XVII

2K 95 6
                                    

Castello di Rivombrosa.


Harry corse in camera sua, si tuffò sul letto e scoppiò a piangere, sfogando la propria rabbia contro il cuscino.

Louis non era mai arrivato a tanto per avvilirlo.

Subito dopo aver gridato ai quattro venti il suo amore per lui, l'aveva costretto a suonare per allietare la marchesa Briana Jungwirth, nel salottino cinese.

Per tutto il tempo, il conte Tomlinson non aveva fatto altro che sommergere di lusinghe e complimenti la sua ospite, lanciando ogni tanto un'occhiata verso il clavicembalo, per essere sicuro che a Harry non sfuggisse nulla.

"Grazioso, il cameriere. Suona bene" aveva commentato la marchesa, con una sfumatura di sprezzo nella voce, mentre il conte si esibiva in un lungo baciamano e le premeva le labbra sul polso.

"Sa anche leggere e scrivere" le aveva retto il gioco Louis.

"Però, un animaletto prezioso" aveva risposto la nobildonna.

A quel punto Harry non aveva più potuto sopportare oltre e si era alzato di scatto, le guance rosse per l'umiliazione.

Ora finalmente poteva dare sfogo alla rabbia che gli premeva in gola fin da quando il conte Tomlinson gli aveva proposto di sposare Taylor.

Si alzò e guardò il proprio riflesso nello specchio, sopra il camino. Aveva gli occhi gonfi, i capelli scompigliati, ma lo sguardo era ancora indomito.

"Da solo" mormorò: "E va bene, lo vedremo!"

Poco dopo, Harry entrò di soppiatto nella stanza del conte Tomlinson, immersa nella semioscurità.

Le tende erano aperte, colorate di una tonalità opaca e azzurrina e dalla luce della luna.

Louis dormiva sereno, sopra le lenzuola, a torso nudo.

Harry si avvicinò al letto in punta di piedi, appoggiò la candela sul comodino, insieme a un biglietto, poi sistemò sulla poltroncina il completo rosso che aveva indossato per la festa di San Giovanni, in quella notte che ora gli sembrava così lontana.

Fece per andarsene e guardò il conte. Era la prima volta che lo vedeva così indifeso, il corpo abbandonato sul letto in posizione scomposta, il viso disteso.

Harry non si soffermò a lungo su di lui. Si girò e si diresse verso la porta.

In quell'istante, Louis si svegliò e lo afferrò per un braccio. "Fermo lì. Che ci fai qui, Harry? Vieni" lo attirò a sé e Harry cercò di opporre resistenza.

"No, signore, vi prego."

Louis si alzò di scatto e si portò alle sue spalle. "Finalmente" sussurrò, mentre gli sbottonava la camicia, scoprendogli le spalle "la mia dolce ossessione."

Harry dapprima cedette al piacere di quel tocco, poi subì i baci come subiva la realtà di una relazione impossibile. Infine vi si sottrasse e si parò di fronte a lui. "E va bene" lo sfidò. Finì di sbottonarsi la camicia, ma era nervoso e le mani gli tremavano. "Anche se forse avreste preferito che indossassi il vostro regalo" indicò la poltroncina con un cenno del capo.

Solo allora, Louis, si accorse del vestito rosso. Lo ignorò e tornò a voltarsi verso di lui. "Lascia, ti aiuto io" mormorò con voce strozzata dall'eccitazione. Gli sfilò rapido la camicia.

"Tanto è solo questo che volete, no?" disse Harry, ricacciando i singhiozzi. Lo attirò a sé. "Mi volete? Prendetemi. Così sarà finita per sempre" iniziò a togliersi i pantaloni.

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora