XI

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Villa Payne.


"Io non riesco a capire" Harry passeggiava in giardino accanto a Liam, visibilmente imbarazzato e dispiaciuto.

"Il fatto è che mio padre non vuole mancare di rispetto al conte Tomlinson" spiegò il marchese. "La sua richiesta è una sorta di divieto. E temo che la stessa richiesta sia arrivata anche ad altre famiglie."

"Questo è assurdo."

Liam Payne si fermò accanto al cavalletto, dove aveva iniziato a dipingere una scena campestre, un'imitazione stentata del parco in cui il giovane nobile si dilettava con i pennelli. "Sì, è assurdo. Però in fondo dovresti pensare che il conte ha molto a cuore il benessere di Doris."

"Liam, Doris in questa faccenda non c'entra..."

"Ma nella lettera lo scrive chiaramente, dice che non vuole rinunciare a un istitutore come te..." insistette il marchese.

La vita però aveva tolto ad Harry l'ottimismo e l'ingenuità che ispiravano il suo amico. "Credimi, non sono le mie qualità intellettuali che interessano al conte" ribatté con un sorriso scettico.


Castello di Rivombrosa.


Harry arrivò di corsa nella sua stanza, aprì l'armadio ed estrasse la borsa da viaggio.

Qualche secondo dopo, il conte Tomlinson entrò senza darsi la pena di bussare, altrettanto furioso.

Quando Harry era tornato al castello ed era entrato nel cortile delle scuderie, Louis non aveva resistito alla tentazione di godersi fino in fondo la propria vittoria.

Il ragazzo però non aveva raccolto le sue provocazioni e lo aveva liquidato con poche parole sdegnose. Il tutto alla presenza del conte Malik, che si era goduto la scena.

"Come ti permetti di trattare così il tuo padrone?" lo aggredì il conte Tomlinson. "Per di più davanti a un ospite."

Harry andò all'armadio e prese alcuni vestiti. "E voi?" disse, mentre cacciava gli abiti nella borsa, dandogli le spalle. "Come vi permettete di continuare a torturarmi in questo modo? Vai Harry, vai" lo imitò "e sii felice... poi avete scritto a tutti i nobili dei dintorni di non prendermi a servizio, pur di tenermi a Rivombrosa. Vi siete anche inventato quella storia dell'istitutore!" si voltò e lo fissò. "Dovreste vergognarvi!"

Louis lanciò un'occhiata al bagaglio. "Vedo che non ti rassegni, però."

"Perché, che cosa pensavate?" prese altri vestiti dall'armadio, per poi infilarli con foga nella borsa.

"Adesso sei tu che fingi, Harry."

Lui si fermò. Esitò a lungo, prima di rispondere. "E va bene" mormorò infine, senza voltarsi a guardarlo. "C'è stato un momento in cui ho creduto di provare qualcosa per voi..."

"Ma?" chiese piano il conte.

Harry si girò. "Ma voi avete rovinato tutto!" urlò. "Utilizzare Doris come scusa... è una cosa ignobile!"

"Abbassa la voce, rischi di svegliare tutti."

"Non temete" Harry tornò a occuparsi del bagaglio. "Io non ho altro da dirvi."

Louis lo osservò per qualche istante, mentre la rabbia e l'impotenza si combattevano dentro di lui. "Ma sì, vattene" sibilò. "Sei solo un pazzo, Harry. E nessuno accoglierà a servizio un pazzo, nessuno."

"Fortunatamente, io ho ancora una famiglia, e una casa. E a costo di morire di fame, non rimango a Rivombrosa un giorno di più."

"Vai, Harry, vai pure!" urlò il conte mentre usciva dalla stanza. "Vattene Harry! E che il diavolo ti accompagni, Harry di Rivombrosa!"

L'amore impossibile || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora