalto il pallore del suo viso. Perfino la luce del sole che invadeva la stanza non riusciva ad essere allegra, e non faceva che acuire il contrasto con le pareti, gli abiti raffinati e le espressioni cupe sui loro volti.

"E ora che vuoi?" lo aggredì Gemma, non appena lo vide. "è solo colpa tua."

"Gemma, ti prego" intervenne Anne. "Vieni Harry, avvicinati."

Gemma fece per uscire dalla stanza e quando Harry cercò di trattenerla, si sottrasse con un gesto rabbioso. "Non toccarmi!" esclamò la sorella maggiore. "Sei uno stupido. Ci hai fatto fare una figura misera. Vergognati!"

Harry guardò la sorella allontanarsi, quindi si avvicinò alla madre. "Come vi sentite?"

"Non è niente, solo un mancamento" rispose la donna. Era pallida in volto e aveva il respiro affannato.

"Posso chiamare il dottor Horan, è molto bravo."

"Non ho bisogno di medici" Anne indicò lo sgabello accanto a lei. "Vieni, Harry. Siediti qui" gli prese le mani e lo fissò. "Dimmi solo perché."

"Non potevo" mormorò Harry.

La madre non ebbe bisogno di altre spiegazioni. Le restava solo una domanda da fare. "è chi penso io?"

Harry abbassò lo sguardo. Anne equivocò l'espressione sul suo viso e si alzò di scatto dallo schienale.

"è successo qualcosa che...?"

"No!" esclamò subito Harry "non è come pensate voi. Non potevo ingannare Taylor, non la amo. Le voglio molto bene, ma non la amerò mai, io..." cercò le parole per spiegare quella situazione a se stesso e alla madre, ma non le trovò, così come non trovo una ragione davvero plausibile per ciò che aveva fatto. "Tanto è tutto inutile..." disse, e Anne capì che non erano le spiegazioni ad essere inutili.

"è il conte?" chiese piano.

Harry non rispose.

"Tua sorella vuole ripartire non appena possibile" disse allora Anne, tornando ai suoi modi pratici e decisi. "Vieni con noi."

Harry si alzò in piedi e si allontanò di qualche passo. "Ci ho pensato, ma non posso smettere di lavorare."

"Preferisco saperti povero, ma onesto."

"Non è solo per me. Ci siete anche voi e Gemma."

"Non importa, tu non puoi rimanere qui. In qualche modo faremo."

Harry si avvicinò alla madre e le sistemò la coperta sulle ginocchia. "Ora pensate a riposarvi e vedrete che andrà tutto bene."

Si avviò verso la porta, ma la voce della madre lo fermò.

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora